Sarà che ho passato la mia adolescenza ad incazzarmi col videoregistratore, ma penso per davvero che uno dei massimi risultati dell’internet sia l’avermi liberato dall’orologio.
Era il 1996 ed il venerdì (mi pare) era un giorno figata: usciva la nuova guida tv. Quindi trascorrevo il pomeriggio, tra un paragrafo di storia ed un video su TMC2 (Mtv non esisteva, circa) a sottolineare il palinsesto.

Guardavo sempre Mixo, lo preferivo quasi a Red Ronnie.
Mi segnavo tutti i film da registrare, andavo a spendere la mia paghetta in vhs e poi, siccome quasi tutte le robe belle stavano MINIMO in terza serata, cominciavo a registrare.
Inutile dire che il palinsesto era sempre una fregatura: pure se ti compravi vhs lunghissime la pubblicità vinceva sempre. Quindi la quantità di film visti a metà perché il nastro si concludeva e ciao era immane.

Immane quanto la rabbia che non potevi sfogare su chiunque.
Poi è arrivato l’internet, la guida tv non so manco se esca ancora in edicola ed ho anche disimparato ad avere un appuntamento deciso da altri. Insomma, mi guardo le cose quando e come voglio io, senza più nervoso.
Lo ripeto: per me è uno dei grandi traguardi dell’internet.
In quest’ottica, quindi, capisco sempre pochissimo la voglia di stare sul pezzo, di guardare le cose quando le trasmettono. Tutti insieme, manco fosse il 1984.
In più ho dei seri problemi con gli spoiler.

Gif dovuta.
Innanzitutto bisognerebbe capire cos’è lo spoiler: per tutto il mondo è solo ed esclusivamente quella cosa che accade quando qualcuno ti rivela un finale. I più illuminati arrivano a concepire lo spoiler come lo svelare dell’esistenza di un twist, ma è già una roba da nicchia intellettuale.
Per Pizzakaiju – tieniti forte, eh – lo spoiler è TUTTO.

Una gif che rappresenta il mio drammatico evitare gli spoiler quotidiani.
E per tutto, intendo tutto. Forse viziata dal fatto che fino ad una decina di anni fa potevo tranquillamente recuperare qualsiasi cosa senza tener conto di nessuno – perché ancora il web non aveva deciso che essere nerd (che si traduce con GUARDARE LA TV, in una distruzione del termine che ha dell’assurdo) fosse imperativo – ho dei seri problemi a godermi l’intrattenimento in maniera serena.

Quando giro per casa incazzata dopo aver letto per sbaglio lo spoiler quotidiano.
Non guardo trailer, se posso non do uno sguardo neppure alla locandina di un film. Quando mi siedo ed inizio la visione di qualcosa voglio conoscere solo l’anno di uscita ed il regista. Manco il cast. Perché quello che conta, per il mio divertimento, è il poter accedere ad uno stupore puro (o ad una noia pura, a volte).
Non posso quindi leggere quasi mai recensioni poiché, in un’altra traduzione del termine che è scandalosa, recensire significa riassumere, per i più. Se mi racconti la trama dei primi 50 minuti, mi spieghi io che cazzo me lo guardo a fare?

Siete delle persone cattive quando fate così.
C’è poi una malattia che colpisce moltissimo quelli della mia età: l’idea del tutto campata in aria che non possa esistere qualcuno di più giovane. Quindi se una roba è risaputa per chiunque abbia dai trent’anni in su, un sedicenne non può mica pretendere di guardarsela in pace. No, lo si prende per il culo, quel sedicenne, perché come fai a non sapere che (e qui scatta lo spoiler crudele e gratuito di qualsiasi cosa).
Questo fatto è accaduto in maniera pesante con il secondo capitolo dello Spider-man della Sony: spoiler a pioggia di un evento accaduto nei fumetti nel 1973.

Spider-man che è piaciuto solo a me, ma chissenefrega.
Diversi pensieri (che dovrebbero essere) banali:
- chi guarda film non è costretto ad amare i fumetti. Considerato che l’evento in sé non è mai stato filmato nelle riproduzioni precedenti di spider-man, è uno spoiler grosso come una casa pure per chi si fosse sorbito la saga di Sam Raimi;
- il 1973 non è solo lontanissimo per un ragazzo nato nel 2002, ma pure se volesse recuperare il fumetto non è che avrebbe vita facilissima;
- non è obbligatorio avere un background culturale su tutta la vita dei fumetti, dalla nascita della Marvel a oggi. Può pure essere che qualcuno guardi un film e solo in un momento successivo si metta a leggere fumetti. No, non è un’eresia, è un modo come un altro per avvicinarsi ad un altro passatempo.

Più di qualcosa non va, ma prendiamola con filosofia.
Con questa logica nessuno potrebbe leggersi Romeo e Giulietta in pace, perché in fin dei conti che è, spoiler, se ti rovino un’opera di secoli fa? Lo stesso vale per qualsiasi opera letteraria, fumetto e via dicendo.
La domanda è: perché?
Se già capisco poco la necessità di condividere tutti nello stesso momento giudizi e critiche su un film appena uscito, figurarsi se capisco il cyber bullismo di questo genere.

Certa gente sarebbe da prendere a pizze in faccia.
Ancora una volta, tanto per farci riconoscere, invece di trovare un collante nei nostri passatempi, li usiamo per allontanare l’altro.
Rientra tutto in questa logica: sei uno stronzo se non ti piace un dato film, non capisci un cazzo e devi morire. In più non meriti di gustarti quello che ti piace nei tuoi modi e nei tuoi tempi, perché il tritacarne dell’attualità pretende che oggi tu straparli di Suspiria, domani di Adrian e dopodomani del tweet di Salvini. Tutto con la stessa boria, arroganza, tutto con la medesima carica di odio che non si sa manco bene da dove provenga.

Dopo un po’ questa è l’unica reazione possibile.
L’invito è sempre quello di mettersi nei panni degli altri prima di rovinare la visione altrui. E di non scassare i maroni quando si apre la bocca così, poiché se a te non importa una sega di quello che hai appena visto (o letto o ascoltato) e ne parli e scrivi solo perché va di moda, magari ad un altro importava tantissimo e gli hai rovinato il divertimento.

No, di solito se glielo fai notare non chiedono scusa: ti dicono che non devi rompere il cazzo.
Il divertimento può anche sembrare cosa superficiale, un non problema, ma per me non è così: non capisco il motivo di puntare il dito su sofferenza, dolori e depressioni come fossero le uniche caratteristiche della vita esistenti, quando invece ciò che dovrebbe abbondare è tutto quello che può apparire più lieve, ma che invece ci rende le giornate più carine da (soprav)vivere.
Ed ora parliamo di carciofi.

Un noto esemplare.
Non so te, ma io mangio carciofi in media una volta l’anno perché me li ricordo sempre difficilissimi da pulire e pure un po’ masticosi dopo la cottura.
Qui trovi una delle poche ricette con loro come protagonisti: buona, eh, però non l’ho più rifatta da allora.
Ultimamente ho trovato un po’ ovunque il metodo della finta cottura al vapore per renderli morbidi: l’ho provata, funziona e devo dire che sono venuti davvero buoni.
Quindi ti passo questo segreto segretissimo e magari da oggi pure te mangerai carciofi più volentieri.
Go, go, go!

Momento pappa!
Per preparare una pasta con carciofi e pecorino romano, per due persone, hai bisogno di:
- 180 grammi di pasta corta;
- 300 grammi di carciofi. Difficile dirti quanti comprarne, poiché dipende sempre dalla grandezza e dal tipo di carciofi. Comunque, anche tenendo conto della sfiga sempre presente, con 6 sei sicurissima di ottenere la quantità che ti serve;
- 60 grammi di pecorino romano;
- 10 grammi d’olio;
- sale, pepe, uno spicchio d’aglio;
- un limone;
Ripassiamo il tutorial per la pulizia dei carciofi, che le basi sono importanti.
Innanzitutto riempi una ciotola d’acqua e spremi il succo di un limone: immergeremo i carciofi puliti lì dentro per non farli annerire. È una finezza solo estetica che conta anche poco, ma se il limone ce l’hai non ti costa niente farlo.
I carciofi costano di brutto e si butta via tantissimo. Proprio per questo cerchiamo di salvare parte del gambo, che è buono e molto morbido. Taglia quindi il gambo poco più sotto delle fogliette che trovi alla base del carciofo:
Comincia ora a sfogliare.
Quando fermarsi? Quando le foglie diventano tendenti al bianco:
Taglia ora le punte, tenendoti più o meno a metà carciofo:
Se durante questo taglio senti molta resistenza del coltello sulle foglie più esterne, significa che non hai sfogliato abbastanza. Elimina dunque un altro strato di foglie e fallo: sarebbero troppo fibrose e fastidiose da masticare, fidati.
Siamo arrivati a questo punto:
Ma ancora non è finita, perché dobbiamo pulire il gambo.
Con un coltellino devi raschiare tutti i lati del gambo, tenendone solo la parte centrale:
Ed ecco il risultato quasi definitivo:
Dico quasi, poiché bisogna tagliarlo in quarti e togliere la barbetta che si trova alla base del carciofo. Eccola:
Mi raccomando: siccome è un’operazione un po’ lunghetta, immergi il tutto nella ciotola piena d’acqua e limone.
Bagna anche della carta da forno nella stessa acqua e limone e poi appoggiala sulla ciotola, così pure se i carciofi vengono a galla (cosa che fanno, perché sono stronzi) non si anneriscono.

Non ho la foto con la carta da forno, mi spiace.
Il più è fatto, quindi metti a bollire l’acqua della pasta.
In una padella versa 10 grammi d’olio e fai soffriggere uno spicchio d’aglio tritato, usando una fiamma medio bassa.
Nel frattempo taglia tutti i carciofi a pezzetti – sottili e piccoli – e mano a mano cacciali nella padella.
Quando hai tagliato tutti i carciofi, aggiungi sale, pepe e versa mezzo bicchiere d’acqua:
Chiudi col coperchio e fai andare finché sono pronti, aggiungendo acqua mano a mano che evapora. Gira spesso.
Ora fai cuocere i carciofi fino a che saranno morbidi: più o meno ci vorrà una trentina di minuti.
Durante l’attesa grattugia 60 grammi di pecorino romano, a polvere.
Quando cominciano ad essere morbidi puoi calare la pasta, che devi tirare fuori giusto un paio di minuti prima del tempo indicato sulla confezione.
A fine cottura assaggia ed aggiusta di sale e di pepe:
Scola la pasta due minuti prima del tempo indicato sulla confezione, senza buttare via l’acqua di cottura.
Falla saltare nella padella a fiamma alta, bagnando con l’acqua se occorre.
Prepara le porzioni e sommergi tutto col pecorino.
Ecco cosa dovresti avere davanti a te:
Ciao e buon appetito!
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