Ho iniziato a fare palestra 5 anni fa. Pesavo 49 chili, 49 chili di budino informe.
Stamattina mi peso sulla bilancia ed il numero del terrore è apparso: 54. CINQUANTAQUATTRO.
Lo so che hai la tentazione di darmi fuoco, parlo sempre delle stesse robe.
Avrei voluto parlare di questo, dell’ennesima lotta tra peso e forma fisica, della differenza abissale tra grasso e muscoli.
Nelle ultime 2 settimane sono passata da fare 30 push up a farne 150. Da 4 trazioni di seguito a farne 6. Una mattina ho fatto persino 50 trazioni, con riposi da 20 secondi ogni 4.
Diciamo che ci sta che io sia cresciuta.
la mia reazione quando ho fatto 6 trazioni di seguito.
Avrei voluto parlare di questo. Ne avrei da dire. Del sudore, della fatica, della gioia, dell’esaltazione che provo mentre mi alleno. Pure se è tutto per la gloria, che a me manco la medaglia di Chewbecca danno. Sono da sola, nel mio cortile, salto e mi ammazzo, senza obiettivi, senza gare in vista.
Invece no. Invece voglio parlare di quello che mi succede DAVVERO o almeno provarci.
Perché non ne posso più di vivere in questa solitudine quasi colpevole, di dover render conto di ogni sorriso, di ogni cambio d’umore, di ogni respiro. Sono io solo quando sto con me. Forse per questo mi piace l’alba, mi piace allenarmi, mi piace stare immersa nella mia musica e non sentire niente.
Non devo dare spiegazioni per come mi sento.
Né quando sono depressa.
Né quando sono felice.
Né quando sono idiota.
Faccio tutto da sola, ho alti altissimi e bassi non troppo devastanti e me li gestisco da me.
Poi gradualmente il mondo si sveglia e si svegliano pure le emozioni al di fuori di me, quelle che non posso in alcun modo controllare.
Solo che non mi interessa più controllarle.
Per troppo tempo ho lasciato andare. Sono stata trattata malissimo, ignorata, calpestata. Oggi questo non mi sta più bene e sto cercando di uscire da un oblio di dipendenza rinchiuso in un loop di follia.
Non ho progetti, né aspettative.
Ho desideri, ma quasi impalpabili. Se il Genio venisse a chiedermi che voglio, sarebbe difficile esprimere COSA. Ho solo sensazioni nuove, curiosità nuove, non una finalità.
Quanto cazzo mi è piaciuto questo film!
Ho vissuto di finalità per quasi 40 anni, vestendo gli stessi panni con persone diverse. Oggi quegli abiti sono lisi e comunque non ci entro più: peso 54 chili, ho due spalle tante, sembro Hulk in quei vestiti lì.
Scriverei la cronaca degli ultimi 15 anni, se solo li ritenessi interessanti. Ma sono dietro di me, non so che farmene dei racconti, preferisco stare nel qui ed ora.
Nel qui ed ora ho poco e la mia esistenza è più virtuale che fisica. Nel mondo vero, dopo lo sport, mi limito a stare sul balcone a scrivere parole per nessuno. Per me. Per L. quando ha voglia di passare. Per i passanti no, i passanti leggono, i passanti passano, i passanti, cosa vuoi che ne sappiano.
A volte mi viene in mente la lettera di Martino, in Jack Frusciante è uscito dal gruppo. Quello per me è stato un libro dell’anima, parlava di quello che sentivo allora, a 14 anni. Quella lettera, io, l’avevo imparata a memoria. E dunque Martino, prima di ammazzarsi, scrive una lunga lettera ad Alex. In quelle righe, nonostante ci sia il DEFINITIVO epilogo, Alex ne ha di vita. Vuole prendere la bici, vuole mangiarsi un gelato (lo vuole alle amarene, ha persino già scelto il gusto). Alex di voglia di esistere ne ha. È il mondo che è intollerabile.
un mondo da prendere per la gola e sbattere a terra. Se solo si potesse.
Tempo fa (tanto tempo fa) una persona che conoscevo mi ha detto cose abbastanza terribili. In parte non lo erano, terribili, ma in parte sì. Mi diceva che dovevo continuare a scrivere, che prima o poi se avessi smesso sarei diventata come tutti gli altri. Che avrei messo su famiglia, che avrei fatto figli, che avrei passato la vita a cucinare. Mi domandavo cosa ci sarebbe stato di male, nel caso, e all’epoca mi sembrava pure del tutto gratuito e fantascientifico. Famiglia e figli non li volevo (né li vorrò mai) e cucinare… beh, non sapevo manco fare il caffè. Quindi a che razza di spettacolo futuro stava assistendo e con chi stava parlando? Non con me.
No, non mi chiamo manco Ricky.
L’altra cosa, quella sì che è terribile. Mi ha detto che aveva un’amica, un tempo, un’amica come me. Che quella sua amica si era ammazzata. Quasi un monito, del tipo ATTENZIONE.
Perché vedesse materiale di suicidio, in me, mai capito.
Ci ho pensato tanto al suicidio come idea astratta. Penso che il suicidio sia una strada come un’altra, da scegliere però con consapevolezza estrema (grazie al cazzo, aggiungerei). Non per disperazione, bensì per analisi. Quando la vita sarà troppo dura, quella è la carta che giocherò ed ho scoperto di non essere la sola a pensarla così, che Seneca la pensava uguale. Non è opportuno, lo sai, conservare la vita in ogni caso; essa infatti non è di per sé un bene; lo è, invece, vivere come si deve.
In caso di necessità…
Seneca alla fine si è ammazzato. Per scelta o per obbligo, però, ancora non mi è chiaro.
Mi piacerebbe incontrare qualcuno, prima della fine dei miei giorni (fine per scelta o per obbligo) che mi veda per come sono, mi capisca per come sono e non mi vesta di altro. Non veda in me né la meraviglia estrema né la merda intollerabile.
Basta con l’amore e odio.
Alice per quel che è.
Ed ora, pesto (o crema) di noci.
Pesto di noci come cazzo lo volevo fare IO, non come lo potrai mai vedere nei libri di cucina antichi, magari liguri, visto che il pesto arriva da lì.
Era buono? Sì.
Quindi go, go, go!

In cucina!
Per preparare un pesto-crema di noci, sufficienti per condire tagliatelle per due, hai bisogno di:
- 100 grammi di noci sgusciate;
- 20 grammi di latte;
- acqua in abbondanza;
- 1 grammo di aglio. Sì, davvero, un grammo;
- sale;
Per le tagliatelle basta che vai in questo post qui.
La parte più lunga del preparare il pesto di noci è sgusciare le noci.
Buon divertimento.
Ora ti serve un mixer.
Cacci le noci lì dentro e cominci a tritare.
Se hai un mixer poco potente, non surriscaldarlo: fai andare per 30 secondi, poi apri e sposti col cucchiaio il composto ottenuto. Poi fai ripartire il mixer.
Mai più di 30 secondi alla volta, segnatelo come regola, se hai un mixer del cazzo.
Raggiunta la polvere lì sopra, aggiungi i 20 grammi di latte. Così gli diamo un colore bianco, confesso di averlo messo solo per questo. Aziona il mixer.
Metti dentro anche l’aglio. Libera di aumentare le dosi, tutto va a tuo gusto.
Aggiungi anche un po’ di acqua. Quanta? Valuta tu. Poca per volta, devi raggiungere una crema.
Assaggia, aggiusta di sale e poi riversa il pesto-crema in una ciotola abbastanza grande da contenere la pasta.
Scola la pasta (se hai fatto le tagliatelle, ricordati che in 30 secondi sono belle che pronte) e cacciala nella ciotola. Non buttare la sua acqua, potrebbe servirti.
Mescola bene con una pinza e valuta la cremosità: se fosse poco fluido, vai di acqua.
Prepara le porzioni.
Ah, se nella ciotola si seccasse tutto, l’acqua puoi sempre aggiungerla pure un secondo prima di impiattare. Lo so che viviamo nel magico mondo delle foto per Instagram, per il blog, per il mondo… e poi la roba si ammappa.
Nei piatti, ecco cosa dovresti avere:
E pure la forchettata, perché è bella:
Ciao e buon appetito!
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