Insalata di patate e ceci, con yogurt greco

Ho passato diversi giorni in piena incazzatura e depressione.

#possession from Your Local Furry Loser

Autoritratto.

Mi sono chiusa in casa, ho un pallore che manco a febbraio inoltrato ed ho persino ricominciato a giocare a Fallout. Parliamo di rattitalpa radioattivi e quaderni rovinati, non voglio sapere niente di nient’altro.
È che mi ha assalito lo schifo. Un po’ come se avessi riletto i miei appunti degli ultimi tempi trovando un mare di particolari nefasti che non avevo voluto notare mentre accadevano.
Ho demolito il muro di illusioni  ed è tornata l’incazzatura nera.
Di colpo.

#gas cloud from The Big G's Stomping Ground

No, mai pensato. Ho un carattere di merda e sempre avrò un carattere di merda.

I giorni dopo la caduta del muro leggevo i social e mi giravano i coglioni.
Tutta quella gente pronta a giudicare, a stronzeggiare, a parlare di tutto senza capire un cazzo di niente. Proteine, mascherine, carboidrati, ferragnez, il giallo dell’estate, il distanziamento in spiaggia, il divieto di ballo dopo le 18.

In pieno stile Footloose.

Alle cinque e mezza del mattino bevevo il caffè e alle cinque e 45 già ne avevo pieni i coglioni.
Ero arrivata al punto di pensare che basta, basta coi video, basta con le storie, basta con la mia presenza ingombrante in rete. Basta e basta. 
Un po’ sospetto che fosse l’alimentazione sbagliata (ne parlerò, non oggi, ma ne parlerò), ma un po’ è stato perché semplicemente il mondo a me fa schifo e le poche volte che oso mettere il naso fuori dalla mia stanza la puzza di vecchio e stantio e di marcio mi invade e mi sorprende sempre. Me lo dimentico, quanto fa schifo, là fuori.
Ogni volta è come se fosse la prima volta.

Tumblr: Image

Non si può bere manco il caffè in santa pace.

Poi ho ricominciato a mangiare le mie cose normali.
La pizza surgelata allammmmmerda, la nutella, le merendine.
La droga ha rimesso in moto il cervello ed io ho ricominciato a vedere.
Ho ricominciato a provare a fare qualcosa. Ho ricominciato a guardare film senza detestarli dal primo fotogramma. A giocare ad Isaac senza annoiarmi alla prima stanza. Ad ascoltare questa canzone qui a ripetizione. 
Ero pronta pure per una passeggiata, che il letargo ad agosto è lecito fino ad una certa.
E lì, nella mia prima uscita in spiaggia (in mezzo ad orde di turisti che sono pregati di andare a fanculo prima possibile) due ragazzini han voluto fare una foto con me perché mi seguono su TikTok.

E io così.

Non me l’aspettavo, è stata una cosa carina e un po’ mi ha riappacificato col multiverso.
Non tanto perché uno si senta un figo, ma solo perché l’evento ha rimesso un attimo in prospettiva le cose.
Davanti a me non c’era un odiatore senza faccia che rompeva i coglioni sulla cucina sporca o su che cazzo ne so.  Non c’erano quegli adulti frustrati che vanno in giro a lasciar commenti sperando di essere mandati a fanculo così possono svoltare la giornata.
In fin dei conti faccio roba per ragazzini e se la penso in questa maniera – se penso che sto facendo roba che mi fa divertire e che magari diverte pure loro – allora tutto diventa carino e riacquista un senso.
Un senso vago, nel qui ed ora, un senso che non vale niente (tra cent’anni saremo tutti morti, che deve valere?), ma pur sempre un senso.

#Le Traitre from Watch The Prism

Un saluto caro ai miei haters e a tutti gli stalker.

Mentre penso che dovrei citare il Barbaroffa linkando il suo video del lunedì dell’odio (dove parla ampliamente della frustrazione del caricare in rete contenuti) quest’ultimo mi tagga in una storia di mangiate.
Così io, che mi cibo soprattutto di piccoli gesti che nessuno si caga mai, io – dicevo – oggi mi sento bene.

Ti regalo questa ricetta facilissima, di un’insalata di patate e ceci che riempie parecchio ed è pure buona.
Però niente frigorifero, sennò diventa una pappa immonda che dobbiamo lanciare addosso a padre Karras.

Go, go, go!

Poveraccio.

Per preparare un’insalata di patate e ceci, per due persone, hai bisogno di:

  • 800 grammi di patate (peso preso dopo la pulizia);
  • 100 grammi di ceci secchi;
  • alloro e salvia per cuocere i ceci;
  • 340 grammi di yogurt greco bianco (2 confezioni da 170, insomma);
  • 60 grammi di rucola;
  • 20 grammi di olio da mettere nello yogurt + altro olio da mettere sui piatti per rendere tutto più fluido (io ne ho messi 10 grammi);
  • prezzemolo;
  • sale e pepe.

L’insalata va mangiata fredda e possibilmente senza metterla in frigo. Quindi lasciala riposare diverse ore, ti consiglio di prepararla la mattina per la sera.

La tentazione di usare i ceci in scatola è forte, ma ti invito a desistere: lo sai che si scoreggia forte. Quindi la sera prima mettili a bagno con un po’ di sale grosso (il sale li aiuterà a cuocere senza spappolare la pellicina).

Il giorno dopo li cuoci. Come?
Esaurite le 8-12 ore di ammollo sciacqua bene i ceci e poi cacciali in una pentola. Coprili con abbondante acqua, metti il coperchio e fai bollire. Quando l’acqua inizia a fare le bolle passa al semicoperto ed abbassa la fiamma fino al raggiungimento di un sobbollore.
Da lì in poi dipende dai ceci che hai acquistato e quanto li vuoi morbidi. In media io impiego meno di un’ora, a dispetto dei tempi secolari che di solito indicano sulla confezione.
Scolali bene.

Durante la preparazione dei ceci, occupati pure delle patate, che cuoceremo a vapore.
Perché a vapore? La risposta breve è che mi rompo il cazzo a lessarle, quella lunga è che al vapore riesco a controllare meglio il grado di cottura.

Pela le patate, lavale e poi tagliale a pezzi. Cerca di creare dei pezzi di dimensioni simili, così cuociono in maniera uniforme.
Metti poi le patate nel cestello della cottura a vapore ed inserisci quest’ultimo in una pentola riempita con un dito d’acqua.

Chiudi col coperchio e lascia cuocere per circa 25 minuti. Controlla ogni tanto il livello di cottura delle patate. Per sapere se son pronte, prendi un coltello e trapassale delicatamente. Se la punta del coltello entra nella patata senza problemi, puoi spegnere

Fai raffreddare sia ceci che patate, poi quando sono tiepidi metti tutto in una ciotola. Aggiungi il sale.

In un’altra ciotola metti lo yogurt greco e condiscilo con 20 grammi di olio, sale, pepe, prezzemolo e poi mescola.

Riversa la pappetta nelle patate e ceci e mescola bene.
Infine aggiungi anche la rucola tagliuzzandola con le forbici e mescola ancora.

Ci siamo. Ora devi aspettare che si raffreddi ed è sempre meglio fuori dal frigo: in frigo diventerà una pappa informe, come già ti ho detto (ricordi Padre Karras?).

Prepara le porzioni e troverai una roba più bella di quella che sono riuscita a fotografare:

E se pensi che quella foto sia brutta, guarda questa:

Vabbè, ci ho provato.

Ciao e buon appetito!

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Il riso della vendetta ( + I Sommersi e i Salvati)

Ai tempi di Auschwitzland ho taciuto.

Per gli immemori.

E potrei anche proseguire nel mio silenzio, per quel che vale. Purtroppo però sto (audio)leggendo I Sommersi e i Salvati di Primo Levi e tra una parola d’orrore ed una di sconforto certe sue analisi somigliano molto a quelle che per anni ho coltivato. Nel mutismo quasi più assoluto, poiché additare come falsa ed irrispettosa la narrativa anti-nazista porta soltanto ad un risultato: farsi insultare e farsi chiamare negazionista (o peggio) da un branco di pirla patentati.
Non so te, ma io non c’ho mai avuto aspirazione a diventare un martire o semplicemente un lapidato.

Infatti, invece di torturarmi con le loro stronzate.

Però notando la durezza con cui Primo Levi si scaglia, negli anni settanta, contro ciò che oggi è diventata l’unica narrativa possibile, forse un paio di parole si possono pure spendere, a favore di Auschwitzland.
Sì, a FAVORE.

Comincia lo show

Certo, gli intenti della signora che ha indossato la maglietta non sono certo i miei. Non è questione di deridere o di sminuire una tragedia: è questione di marciarci sopra. Poiché è indubbio che da molto tempo i lager e tutto ciò che gira intorno all’Olocausto siano diventati redditizi. Le vittime – i morti e i sopravvissuti – sono state prima tiranneggiate dalla macchina della morte e poi svilite da quella dei soldi. Soldi creati da una lunga catena di eventi ed oggetti e, più in generale, creazioni con protagonisti ebrei con i pigiami a righe e cattivi con divise nere.

L’esempio principe.

La seriosità di un non luogo come Auschwitz (che si porta dietro quella di tutti i lager del Terzo Reich) si muta in parco di divertimenti quando tutto è messo là apposta per creare uno show. Uno show dove si piange, dove si insinua il senso di colpa, dove non si possono fare domande, dove si dimentica. Gli ebrei sono i Jedi, i Nazisti i Sith.
Del ricordo di ciò che è accaduto non rimane nulla. Questo ridurre a macchietta un evento storico di portata esagerata (talmente esagerata che la nostra società ha ormai le radici affondate in ciò che accadde), creando cattivi e malesseri stereotipati, non solo non serve… ma manca di rispetto a ciò che fu.
E fu, senza dubbio. Peccato che questo incessante riscrivere la storia (revisionismo costante, iniziato dalla liberazione e mai conclusosi) abbia cancellato del tutto il vero orrore.

Altro cagatone micidiale

La gente piange sul cappottino rosso così come si struggeva leggendo il Diario di Anna Frank, entrambi esempi didattici semplificati di un qualcosa di molto più immenso e non riconducibile ad immagini.
Ma in qualche modo bisognerà pur ricordare.
Forse.
Ma la retorica di Schindler’s List (col generale cattivo cattivo e la solidarietà dei prigionieri che si scaldano grazie alla fiammella della speranza, per citare due degli elementi più fastidiosi di quel film di merda) non somiglia alla realtà. Non è la realtà.
Eppure è diventata la realtà ed anche una riproduzione facile da commercializzare. Come una miniatura della torre di Pisa o del Colosseo.

Tutti vogliono un pezzo di Olocausto. Tutti cercano di guadagnare da un evento che dovrebbe atterrire. Da Israele al produttore di Hollywood, tutti uniti sotto la stella di David per sfruttare il dolore di chi non c’è ed è stato dimenticato proprio da questo appiattimento brutale.

Auschwitz: The Biscuit!

Ascoltando le parole di Primo Levi tante sono le risposte che trovo a domande che non ho potuto porre a nessuno. Perché CHIEDERE significa NEGARE e grazie a questo atteggiamento la verità si è persa per sempre. Rimane un sacrale silenzio su cui hanno costruito imperi miliardari e sanguinari. Rimane una specie di fede cieca che porta tanti a credere a numeri ed eventi raccontati e tanti altri a non credere, proprio perché ormai la finzione è più vera della realtà. Qualunque fosse la realtà, la si può cercare nelle parole di chi c’era ed oggi non c’è più.
Tutto il resto è propaganda post bellica e merchandising.

Detto questo, I Sommersi e i Salvati è un libro che ti auguro.
Così come questo riso con le patate, però mangiato FREDDO.

Sì, ho finito con le mie considerazioni profonde.

Seriamente, dammi retta. Questo riso è un piatto da mangiarsi freddo, altrimenti fa cagare.
Quindi lo chiameremo il Riso della Vendetta.

Go, go, go!

L’hai capita, vero? La vendetta è un piatto da servirsi freddo… sì, lo so, che battuta triste.

Per preparare il riso della vendetta, per due persone, hai bisogno di:

  • 200 grammi di riso. Quello che vuoi;
  • 500 grammi di patate (riso da prendersi dopo la pulizia);
  • 30 grammi d’olio;
  • rosmarino secco;
  • uno spicchio d’aglio;
  • 30 grammi di parmigiano;
  • sale.

Inizia mettendo l’acqua del riso a bollire. Mettine TANTA, perché la useremo anche per le patate.

Pela le patate, sciacquale bene e poi tagliale a tocchetti non tanto grandi (altrimenti ci metti una vita).
Scamicia l’aglio, ma tienilo intero.

In padella verso 30 grammi d’olio e metti dentro l’aglio ed un po’ di rosmarino.

Appena inizia a soffriggere, aggiungi le patate.

Falle insaporire un po’, aggiungi il sale. Quando iniziano ad attaccarsi sul fondo della padella niente panico ed aggiungi acqua di cottura.

Ora mettiti l’anima in pace, perché le patate avranno bisogno dei soliti 30 minuti di cottura (minimo). Aggiungi acqua, girale ogni tanto.
Rimarranno intere, ma si sfalderanno e piano piano creeranno una crema.

Quando sono quasi mangiabili lessa il riso.
Grattugia anche il parmigiano.

Scola il riso e caccialo in padella.

Fai assorbire il tutto. Poi caccia dentro anche il parmigiano.

Mescola bene ed ora fai raffreddare.
COMPLETAMENTE.

Prepara le porzioni ed ecco cosa dovresti avere davanti a te:

Ciao e buon appetito!

Pasta e patate quella con la provola.

Qualche tempo fa ho riproposto su TikTok la mia minestrina con le patate e sono stata attaccata da un’orda di napoletani urlanti.
LA PROVOLA! DOVE STA LA PROVOLA! ORRORE! TU NON DEVI CUCINARE, TU FAI SCHIFO!

Roba che ho dovuto armarmi perché pensavo mi volessero venire a prendere a casa.

Ho cercato invano di spiegare che la pasta e patate si fa un po’ ovunque e che ne esistono milioni di tipi e che non è che una escluda l’altra.
Ma niente. Urla ed ancora urla, risate sarcastiche, uèuè sciuèsciuè e jamme ja’.

Ecco.

Sì, questo è un post molto politically correct, tanto per fare una cosa nuova.
Non vi preoccupate, cari amici napoletani: la prossima volta si torna alla normalità e me la prenderò di nuovo con gli africani, gli omosessuali, gli zingari e persino con gli ebrei.
Ma oggi si parla di voi. Perché io la pasta e patate la so fare. E con me, da oggi, tutti i Kaiju divoratori di mondi che passeranno da queste parti.

Sento che le ronde di #odiareticosta stanno per sfondarmi la porta di casa, se non mi senti più sai perché

Detto questo, la ricetta è facilissima e bisogna avere solo due accortezze: trovare una buona provola (possibilmente fresca) e controllare il livello dell’acqua durante la fase finale della preparazione.
Ma ti spiego dopo, un passo alla volta.

Go, go, go!

Mi sembra giusto inserire un Totò pertinente.

Per preparare la pasta e patate quella con la provola, per due persone, hai bisogno di:

  • 180 grammi di pasta mista. Mi raccomando MISTA, sennò i napoletani si incazzano pure per questo. Sì, oggi le tue libertà fondamentali ti sono negate.
  • 500 grammi di patate, possibilmente rosse. Peso preso dopo la pulizia;
  • 60 grammi di pancetta affumicata tagliata a dadini;
  • uno spicchio d’aglio;
  • una costa di sedano;
  • una cipolla;
  • 20 grammi d’olio;
  • 150 grammi di provola affumicata. O scamorza. Insomma, quella fresca di bufala è meglio, ma se non ce l’hai puoi usare la scamorza secca;
  • 50 grammi di parmigiano grattugiato;
  • 5 pomodorini;
  • una crosta di parmigiano (facoltativa, ma ci sta da Pazuzu);
  • sale e pepe;
  • acqua.

 Prima di iniziare metti una pentola d’acqua a bollire.

Ora prepariamo tutto.
Trita non troppo finemente una cipolla e la costa di sedano.

Taglia a pezzetti i pomodorini.
Pure l’aglio (e taglialo a metà, togliendo prima la parte centrale, che rende tutto indigeribile).

Riduci a dadini la provola (o la scamorza).

Grattugia il parmigiano a polvere.
Taglia a pezzi anche la pancetta.

Infine, se ce l’hai, taglia a pezzi anche la crosta di parmigiano.

Ora puoi pelare le patate e ridurre a pezzi pure loro, più o meno della stessa dimensione.

Ora scegli tu: se vuoi puoi mettere le patate in acqua, così non si ossidano. Che significa? Che si possono scurire leggermente.
Io me ne frego sempre, perché tanto la pasta e patate non la devo appendere al muro ma me la devo mangiare, ma tu fai come ti pare.

Ti serve una pentola in cui tu possa cuocere tutto e di cui possiedi il coperchio: la pasta e patate non ha bisogno di mille passaggi.
In quella pentola versa 20 grammi d’olio e fai soffriggere sedano, cipolla, aglio e pancetta.

Fai andare a fiamma bassa, girando spesso. La cipolla deve cambiare colore e pure la pancetta. Ci vorrà un po’, stacci dietro e non avere fretta che, come dicono in Norvegia, pe’ fa’ ‘e cose bone ce vo’ tiemp’.
Ecco a che punto devi arrivare:

A questo punto puoi unire le patate, insieme a del sale e del pepe.

Fai insaporire per circa 8 minuti, girando spesso.
Poi caccia dentro anche i pomodorini.

Adesso chiudi col coperchio e fai cuocere a fiamma bassa per 20 minuti. Ogni tanto gira, controlla che non si attacchi sul fondo e nel caso usa una fiamma ancora più bassa.
20 minuti dopo avrai una roba del genere, davanti a te:

Ora abbiamo quasi finito, le patate cuoceranno giusto il tempo della cottura della pasta.
Quindi ricopri con l’acqua calda, però non esagerare: il risultato finale deve essere non una minestra, ma una roba papposa. 
Quindi metti poca acqua per volta, al massimo ne aggiungi se occorre.
Inizia mettere acqua sufficiente a coprire leggermente le patate.

Ora metti dell’altro sale (senza esagerare), alza la fiamma e porta a bollore.
Dopodiché butta dentro la pasta.

Mescola bene e ricopri la pasta con l’acqua. Se vedi che l’acqua è poca, aggiungine. MA POCA PER VOLTA. Assaggia anche il liquido, se manca sale è giunto il tempo di aggiungerne (ma ricorda che tra poco arrivano i formaggi ed hanno un loro grado di sapidità).
Fai andare la pasta con una fiamma alta, girando di tanto in tanto. Spegni un minuto prima del tempo indicato sulla confezione.
Devi ottenere una cosa papposa:

Che diventerà ancora più papposa. Perché ora butti dentro il parmigiano:

Mescoli bene.
E poi la provola. Non tutta per volta. Qualche dadino, poi mescola e poi ancora qualche dadino. Così la distribuisci meglio.

A questo punto il formaggio inizierà a filare. E se pensi che la temperatura non sia abbastanza alta, aggiunto il formaggio chiudi col coperchio per un minuto, così il calore agisce bene.
Poi mescola ancora ed otterrai una roba super appiccicosa. Talmente appiccicosa che fare le porzioni non sarà facile:

E ti mostro una forchettata, perché ho fame.

Ciao e buon appetito!