A Torino, quella volta in cui avevo forse 7 anni (mia sorella non era ancora nata), tra un po’ finisco sotto una macchina, in una superstrada.
Ricordo che la salto ‘sta macchina di merda, ricordo proprio di avere battuto la mano sul cofano e di averla scavalcata. Roba che manco Neo di Matrix.
I ricordi allegri di infanzia
Nessuno mi crede quando racconto queste robe. Come non credono al famoso aneddoto del gatto più grosso del mondo. Mia nonna dietro casa aveva una collina con gli orti e da quel verde scende un gatto così grosso, ma così grosso, che attacca il mio cane. Ok, era un carlino il mio cane, ma un gatto così enorme ha spaventato tutti. Ricordo lo sbigottimento di mia zia, di mio zio, di tutta Genova.
Per non parlare della mantide religiosa alta quasi quanto me, avvistata nel lontano 1998.
Oppure della mia bambola parlante, senziente e malefica.
Ah, no, aspetta, quello era un film.
Invenzioni o meno, le volte in cui potevo morire sono state tantissime e tutte cretine.
Esempio che merita: mio padre era convintissimo che i coltelli andassero tenuti con la lama rivolta verso se stessi, quando si andava in giro per la casa. Che non ha alcun senso, se ci pensi bene. Ma era fissato e quindi bon, tu obbedivi. E nella cieca obbedienza un giorno sono scesa in cantina col coltellaccio da cucina per prendere non so bene cosa.
Non scivolo, forse, sulle scale? Non precipito di schiena?
Non sono morta, ma ancora non so cosa mi abbia salvato a parte l’intervento di Pazuzu. L’istinto è riuscito a farmi aprire le braccia e non conficcarmi la lama nella pancia. Un miracolo puro.
Lo so, una morte degna del premio Darwin.
Sì, ho deciso che ti racconterò aneddoti a caso, ogni tanto.
Tipo quella volta che la Elisa tra un po’ crepava sul cavalcavia perché… no dai, te lo risparmio.
La realtà è che oggi ho poco da dire e stavo per scrivere un grosso e lungo post su Martina Colombari, ma la digestione ha fermato i neuroni.
Ho cambiato l’ordine dei miei pasti: mangio tutte le calorie disponibili di una giornata a pranzo, saltando la cena.
Risultato: sonnolenza e tanti rutti, la totalità delle mie forze è impegnata a far funzionare il mio stomaco. Forse parleremo di Martina Colombari domani. Oggi focalizziamoci sulla pasta e lenticchie.
Go, go, go!

C’ho un sacco di pensieri in testa ma poca coerenza nel narrarli.
Per preparare una pasta e lenticchie, per due persone, hai bisogno di:
- 180 grammi di pasta da minestre, tipo tubetti;
- 200 grammi di lenticchie secche;
- una cipolla bianca (non gigante, se è gigante usane mezza);
- una carota;
- una costa di sedano;
- 10 grammi d’olio;
- poco peperoncino;
- 80 grammi di pancetta tesa.
Le lenticchie non hanno bisogno di ammollo. Ormai lo sai, ma meglio ripeterlo.
Inizia a mettere una pentola piena d’acqua a bollire.
Occupiamoci degli ingredienti.
Trita la cipolla ed il peperoncino.
Taglia a pezzetti il sedano e la carota (non c’è bisogno di usare il mixer).
Taglia a dadini pure la pancetta.
Sciacqua bene le lenticchie sotto l’acqua.
Versa 10 grammi d’olio nella pentola in cui potrà starci tutta la madonna (pasta compresa) e metti dentro anche la pancetta.
Fai andare a fiamma bassa per un po’: la pancetta cambierà colore, rilascerà grasso e diventerà croccante.
A quel punto prelevala e mettila in un piattino, chiudendola con un coperchio per non farla congelare.
Butta cipolla, peperoncino, carota e sedano nel grasso della pancetta.
Fai soffriggere a fiamma bassa, girando spesso. Devi fare colorare tutto e la cipolla dovrà essere cotta. Ci vorranno almeno 5 minuti.
Qui dentro ora caccia le lenticchie e ricoprile con l’acqua calda che hai preparato.
Aggiungi un po’ di sale e fai cuocere finché le lenticchie sono pronte. Quanto tempo? Dipende dalle lenticchie ma quello che ti so dire è che i tempi della confezione sono sempre sbagliati. Quelle che compro io dichiarano non so quanti secoli di cottura, ma dopo 20 minuti le mie lenticchie sono già buone.
Se l’acqua evapora, aggiungine. Tieni conto che però non stiamo facendo un minestrone, quindi versane poca per volta.
Quando le lenticchie sono pronte, frullane circa metà.
Non è che devi misurarle: metti il mixer nella pentola e lo azioni un po’, in maniera casuale.
Qui dentro cuociamo la pasta.
Buttacela dentro.
Mescola bene ed aggiungi un po’ di acqua calda. Ricordo che non stiamo facendo un minestrone: è meglio aggiungerne poca per volta, mano a mano che evapora.
Dobbiamo spegnere il tutto 4 minuti prima del tempo indicato sulla confezione della pasta. Quando spegni assicurati che ci sia del liquido perché la pasta ne assorbirà, ma non a litrate.
Guarda la mia:
Quando la fase di cottura della pasta è finita, aggiungi la pancetta.
Adesso chiudi col coperchio e lascia riposare dai 5 ai 10 minuti (10 è meglio, ma magari stai morendo di fame). Se quando apri è troppo asciutto la prossima volta farai meglio, questa volta limitati ad aggiungere un po’ d’acqua. Tanto non lo saprà nessuno.
Prepara le porzioni, cospargi con un filo d’olio se occorre ed ecco cosa avrai davanti a te:
Ciao e buon appetito!