Crema di patate e carote (+ uomini pesce, ghoul e gattini lovecraftiani)

Innanzitutto vediamo di metterci d’accordo sulla differenza tra l’inserire elementi lovecraftiani in un qualcosa ed essere lovecraftiano in senso più profondo.

Avvisata.

Se mia nonna si fa una fotografia con un polpo in mano – polpo che userà per cucinare un’insalata di mare, quindi nessun animale è stato torturato e maltrattato al fine del divertimento più becero – si può dire che la foto abbia degli elementi lovecraftiani?

Beh, in fin dei conti sì. È zeppo di racconti, film, videogiochi spacciati per lovecraftiani e che poi, se vai a vedere, c’han di Lovecraft giusto un paio di uomini pesce messi a caso. Bene che vada, eh. Basta pensare alla prima stagione di True Detective: tutti a urlare LOVECRAFT! solo perché per sbaglio qualcuno nomina Yellow King (che non è un’invenzione di Lovecraft, ma vaglielo a spiegare).

Quindi sì: mia nonna ha contribuito a rendere grande il mondo scattando l’ennesimo selfie dedicato a H.P.

Grazie, grazie.

Si può dire che la stessa foto sia lovecraftiana in senso più profondo?
Credo che possiamo trovarci d’accordo, per una cazzo di volta senza dibattiti inutili, nel rispondere che no, proprio no, dai no.

Innanzitutto in quella foto mia nonna dovrebbe tenere in mano non un polpo, ma un oggetto casuale. Uno specchio? Un diario? Un pennello? Un bicchiere? Un cubo nero? Non ha importanza. Poi mia nonna di certo non dovrebbe sorridere: la giusta espressione è una faccia piatta indecifrabile, di quelle che precedono l’orrore. Quella di colui che si sta addentrando in qualcosa, ma ancora non sa cosa, sa solo che forse forse forse sarebbe meglio evitare. Lo sguardo di mia nonna, poi, non dovrebbe essere rivolto verso l’obiettivo, ma verso un punto indefinito. Tipo quando si guarda un punto oltre l’orizzonte, distantissimo.
Una foto, insomma, che rappresenta nulla, se non il preludio di qualcos’altro tutto da scoprire.

Se Lovecraft avesse un profilo facebook condividerebbe selfie del genere e tanti gattini.

A me non piace la letteratura, ma di Lovecraft ho letto tutto. Persino le poesie. Mi piace questo senso di morboso mistero che pervade ogni sua riga. Mi piace il fatto che dopo qualche pagina in fin dei conti si sia già rotto le palle di scrivere il racconto che sto leggendo, perché non è che abbia una vera storia da raccontare. Lui è intrigato da quello che viene prima, quello che potrebbe essere, i passi che si fanno verso un qualcosa.
Mostrare la creatura è sempre il passo meno significativo: il vero terrore è ciò che non ha un volto ed una forma. Anzi, il vero terrore è il fatto che il terrore non si possa comunicare. Per questo – almeno per quel che ho sempre decodificato io – inventa nomi assurdi, quasi impossibili da pronunciare.

È indubbio che quasi tutto il cinema di mistero-horror ed anche moltissimi videogiochi si basino sull’opera di Lovecraft, pure quando non lo riconosci. Lovecraft ha inventato praticamente tutto, agli altri è stato lasciato il privilegio di saccheggiarlo, modificarlo, anche migliorarlo.

Forse Lovecraft non ha inventato i Ghoul ma è senz’altro grazie a lui se oggi abbiamo Ghoul non solo mostruosi, ma addirittura amichevoli.

Però siamo sempre lì: mettere degli uomini pesce od avere una teca piena di teste parlanti non basta.
Quelli che sono andati più vicini al rappresentare le atmosfere dello scrittore sono stati Yuzna e Stuart Gordon. Peccato però che si lascino sempre travolgere dalla perversione sessuale, particolare che Lovecraft non ricordo abbia inserito mai da nessuna parte. In questo senso mi sembrano più vicini a Clive Barker.
E comunque si perdono sempre per strada. Dagon e Dreams in the Witch House partono benissimo, per poi allontanarsi dai racconti in maniera inspiegabile.
Stessa cosa per From Beyond: splendido film in toto, ma che abbandona Lovecraft in maniera plateale (un sacco di sangue, un sacco di sesso). In realtà il sesso per Lovecraft è una forma di deformazione dell’animo umano, quindi non è che Yuzna fa una deviazione colpevole, ma non ricordo che lo scrittore sia mai stato esplicito nel mostrarlo.

Donne? Ci sono donne nei racconti di Lovecraft che non siano streghe o zingare?

Persino The Call of Cthulhu e The Whisperer in the Darkness – piuttosto fedeli ai due racconti di riferimento – pur mantenendo quasi intatte le storie di Lovecraft sono carenti nell’atmosfera. Forse è a causa della natura stessa del cinema che composto di immagini fin troppo nitide è semplicemente interdetto nell’accostarsi al mistero – impossibile anche solo da descrivere a parole – su cui si era fissato Lovecraft? Forse.

Tutto questo per arrivare a consigliare un film che mi ha stupito molto nell’ultimo periodo e che mi è rimasto appiccicato addosso, quindi è un peccato che si perda per strada.
Considerando spoiler qualsiasi cosa, dovrei limitarmi a dire che il film in questione si chiama The Endless e che è riuscito finalmente dove tutti gli altri hanno fallito.

La locandina.

Scriverò due righe cercando di non fornire grosse anticipazioni, ma il mio consiglio è di passare direttamente alla ricetta e di tornare qui dopo la visione.

Finalmente, dunque, qualcuno è riuscito a trasformare in immagini il senso di terrore di Lovecraft, inteso come attesa (o sospensione del tempo) che l’orrore si riveli (o venga rivelato).
Lo spaesamento dei protagonisti all’interno di uno scenario inspiegabile è ciò che ogni protagonista di quasi tutti i racconti di Lovecraft prova. Più il mistero si tinge di oscurità e più i personaggi sono attirati dal buio.

Indovina chi ha inventato le teste parlanti di Futurama?

L’autore non cerca di renderci facile la visione, consegnandoci un bignamino pieno di spiegazioni su ogni fotogramma. Lo scenario si incupisce ad ogni passo, per ogni tassello scoperto si aprono nuove domande ed alla fine non se ne uscirà più consapevoli. Anzi, non siamo neppure sicuri di essere usciti davvero dal mistero. E comunque ha forse importanza la salvezza in sé? Una volta che siamo consapevoli dell’esistenza di un Qualcosa tanto terribile quanto affascinante, che va oltre la comprensione umana, di certo il nostro sguardo non sarà più lo stesso. La nostra mente avrà subito una mutazione, quasi un passo evolutivo.
I meno fortunati rimangono intrappolati al di là dello specchio o all’interno della mente, ma anche coloro che riescono ad invecchiare senza subire la follia difficilmente riusciranno a togliersi di dosso l’orrore.

Roba che uno non riesce più manco a mangiare in pace.

Lovecraft ci dice che le cose non sono semplici come appaiono. Che l’antichità ci osserva. Che noi non siamo al vertice della catena alimentare. Che noi non siamo niente.
E The Endless, in qualche maniera e cogliendo un po’ qua ed un po’ là nell’intero immaginare di Lovecraft, cerca di costruire atmosfere, storie e misteri improntati non al mostrare, ma al dimostrare che la nostra è una micragnosa esistenza. Com’è che si dice? Ah, sì: che ci sono più cose in cielo e in terra di quante tu ne possa sognare nella tua filosofia.

Insomma, sai cosa guardarti nel fine settimana.
Ed ora passiamo al cibo: oggi prepariamo una zuppa calda. Senza pistacchi tritati, senza speck croccato, senza tuorli d’uovo sbriciolati. Solo patate e carote e cipolle, con un po’ di sale e senza spezie ed addirittura senza olio.
Ti voglio male? Sono a dieta?
No. È che a volte mi va una roba semplice, che sappia solo di verdure. Le carote sono le mie preferite (con la zucca, dai) e le patate servono per dare una consistenza più papposa.
Quindi Go, go, go! e vedrai che non te ne penti, se te la mangi.

La reazione mangiando questa pappa qui.

Per preparare una crema di patate e carote, per due persone, hai bisogno di:

  • 600 grammi di patate;
  • 600 grammi di carote;
  • una cipolla rossa;
  • sale;
  • acqua.

Pela le patate e le carote. Sciacqua entrambe sotto l’acqua, tagliale a pezzi e poi mettile in una pentola di cui possiedi il coperchio. Taglia anche la cipolla e metti dentro pure lei.
Aggiungi l’acqua: non deve coprire il tutto, tieniti almeno un centimetro sotto il volume complessivo.

Accendi una fiamma alta e chiudi col coperchio. Attendi le bolle e poi abbassa la fiamma: deve sobbollire, non andare a cannone.  Aggiungi anche un po’ di sale.
Fai andare per una quarantina di minuti, il tempo per fare lessare il tutto. Se credi di avere messo troppa acqua a metà cottura togli il coperchio per farla evaporare. La verdura è pronta quando riesci a trapassarla con una forchetta senza fatica.

Trita il tutto con un mixer ad immersione. Devi raggiungere una consistenza molto densa. Questa:

Assaggia ed aggiusta di sale. Se dovessi avere raggiunto un risultato più liquido puoi o mangiartelo così (che tanto sarà buono uguale) oppure rimettere sulla fiamma per fare restringere il tutto.
Senza coperchio, ovviamente.

Prepara le porzioni ed ecco qui la tua cena che, ti assicuro, non sarà triste e ti riempirà pure la panza in maniera spropositata.

Ciao e buon appetito!

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