Pasta con colatura di alici

In fin dei conti che videogiocare sarebbe diventato meno divertente che lavare i piatti dovevamo immaginarlo ai tempi di Heavy Rain.
Sìsì, l’assassino. Sìsì, l’investigazione.
Ma intanto il momento in cui ho avuto più brividi è stato nell’intro, quando mi toccava preparare la tavola.
Con precisione, attento che non ti cada il piatto, attento che sia tutto allineato. Le forchette vanno a destra o a sinistra?
E tu lì, a sudare freddo.

Da certe esperienze se ne esce traumatizzati.

Sono passati diversi anni ed oggi mi ritrovo a iniziare Detroit: Become Human ed a sbadigliare col pad in mano.
Sìsì, i robot. Sìsì, l’intolleranza. Sìsì, le domande filosofiche. Sìsì, androidi senzienti.
Ma intanto io ho passato un’ora a lavare i pavimenti.

Almeno in Fahrenheit ti facevano fare kickboxing.

Un po’ finalmente capisco tutti quei pirla che dicono Eh, io non gioco a Fifa, se voglio giocare a pallone scendo in giardino.
Che poi cosa mi significa, che giochi a Saints Row solo perché non puoi sparare alla gente per strada? Nel caso, fatti vedere da uno bravo.

Il tuo sogno è quello di prendere a dildo in faccia la gente per strada? Niente paura, c’è Dead Rising.

Un po’ li capisco – dicevo – perché nelle prime ore di gioco in Detroit ho compiuto azioni incredibili. Ho preso il bus. Ho lavato il cesso. Portato fuori la spazzatura (ma senza fare la raccolta differenziata, Shame on You, Quantic Dream!) e persino pulito il pavimento.
Mentre ero lì che ramazzavo la stanza virtuale della casa di Kara, mi sono messa a pensare che la mia cucina faceva cagare e che forse era il caso di scendere e mettere a posto.
Tipo.
Se voglio pulire casa non ho bisogno di accendere la ps4!, urlano i detrattori di Fifa e Pes.

Un altro momento emozionante.

Spenta la playstation per il tedio ed osservato i miei pavimenti ricolmi di fango (ostentando indifferenza mentre passavo oltre), ho deciso quindi di affrontare il primo volume del librogame Oberon, il giovane mago.
Mi costruisco il personaggio, scrivo tutto nel mio diarietto: sono un alchimista, quindi ho una sacca in più. L’Asta (che non userò mai, perché mi fa cagare la magia) si tiene in mano, i pasti nello zaino.
Preferisci essere maestro di Alchimia o imparare i sortilegi?

Parto e l’avventura inizia subito con sfighe inenarrabili.
Ma tutto bene. Prendo sempre la scelta giusta, penso prima di attaccare, approccio morbido quando si può.
Ad un certo punto vedo dei cavalieri attaccati da un branco di stronzi e decido di aiutarli. Da lontano. Con scudi di protezione e cose così.
Solo che poi mi tocca entrare nella mischia ed io sono sicura, che tanto ho resistenza e volontà molto alti, ce la posso fare.

Solo che poi pesco un numero di merda dalla tabella del destino e muoio sul colpo.
Cazzominchia.

Io così.

Lasciamo stare i film, che oggi ne ho visto uno ed al terzo fotogramma avevo indovinato TUTTA la trama, twist compreso.
Quindi quando ogni aspetto dell’esistenza ti delude, come consolarsi?
Domanda retorica, lo sai anche te: l’unica soluzione è MANGIARE.

E bravo Pingu.

Nel remoto settembre del 2017 avevo promesso che avrei inserito la pasta con la colatura di alici di Cetara, ma poi boh, ci siamo dati alla sugna ed alle fitcose.
Siccome un Kaiju paga sempre i suoi debiti (ed i cocci, di solito, sono i suoi) dopo quasi due anni mantengo la promessa e ti consegno la ricetta più facile del mondo.
In sostanza una aglio, olio e peperoncino a freddo. E super salata.

Fossimo in un blog alla MarroneMerda ti spiegherei tutte le proprietà (false) della colatura, il procedimento (sbagliato, copiato ed incollato a caso dal primo sito incontrato su google) di come si produce ed un sacco di altre curiosità inventate e scritte in ostrogoto.

Ecco il destino di tanti blog MarroneMerda, se avessi la spada magica.

Ma non siamo su MarroneMerda. Sei nella cucina e nelle bestemmie di Pizzakaiju. Quindi ti becchi solo la ricetta e per il resto c’è il fai da te.

Go, go, go!

Tutti ai posti di trasformazione!

Per preparare una pasta con colatura di alici, per due persone, hai bisogno di:

  • 180 grammi di pasta lunga;
  • 20 grammi di colatura di alici;
  • 50 grammi di olio. Buono, perché non lo scaldiamo;
  • uno spicchio d’aglio;
  • abbondante prezzemolo;
  • peperoncino.

Metti l’acqua della pasta a bollire. Ma senza sale: non ce ne sarà bisogno.

Mentre attendiamo le bolle, prepara un trito di prezzemolo.
Prendi poi una ciotolona grande abbastanza da poter mescolare la pasta ed iniziamo con le presentazioni.
Ecco la colatura:

Versa nella ciotola i 50 grammi d’olio e del peperoncino tritato. Riduci in poltiglia l’aglio con lo spremiaglio. Mescola.

Versa 20 grammi di colatura di alici e butta dentro anche abbondante prezzemolo. Mescola di nuovo.

Attendi ora la pasta.
Poi caccia dentro pure lei e fai amalgamare bene gli ingredienti. Senza fretta, che tanto fa caldo e se s’intiepidisce un po’ ci guadagniamo in gusto e risparmiamo in sudore.

Prepara le porzioni e su ogni piatto caccia ulteriore prezzemolo. E, se sei come me, anche del peperoncino.

Altra colatura? Non rischierei. Assaggia: quella mena sul serio.
Gusti a parte, più o meno avrai una roba del genere davanti:

Ciao e buon appetito!

Pasta tonno e cipolla ( + il basilico è mio e me lo mangio io)

Siccome detesto i videogiochi Souls-like e sono una persona coerente, ho iniziato The Surge e già mi ci sto infognando.

Risultati immagini per the surge videogame

Tipico Souls-like.

Che è un Souls-like? Una roba programmata in maniera robbosa che ti spinge a percorrere lo stesso percorso per circa trentordicimilavolte finché non hai levellato abbastanza da diminuire la quantità di bestemmie a Pazuzu lanciate contro il cielo.

Tipo così.

I nemici ricompaiono ogni volta che torni al posto di salvataggio: stessa zona, stesso posto, stesso bar. Ti ritrovi a dover combattere Cisco nel bar chiuso fino a quando il livello armatura passa da 5 a 4534543345345, in un’ossessione ipnotica che dovrebbe farti subodorare l’idea che quel pomeriggio potesse essere usato un po’ meglio. E invece no.
In più, per rendere tutto più simpatico, ogni volta che crepi devi tornare nel punto dove ti hanno ammazzato per recuperare i punti esperienza. Se crepi di nuovo prima di raggiungere quel punto, hai mandato a fanculo sei ore e mezza di gioco.
Ed io li odio, i Souls-like. 

Risultati immagini per demon's souls

Per passare quel mostro ci vuole almeno una settimana di levellamento.

Si chiamano così in onore dei Dark (e Demon) Souls che all’attivo hanno almeno tre capitoli, che io ho detestato ed a cui non ho mai giocato per più di 4 ore.
Però ho platinato Bloodborne. Però ho adorato Demon’s Souls.
Però ho giocato per parecchio tempo Nioh.
Però voglio troppo Sekiro.
E però, cristodio, ho appena iniziato The Surge e la vedo già malissimo.

Perdi tutti i punti esperienza – step 1.

Perdi tutti i punti esperienza – Step 2.

Tuttavia non è di questo che voglio parlare: ancora non ho capito se ‘sto gioco mi piaccia, se comincerò a drogarmi, se questo o se quello.
Quello che so è che nell’introduzione citano un proverbio che spacciano per greco che fa così: Una società cresce e progredisce quando gli anziani piantano alberi alla cui ombra sanno che non potranno sedersi.
Bello, ho pensato.

Quante cose si imparano coi videogiochi.

Bello, ma allora sono proprio nel posto sbagliato.
Non che io sia tra quelli che sperano nella caduta di un asteroide che distrugga la razza umana, però diciamo che se dopo di me scatta l’apocalisse non è che mi interessi molto.
Anzi, sarò del tutto sincera: non me ne fregherebbe proprio un cazzo. 
Le mie preoccupazioni sono tutte del qui ed ora: fatemi raccogliere i miei rottami caduti quando quel robot maledetto mi ha massacrato, fatemi continuare la partita, fatemi levellare.
Fatemi mangiare il mangiabile, fare sport, fatemi dimenticare la morte, fatemi fatemi fatemi.
Sono troppo occupata a sopravvivere al mio cervello ed a nascondere dietro impegni ed azioni il fatto che prima o poi creperò nella vita vera (senza checkpoint, NewGame+ o DLC con nuove, mirabolanti avventure buggate) per curarmi del resto del mondo.

Let’s Party con Barbie e non pensarci.

Il futuro del mondo è diverso dal mio e se il mio è certo – il nulla, il vuoto, la dimenticanza – il suo mica tanto.
Ma però tuttavia no, non pianterò manco una piantina di basilico pensando che dei posteri senza faccia possano usarlo per preparare del pesto decente. Il basilico, io, me lo mangio tutto e se domani non dovessi essere, che la pianta muoia con me.

Questo è quel che pensavo, mentre cominciavo ad invocare quel mona che sbatte la porta giocando a The Surge.
E tu? Basilico, alloro e mentuccia per il resto dell’umanità oppure che bruci tutto l’orto esaurito il tuo passaggio?

Mentre rispondi, pappa.

Grazie.

Pasta con tonno e cipolla. Niente di elaborato: l’ho vista sul sito di Misya, ho detto perché no, avevo voglia di tonno e bon, preparata.
Probabilmente già la sai fare, ma ripassare un po’ le basi non fa mai male.

Go, go, go!

Per preparare della pasta con tonno e cipolla, per due persone, hai bisogno di:

  • 180 grammi di pasta corta;
  • 150 grammi di tonno sott’olio. Io consiglio sempre il callipo;
  • 2 cipolle rosse piuttosto grandi;
  • 10 grammi d’olio per le cipolle + altri 5 su ogni porzione (10 se vuoi abbondare);
  • prezzemolo, pepe, peperoncino.

Metti l’acqua della pasta a bollire.
Comincia a tagliare la cipolla a fettine sottili.

Scola il tonno dall’olio.

Versa 10 grammi d’olio in una padella, fallo scaldare e caccia dentro la cipolla.

Falla andare per una decina di minuti, finché si è ammorbidita un po’. Se vuoi puoi continuare la cottura finché diventa morbidosa, aggiungendo acqua calda poco per volta. Ci vorranno circa 15 minuti. 

Mentre attendi la cipolla trita del prezzemolo e quando ormai ti sembra che la cipolla sia in dirittura di arrivo, butta la pasta (che devi tirare fuori giusto un minuto prima del tempo indicato sulla confezione).

Ricordati di riaccendere il fornello almeno 30 secondi prima dell’arrivo della pasta, così la padella non è gelida.

Scola la pasta un minuto prima del tempo indicato sulla confezione (ma non buttare l’acqua di cottura, che non si sa mai) e cacciala in padella.
Unisci un bel po’ di prezzemolo e concludi lì la cottura, a fiamma bella alta.

Prepara i piatti e su ogni porzione metti il tonno e dell’altro prezzemolo ed l’olio.
In teoria davanti a te dovresti avere una roba del genere:

Ciao e buon appetito!

Macaroni and cheese (featuring Deapool Vs Matt Hazard)

Siccome si sa che io devo sempre stare sul pezzo sennò mi sento male, oggi metterò a confronto due giochi che non solo ho completato solo io, ma che sono pure vecchi.
Uno è Deadpool ed è uscito  nel 2013. Piaciuto più o meno a quasi tutti quelli che l’han provato, in generale si becca un fantastico sette dai siti di quelli che contano.
L’altro è Eat Lead: The Return of Matt Hazard ed è uscito nel 2009. L’abbiamo giocato in due ed i siti di quelli che contano gli affibbiano un triste 4. QUATTRO.

Lui ha vinto facile perché è già famoso.

Il parere del Kaiju – che vale 3 centesimi, ma almeno gioca per davvero i titoli di cui parla – è che Eat Lead e Deadpool siano (quasi) lo stesso gioco. Solo che Eat Lead è una figata totale ed è stato creato con la paghetta settimanale dei programmatori, Deadpool invece è multimilionario e TRISTE. Non che sia un brutto gioco in assoluto, ma diverte quasi niente, è troppo vecchio graficamente e tecnicamente, pieno di bug anche un po’ fastidiosi (non scusabili, perché il team è quello dei Transformers, quindi impaccati di soldi) e l’umorismo è HEY! SONO DEADPOOL! HO DETTO TETTE! RIDIAMO!

Quanto ridere.

Elenco breve dei difetti tecnici: la telecamera è tremenda, Deadpool si muove quasi in linea retta talmente è poco fluido, la grafica è misera (ma questo non importa molto, almeno non a me) e giocare è monotono dal minuto 1 al mese 6 in cui l’ho finito (perché ho dovuto costringermi a calci in culo a raccogliere il pad, ogni volta). Per non parlare delle orrende fasi platform che non capisco manco più perché inseriscono: se le distanze non sono calcolabili, se mi cambi la telecamera mentre salto, non potevi evitare? Il platform è forse il genere più complesso che esista, poiché deve essere supportato da una precisione dei comandi che la maggioranza dei giochi semplicemente non possiede. Sono fasi molto brevi, ma lo stesso rompono i coglioni.

Però si ride.

Oggettivamente, quanto fa ridere questo Deadpool? Pochissimo. Il vecchio Deadpool, quello degli albori, ha due battute ricorrenti: Tette e Tacos. È talmente tanto così che nelle ultime serie dei fumetti lui stesso si pone la domanda delle domande: Com’è possibile che la gente pensa che a me piaccia il cibo messicano al punto di avere la tourette?

Prenditela con i tuoi autori, caro Wade.

Quindi bisogna digerire battute su dimensioni dei cazzi, delle tette e via dicendo, compiendo così uno sgradevole viaggio nel tempo fino al 1994, circa.
Ah, ma DEAPOOL HA DELLE IDEE GENIALI!! Prende per il culo i giochi di ruolo giapponesi! È cosciente di essere un personaggio di un videogioco! QUANTO RIDERE.

Sì, certo. Solo che lo fa pure Eat Lead. Ed Eat Lead ha del genio per davvero, nonostante non troverai MAI questo punto di vista da nessuna parte. Anzi, ci sono recensori che consigliano di giocarci a fresbee, nel caso sventurato che qualcuno te lo regalasse.
Peccato che io non solo mi sia divertita da morire, ma l’ho addirittura PLATINATO.

Ecco qui il nostro eroe, Matt Hazard. È un gioco che non si è così tanto inculato nessuno che non ci sono gif animate sul web.

C’è di tutto: dagli zombie ai cowboy, passando per Wolfenstein e livelli costruiti mescolando 2d e 3d. Si perculano un po’ tutti i generi di videogiochi e di film senza abusare di citazioni super famose e trita maroni. Anche l’idea di creare un eroe finto celebre come Matt Hazard (con il suo background, cattivi storici e vecchi amici) è ottima.

Il gioco è DIFFICILE. Platinarlo è stato un mazzo tanto, certi boss e certe stanze me le sogno ancora, talmente mi hanno segnato. Persino quando ho abbassato la difficoltà a facile per raccogliere gli ultimi trofei, ho constatato che il cosiddetto facile equivale ad un normale se comparato a molti altri titoli dello stesso genere.

Ecco un cowboy.

Ogni stanza è stracolma di nemici (dai 18 ai 30, di media) e questi nemici sono diversi ed avrebbero bisogno di un’arma particolare per essere uccisi (muoiono lo stesso, ma con molti più colpi). Alcuni di loro sono invulnerabili agli attacchi corpo a corpo e, sempre se si gioca ad una difficoltà dignitosa, un solo proiettile causa la tua morte. Giocando alla massima difficoltà ho impiegato anche più di un’ora a superare una stanza (e no, normalmente non sono una pippa in questo genere di giochi).
I recensori che ne sanno, però, dicono che Eat Lead è talmente facile da essere imbarazzante, che manca di intelligenza artificiale. Insomma: che fa cagare.

Dove Deadpool ha un mini livello in 2d del menga (ormai idea stravecchia), Eat Lead ha scenari dove 2d e 3d vengono mescolati, con nemici che si alternano e devono essere ammazzati con metodi diversi. Dove Deadpool in sei secondi deride il non doppiaggio dei jrpg, Eat Lead ha un intero boss nipponico (forse il mio preferito).

Esempi belli.

Infine Matt Hazard è consapevole di essere in un videogioco, esattamente come Deadpool sa di vivere in un fumetto.
Davvero, sono lo stesso cazzo di gioco.

Oh, questo non significa mica che Eat Lead non abbia difetti, eh. ANZI.
Il gameplay se funzionasse sarebbe anche valido (hanno pure costruito un sistema di copertura molto utile), peccato che Hazard passi il suo tempo a non riconoscere la copertura, a circumnavigarla quando desideri alzarti o a perdere tempo prezioso improvvisando balletti senza andare un po’ da nessuna parte. A volte si dimentica di sparare, altre decide che deve assolutamente sporgersi e farsi crivellare. E  la copertura è cruciale, perché è lì che si passeranno decine di ore. Bei problemoni, quindi.

Ah, si usano pure armi cretine, perché non ci facciamo mancare niente.

L’ultimo livello, infine, è talmente pieno di nemici che il gioco va al rallentatore. Di solito non mi lamento MAI dei problemi creati dal frame rate, ma in questo caso è IMPOSSIBILE. Sono morta decine e decine di volte solo per l’impossibilità fisica di compiere qualsiasi azione. Molto frustrante.

Eppure, nonostante questi difetti, i pregi nella storia, nel personaggio e nel gioco in sé sono talmente tanti che la mia reazione è stata STICAZZI.
Un po’ lo stesso stupore provato per Deadly Premonition: vecchio tecnicamente, con una grafica che maperfavore, eppure è uno dei pochi titoli davvero memorabili.

Di cui non parlerò oggi, perché abbiamo un po’ tutti fame e quindi basta.

Hai ragione, andiamo a mangiare.

Hai presente quando nei film preparano – rigorosamente al microonde – i macaroni and cheese?
Ecco, oggi ci mangiamo quelli. Se vai in giro per i siti americani o inglesi, ti presenteranno questa pasta come una roba di alta cucina. E invece sai cos’è? Una pasta con una besciamella stracarica di formaggi, ripassata in forno. Punto.
Facilissima e manco tanto lunga da preparare, l’unica difficoltà sarà aspettare quella ventina di minuti per farla raffreddare un po’, così diventa più buona. 
Lo confesso, io non ce l’ho fatta e me la sono mangiata ustionandomi l’esofago.

Ho più o meno provato le stesse sensazioni di questo tizio.

Essendo una pasta col formaggio, senza particolari regole, dentro ci puoi metter quello che vuoi. Io ho usato un misto di parmigiano, mozzarella e cheddar, ma tu puoi cambiare i formaggi come ti pare. L’importante è che usi 200 grammi di formaggio vario per la quantità di pasta che ti sto dando io: non è un piatto dietetico, quindi rassegnati.

Ultima precisazione per la mozzarella, poi partiamo: devi usare quella merdosa. Quella che forse un tempo fu mozzarella – o almeno così ci narrano gli antichi – ma oggi è un grande monolite bianco inodore e quasi insapore.
Questo:

Questo perché non deve cacciare acqua di nessun genere. Se non vuoi darmi retta fai pure, ma se poi ti vengono dei maccheroni e formaggio indecenti non puoi prendertela con me.
Go, go, go!

Per preparare dei macaroni and cheese, per due persone, hai bisogno di:

  • 180 grammi di pasta corta. Io ho usato delle specie di conchiglie;
  • 75 grammi di parmigiano;
  • 100 grammi di mozzarella + 25 di cheddar (ma anche tutta mozzarella o tutto cheddar, oppure mozzarella e gorgonzola oppure boh, fontina… scegli quello che vuoi).
  • noce moscata, pepe, sale;
  • la besciamella, che devi preparare con 500 grammi di latte parzialmente scremato a temperatura ambiente, 50 grammi di burro e 40 grammi di farina.

A Quentin il piatto è piaciuto tantissimo e lo consiglia a tutti i suoi amici.

Metti l’acqua sul fuoco. Quando bolle ricordati di salarla.
Mentre attendiamo le bolle, grattugiamo i formaggi.

In un piattino a parte preleva 25 grammi di parmigiano e 25 grammi di mozzarella. Useremo questo formaggio per gratinare quando ripasseremo il tutto al forno.

Prepariamo la besciamella. Fermo restando che trovi tutto il procedimento dettagliato qui, ripassiamo le basi.

Pesa prima di tutto gli ingredienti: metti 500 grammi di latte in una brocca, 40 grammi di farina in un piattino.
Caccia i 50 grammi di burro nel pentolino che hai scelto di usare (un pentolino abbastanza capiente da poter contenere tutto il latte) e fallo sciogliere a fiamma bassa.

Unisci la farina e mescola tutto benissimo con un cucchiaio di legno.

Appena farina e burro hanno formato la loro pappetta, versa il latte. Aggiungi sale, pepe ed un po’ di noce moscata.

Adesso armati di frusta (elettrica o a mano) e mescola il tutto, muovendo soprattutto il fondo per evitare che l’intruglio farina-burro rimanga là sotto. 
Puoi usare una fiamma medio bassa per velocizzare un po’ tutta l’operazione della besciamella, ma non fare andare mai il tutto a cannone: non dobbiamo fare bollire il latte, né formare grumi. Vai avanti con calma, piano piano vedrai che il tutto si addenserà.

Mentre ti occupi della besciamella, fai cuocere la pasta e tirala fuori 4 minuti prima del tempo indicato sulla confezione. Se la pasta arrivasse in anticipo non c’è da preoccuparsi: lasciala riposare nello scolapasta.

Questa volta ci dobbiamo fermare qualche minuto prima del solito: dobbiamo infatti creare una besciamella morbida, non densissima, poiché dentro ci dobbiamo cacciare i formaggi.
Quindi quando la besciamella è quasi pronta abbassa la fiamma al minimo e cacciaci dentro i formaggi (tranne i 50 grammi che dobbiamo usare per la gratinatura).
Mettili dentro un po’ per volta. Tipo così e mescoli:

Poi aggiungi il resto e mescoli di nuovo. I formaggi si ingloberanno alla besciamella in maniera perfetta.

Accendi il forno a 200 gradi.

Versa pure la pasta dentro alla besciamella e mescola.

Riversa il tutto nella teglia che hai deciso di usare.
Cospargi con i 50 grammi di formaggio tenuti da parte:

Inforna. 200 gradi per circa 10 minuti: è tutto pronto, deve solo gratinarsi bene.
Ecco qui l’aspetto che devi ottenere:

Il mio consiglio è quello di fare aspettare i macaroni and cheese in forno, per almeno 20 minuti. Anzi, ancora meglio sarebbe prepararli il pomeriggio e poi riscaldarli per la sera.

Comunque sia, fai i piatti e ti ritroverai un grande blob di formaggi e pasta:

Siccome c’ho fame e mi piace il food porn, ecco uno scatto ravvicinato:

Ciao e buon appetito!