Il riso della vendetta ( + I Sommersi e i Salvati)

Ai tempi di Auschwitzland ho taciuto.

Per gli immemori.

E potrei anche proseguire nel mio silenzio, per quel che vale. Purtroppo però sto (audio)leggendo I Sommersi e i Salvati di Primo Levi e tra una parola d’orrore ed una di sconforto certe sue analisi somigliano molto a quelle che per anni ho coltivato. Nel mutismo quasi più assoluto, poiché additare come falsa ed irrispettosa la narrativa anti-nazista porta soltanto ad un risultato: farsi insultare e farsi chiamare negazionista (o peggio) da un branco di pirla patentati.
Non so te, ma io non c’ho mai avuto aspirazione a diventare un martire o semplicemente un lapidato.

Infatti, invece di torturarmi con le loro stronzate.

Però notando la durezza con cui Primo Levi si scaglia, negli anni settanta, contro ciò che oggi è diventata l’unica narrativa possibile, forse un paio di parole si possono pure spendere, a favore di Auschwitzland.
Sì, a FAVORE.

Comincia lo show

Certo, gli intenti della signora che ha indossato la maglietta non sono certo i miei. Non è questione di deridere o di sminuire una tragedia: è questione di marciarci sopra. Poiché è indubbio che da molto tempo i lager e tutto ciò che gira intorno all’Olocausto siano diventati redditizi. Le vittime – i morti e i sopravvissuti – sono state prima tiranneggiate dalla macchina della morte e poi svilite da quella dei soldi. Soldi creati da una lunga catena di eventi ed oggetti e, più in generale, creazioni con protagonisti ebrei con i pigiami a righe e cattivi con divise nere.

L’esempio principe.

La seriosità di un non luogo come Auschwitz (che si porta dietro quella di tutti i lager del Terzo Reich) si muta in parco di divertimenti quando tutto è messo là apposta per creare uno show. Uno show dove si piange, dove si insinua il senso di colpa, dove non si possono fare domande, dove si dimentica. Gli ebrei sono i Jedi, i Nazisti i Sith.
Del ricordo di ciò che è accaduto non rimane nulla. Questo ridurre a macchietta un evento storico di portata esagerata (talmente esagerata che la nostra società ha ormai le radici affondate in ciò che accadde), creando cattivi e malesseri stereotipati, non solo non serve… ma manca di rispetto a ciò che fu.
E fu, senza dubbio. Peccato che questo incessante riscrivere la storia (revisionismo costante, iniziato dalla liberazione e mai conclusosi) abbia cancellato del tutto il vero orrore.

Altro cagatone micidiale

La gente piange sul cappottino rosso così come si struggeva leggendo il Diario di Anna Frank, entrambi esempi didattici semplificati di un qualcosa di molto più immenso e non riconducibile ad immagini.
Ma in qualche modo bisognerà pur ricordare.
Forse.
Ma la retorica di Schindler’s List (col generale cattivo cattivo e la solidarietà dei prigionieri che si scaldano grazie alla fiammella della speranza, per citare due degli elementi più fastidiosi di quel film di merda) non somiglia alla realtà. Non è la realtà.
Eppure è diventata la realtà ed anche una riproduzione facile da commercializzare. Come una miniatura della torre di Pisa o del Colosseo.

Tutti vogliono un pezzo di Olocausto. Tutti cercano di guadagnare da un evento che dovrebbe atterrire. Da Israele al produttore di Hollywood, tutti uniti sotto la stella di David per sfruttare il dolore di chi non c’è ed è stato dimenticato proprio da questo appiattimento brutale.

Auschwitz: The Biscuit!

Ascoltando le parole di Primo Levi tante sono le risposte che trovo a domande che non ho potuto porre a nessuno. Perché CHIEDERE significa NEGARE e grazie a questo atteggiamento la verità si è persa per sempre. Rimane un sacrale silenzio su cui hanno costruito imperi miliardari e sanguinari. Rimane una specie di fede cieca che porta tanti a credere a numeri ed eventi raccontati e tanti altri a non credere, proprio perché ormai la finzione è più vera della realtà. Qualunque fosse la realtà, la si può cercare nelle parole di chi c’era ed oggi non c’è più.
Tutto il resto è propaganda post bellica e merchandising.

Detto questo, I Sommersi e i Salvati è un libro che ti auguro.
Così come questo riso con le patate, però mangiato FREDDO.

Sì, ho finito con le mie considerazioni profonde.

Seriamente, dammi retta. Questo riso è un piatto da mangiarsi freddo, altrimenti fa cagare.
Quindi lo chiameremo il Riso della Vendetta.

Go, go, go!

L’hai capita, vero? La vendetta è un piatto da servirsi freddo… sì, lo so, che battuta triste.

Per preparare il riso della vendetta, per due persone, hai bisogno di:

  • 200 grammi di riso. Quello che vuoi;
  • 500 grammi di patate (riso da prendersi dopo la pulizia);
  • 30 grammi d’olio;
  • rosmarino secco;
  • uno spicchio d’aglio;
  • 30 grammi di parmigiano;
  • sale.

Inizia mettendo l’acqua del riso a bollire. Mettine TANTA, perché la useremo anche per le patate.

Pela le patate, sciacquale bene e poi tagliale a tocchetti non tanto grandi (altrimenti ci metti una vita).
Scamicia l’aglio, ma tienilo intero.

In padella verso 30 grammi d’olio e metti dentro l’aglio ed un po’ di rosmarino.

Appena inizia a soffriggere, aggiungi le patate.

Falle insaporire un po’, aggiungi il sale. Quando iniziano ad attaccarsi sul fondo della padella niente panico ed aggiungi acqua di cottura.

Ora mettiti l’anima in pace, perché le patate avranno bisogno dei soliti 30 minuti di cottura (minimo). Aggiungi acqua, girale ogni tanto.
Rimarranno intere, ma si sfalderanno e piano piano creeranno una crema.

Quando sono quasi mangiabili lessa il riso.
Grattugia anche il parmigiano.

Scola il riso e caccialo in padella.

Fai assorbire il tutto. Poi caccia dentro anche il parmigiano.

Mescola bene ed ora fai raffreddare.
COMPLETAMENTE.

Prepara le porzioni ed ecco cosa dovresti avere davanti a te:

Ciao e buon appetito!

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Pasta mit kirschtomaten und Jocca ( + Jojo Rabbit e la cioccolata degli eroici americani)

Adesso non è che io voglia rompere i coglioni agggggratis, però romperò i coglioni aggggratis.

Un po’ come questo tipo qui.

Sarà che io c’ho la MelGibsite, ma per me se giri un film ambientato in dato paese e in una data epoca, i tuoi personaggi devono parlare una lingua coerente alla tua scelta. In Francia non si parla in inglese, così come non si parla in inglese in Italia, nelle tribù elfiche e neppure nel villaggio dei Puffi. E nemmeno nella Germania Nazista.

Questo signore sta per bestemmiare in aramaico, non in spagnolo. Per esempio,

Ma gliela facciamo passare a JoJo Rabbit: in fin dei conti ha un tono surreale e tante, troppe cose non sono accadute in questa favoletta un po’ nera che ci vuole raccontare.
Quindi OK, VA BENE, SORVOLIAMO.
Però su certe robe non si può proprio chiudere un occhio e per il solito motivo: 1984 voleva essere un monito e non un libretto d’istruzioni. Dunque TU I GRAMMI DI CIOCCOLATA NON ME LI CAMBI.

Se non sai di cosa sto parlando, almeno guardati il film.

Perché se la vita assomiglia per niente ad una scatola di cioccolatini, la seconda guerra mondiale non si è conclusa con un carrarmato vero e con una (scusa se sono ripetitiva) tavoletta di cioccolata regalata a tutti i bambini della città.
Gli Americani non hanno liberato l’Italia, non hanno liberato i campi di concentramento e no: gli Americani non hanno combattuto a Berlino negli ultimi giorni del Terzo Reich.

Può essere vero. Ma da che pulpito.

È senz’altro vero che a Berlino c’era guerra, ma i protagonisti erano i cazzo di SOVIETICI. I COMUNISTI. Quelli che mangiavano i bambini, per capirci.
Guerra per le strade in cui nessuno parlava inglese, ma tedesco e russo.
Gli americani sai che facevano?
Gli americani bombardavano. Distruggevano le città, massacravano i civili.
E mica solo in Germania: pure in Italia.

Pensa che dicono che bombardavi pure le città.

Ora, non è che uno voglia dire Meglio i Nazisti. Se capisci così, chiaramente capisci un cazzo. Quello che Pizzakaiju ti sta raccontando è la fredda cronaca degli eventi: i fatti avvengono, poi noi stiamo qui ad elaborarli, ad attribuire importanza, a filosofeggiare, a imparare. Però se i fatti vengono cambiati poi è un casino per tutti.
Quindi ribadiamo il concetto, giusto un attimo prima di andare a mangiare.
Auschwitz e quei bei posti sono stati liberati dai sovietici. E sai come funzionava? Circa così: i sovietici entravano, trovavano i campi vuoti dai nazisti (già fuggiti), dicevano Ok, siete liberi (e non in italiano e probabilmente non dicevano OK) e se ne andavano. I prigionieri? Cazzi loro, dovevano tornare a casa come riuscivano e se riuscivano.
Gli americani? Non pervenuti.

Pure io, ribadiamolo.

E in Italia? Anche se ci piace crederlo, noi non eravamo INVASI da tedeschi e fascisti. Noi eravamo i fascisti e i tedeschi erano nostri amici. Poi siamo i soliti paraculi, abbiamo fatto un po’ di casino e ad un certo punto non si capiva più chi comandava cosa e quindi è scoppiata la guerra civile. Guerra civile tra ITALIANI.
Gli Americani? Bombardavano le città italiane (della devastazione di Bologna e dei civili massacrati vogliamo parlarne?) e basta.
Eroismo americano? Non pervenuto.

E si sa che gli Americani hanno il potere di bombardare i paesi di tutto il mondo, per portare la pace.

Aggiungerei un parere squisitamente personale: bombardare le città (distruggendo opere d’arte, case, massacrando civili) non solo ha pochissimo di eroico, ma aiuta niente e nessuno in nessun modo.
Hitler, nella sua follia megalomane, per lo meno desiderava avere tutto il patrimonio artistico umano  nel Terzo Reich e non era d’accordo coi bombardamenti aerei (nonostante un bombardamento almeno ci sia stato, ma penso pure che chi l’ha deciso sia stato decapitato all’istante).

Immagino con reazioni simili.

Questo così, su due piedi, senza manco aprire la pagina di Wikipedia.
Perché dovrebbero essere info proprio BASE, le addizioni e le sottrazioni della storia recente, insomma.
Poi c’è pure il fatto che se i Sovietici NON mangiavano i bambini, se gli ebrei NON dormivano a testa in giù come i pipistrelli e se gli inglesi NON scopavano i  nostri cani, i Nazisti molto probabilmente NON facevano tante, troppe cose. Tipo fabbricare lampade di pelle umana.
Ma so che non sei pronto a questo.
So che hai fame.

Infatti, andiamo a mangiare che è meglio.

Oggi prepariamo una pasta discutibile, ma era dalla caduta del Muro di Berlino che non mangiavo la Jocca e mi andava proprio di inserirle in una ricetta.
Magari provala quando farà un caldo da Pazuzu, c’avrai voglia di cucinare una ceppa, tuttavia dovrai pur nutrirti.
Go, go, go!

In cucina!

Ed oggi da Pizzakaiju si parla tedesco. Così, perché mi va.

Per preparare la pasta mit kirschtomaten und Jocca, per due persone, hai bisogno di:

  • 180 grammi di pasta. E fin qui tutto bene;
  • 400 grammi di kirschtomaten gialli e rossi. In italiano sono i pomodorini;
  • 2 confezioni di Jocca. Jocca si chiama Jocca in ogni lingua, persino in Antico Elfico;
  • un lauchzwiebel con tutta la parte verde. Per i non poliglotti: è un cipollotto.
  • 10 grammi di natives Olivenöl extra. Ossia 10 grammi di olio extra vergine di oliva;
  • salz. Che è il sale;
  • se ce l’hai, del basilikum sarebbe gradito. Dai, questa è facile, ci arrivi da solo.

Trita il lauchzwiebel.
Lava i kirschtomaten e tagliali a metà, oppure in 4 se sono enormi.

Metti a bollire l’acqua della pasta.
Prima di iniziare, ti presento la Jocca.

Di cosa sa? D’un cazzo. Però è piacevole, a suo modo. Puoi  usarla con o senza lattosio, la differenza è minima: sempre plastica stai per ingerire.

Versa in padella i 10 grammi di natives Olivenöl extra e caccia dentro pure il lauchzwiebel tritato.

Fai soffriggere a fiamma bassa per qualche minuto, finché il lauchzwiebel sarà bello colorato.
A quel punto getta dentro anche i kirschtomaten.

Puoi anche buttare la pasta, ci vorrà pochissimo.

Se hai il basilikum è tempo di usarlo (mettine qualche foglia, spezzettandola con le dita).
Non mettere ancora il sale e fai cuocere a fiamma media per massimo 5 minuti: non dobbiamo formare un sugo, dobbiamo solo ammorbidire i pomodorini.
Appena vedi che cominciano a cacciare un po’ d’acqua spegni.
A quel punto puoi aggiungere il sale.

Ti faccio vedere in foto: una cottura davvero MINIMA.

Scola la pasta un minuto prima del tempo indicato sulla confezione, senza buttare la sua acqua perché non si sa mai.

Buttala in padella e concludiamo la cottura.

Solito procedimento: fiamma medio alta, mescola di continuo. Non ci sarà bisogno, ma nel caso aggiungi acqua.
Spegni la fiamma e passiamo alla jocca. Aggiungine un cucchiaio direttamente in padella giusto per formare una cremosità. Sappi che col colore perderà ogni sapore, quindi proprio un cucchiaio.

Prepara le porzioni e su ogni piatto aggiungi tutta la jocca del mondo. Se hai del basilikum, aggiungi ancora qualche foglia.

Ecco cosa dovresti avere davanti a te:

Hallo und genieße dein Essen!