Mi piace l’idea che mentre Noè stava là a costruire la sua arca, la gente andasse a chiedere. Che sta succedendo, che fai, dove devi andare?
No, giuro, sei sul blog giusto, è che ogni tanto mi intrippo con le cagate religiose.
E questa nave – perché di una nave si trattava, pure se arca fa più biblico – era ALTISSIMA. Non so bene dove arrivasse o se si potesse misurare addirittura in chilometri, ma alta era per forza. Dovrà avere avuto non so quanti piani e portare un sacco di bestie enormi. Perché ok, balene e squali non dovevano essere imbarcati (e di questo dovremo parlare, anzi, tra qualche riga lo facciamo) ma gli elefanti sì. Gli ippopotami, i coccodrilli, gli orsi e probabilmente pure animali che non esistono più ma che dovevano avere dimensioni GIUNONICHE. Ci voleva una nave a più piani, anche per non farli mangiare tra di loro (al primo piano i vegetariani, al secondo i carnivori, facciamo un piano solo per le scimmie? Mi sa che meglio).
Non so bene neppure come Noè sia riuscito a radunare tutti gli animali di tutto il mondo. I leoni asiatici e quelli africani, per esempio. Lui di certo non ha avuto il tempo di andare a reclutare. Forse Dio ha lasciato un messaggio in giro a tutte le bestie del globo? Se sì, con quale criterio ha scelto QUELL’ELEFANTE e non quell’altro? Perché se è vero che gli uomini avevano peccato gli elefanti che colpe potevano avere?
Eh, dillo a Dio.
Sulle balene e gli altri pesci, avrei poi delle domande. I pesci e mammiferi acquatici sarebbero sopravvissuti comunque, arca o non arca. Noè avrebbe ereditato un mondo nuovo sbilanciato, con acque popolose e terre devastate? E ancora: cosa avrebbero mangiato le bestie terrestri, una volta sopravvissute? Il leone non poteva cibarsi della gazzella, altrimenti le avrebbe sterminate. Dovevano aspettare per forza che si creassero delle generazioni con cui banchettare: e nel frattempo?
E ancora.
Mentre Noè costruiva la sua bella nave e gli uomini andavano a domandare, la risposta del diluvio (e della morte) giungeva chiara. Costruisco la barca perché Dio è incazzato, manderà giù tanta acqua, ma tanta acqua, che moriremo tutti. Scrive De Luca nel suo Penultime notizie circa Ieshu/Gesù: “La carpenteria navale di Noè è salvezza premeditata. Il tempo di una sua manodopera è differimento della pena, frattempo per tutti di rivoltarsi a guanto“.
La mia domanda è: a che serviva tutto questo carpentare, domandare ed attendere? C’era possibilità che Dio cambiasse idea? Gli uomini che abitavano lontano, che non sapevano che Noè fosse alla presa con questa opera mastodontica, non sapevano manco del diluvio. Sono morti tutti i peccatori? O Dio ha scelto un posto qualsiasi per punire e salvare, tipo simbolo per le generazioni a venire?
Dio non sa tutto, a quanto pare.
Quando Abramo porta Isacco alla montagna e sta per massacrarlo perché Dio così vuole, quello ferma tutto all’ultimo secondo e dice una roba che suona tipo “Stop perché adesso ho conosciuto“.
De Luca (sì, ti sto parlandoti di un libro, mi hai beccato) si fa le stesse mie domande: ADESSO ha conosciuto? Non lo sapeva prima? Dove arriva e dove si arresta la conoscenza di Iod/Dio davanti alla sua creatura?
Sì, è la prima reazione che ho avuto pure io.
Ecco il libero arbitrio dunque? Per fare in modo che noi possiamo scegliere, Lui non deve sapere. Se sa, ci limita la scelta. Quindi ci mette alla prova, non sapendo cosa potrebbe accadere.
Allora quanti sbagli di Giudizio (universale, come suo solito) può compiere, Dio? Il nostro libero arbitrio si paga con un errore divino? Che a Dio girano i coglioni mica poco e anche abbastanza spesso, un errore Divino si paga con quasi l’estinzione.
Forse è per questo che ora non si fa più vedere in modo chiaro? Forse ha capito che questa roba del libero arbitrio è più grande di lui e gli è sfuggita di mano?
Comunque non trovo giusto questo comportamento un po’ sadico verso Abramo. Uno che risponde Eccomi (o Hinnèni, in ebraico) quando viene chiamato. Sempre De Luca, commenta così: “Eccomi pronto, senza sapere a cosa, eccomi e basta“.
Che è una devozione stupenda e risponde così sia a Dio che a suo figlio. A me viene da pensare che Abramo fosse un uomo di cuore, un uomo pieno, un uomo come non ce ne sono mica tanti, in giro.
E di solito vengono accolti così.
Vogliamo parlare di Isacco, che si fa immolare, molto più docile di una pecora?
Mi piace l’idea che ci siano più concetti espressi nel non detto che nel detto. Il silenzio comunica anche troppo e noi ci parliamo sopra, così lo zittiamo, lo nascondiamo. Mi piace l’idea che Isacco venga legato ma che non ci dicano mai che viene slegato. Isacco rimane legato per sempre, in maniera metaforica. A cosa?
Domanda a cui non ho ancora risposto. Ci devo riflettere.
Non c’è vergogna in quel farsi legare ed attendere la morte? Io, a posteriori, la vivrei così. Una fiducia cieca che porta alla morte insensata. Non è una roba che dopo, se ci ripensi, ti massacra?
Ma io sono negativa. De Luca ne dà una sua spiegazione tutta poetica, quasi simboleggiante il rapporto padre-figlio.
Io sento solo il peso della vergogna.
Ti ho rotto il cazzo, eh?
Così come sento il peso della rabbia quando penso a Gesù salvato dallo sterminio di Erode. Un angelo scende sulla Terra ed avvisa solo Giuseppe. Che tutti gli altri bimbi muoiano, tutti, che si faccia una strage. Gesù vive SAPENDO del sacrificio compiuto da tutte quelle famiglie, si sentirà immagino una merda per tutta la vita. Il peso del sangue, nel suo caso. Quanto deve essersi sentito in colpa? Perché Dio non ha salvato qualche altro bambino qui e là? Era proprio necessario tutto quel dolore?
Almeno quando Abramo viene a conoscenza dell’imminente distruzione di Sodoma e Gomorra, le domande può farle. Che succede se ci sono 50 innocenti? 45? 40? 30? 20? 10? Sembra un po’ il domandare del bambino in macchina SIAMO ARRIVATI? SIAMO ARRIVATI? SIAMO ARRIVATI? e Dio risponde sempre, eh.
Attenzione alle domande che fate, che poi Dio risponde!
Ma a Gesù no. Gesù si becca il sangue di tutti i bambini colpevoli solo di essere nati con lui (circa, perché ricordo che lo sterminio comprendeva tutti i bambini che avessero dagli 0 ai 2 anni) e se lo deve smazzare.
Se lo smazza, in fin dei conti, nel migliore delle maniere: dando amore a tutti.
Però che pesantezza.
Se ti piacciono questo genere di riflessioni (ed io non credo in Dio, né in Gesù, né in Obi-wan Knobi) direi che questo Penultime notizie circa Ieshu/Gesù fa per te. Un centinaio di pagine, tanti concetti, molta poesia, ottimo libro.
Ed ora andiamo a farci un riso con salsiccia e ‘nduja.
Go, go, go!
In cucina!
Questa è una ricetta che già c’era sul blog, ma poi l’ho tolta. Era in versione risotto, mi suonava di una pesantezza totale, non la facevo mai.
Però salsiccia e ‘nduja spaccano e quindi torna, in versione riso lessato.
Sì, non una ricetta da agosto, me ne rendo conto. Me ne rendo conto e risponderei pure con un enorme ‘STICAZZI.
Tanto noi siamo ciccioni sempre, mica andiamo in vacanza.
Per preparare un riso con salsiccia e ‘nduja, per due persone, hai bisogno di:
- 200 grammi di riso. Quello che vuoi. Io ho usato il carnaroli;
- 250 grammi di salsiccia;
- 50 grammi di ‘nduja. Come sempre, la quantità dipende dal tuo palato;
- una cipolla;
- 10 grammi d’olio.
Prepara l’acqua del riso.
Taglia la cipolla.
In padella versa 10 grammi d’olio e fai soffriggere la cipolla. Fiamma medio bassa, partiamo in tranquillità che non c’è molto da fare.
Mentre attendiamo la cipolla (ed ogni tanto girala) togliamo il budello alla salsiccia e tagliamola a pezzetti.
La cipolla è ammorbidita?
Bene, puoi unire la ‘nduja. Abbassa la fiamma al minimo, falla sciogliere piano piano.
Quando è del tutto sciolta puoi aggiungere la salsiccia.
Ci vorranno almeno 15 minuti: tu stacci dietro. Mescolala, non usare una fiamma bassissima che non c’è bisogno, ma manco un lanciafiamme.
Puoi anche lessare il riso, nel frattempo e tirarlo fuori giusto due minuti prima del tempo indicato sulla confezione (se indica 14-18, tiralo fuori a 13 e sei a posto).
Assaggia la salsiccia per sapere se è pronta, perché la ‘nduja coprirà tutti i colori e solo guardandola di sicuro non lo capirai.
Aggiungi il riso e fallo saltare per gli ultimi 2 minuti, mescolando sempre.
Consiglio: se non dovessi calcolare bene i tempi e cuocessi il riso troppo presto, niente paura! Disponilo su un piatto grande grande, ben disteso e lascialo lì. Non si ammapperà, si raffredderà soltanto. E a dirla tutta il riso saltato non caldo viene ancora più buono.
Prepara le porzioni ed ecco cosa dovresti avere davanti a te:
Ciao e buon appetito!
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