Guacamole (circa)

Essere un foodblogger classico deve essere facile. In questi momenti di zero ispirazione  basta che ti guardi intorno e trovi sicuramente qualcosa di cui (s)parlare: del figlio che si droga, del marito che si mette la tua biancheria di nascosto, del cane arrapato che si fotte i peluche (letteralmente).
Io mi guardo intorno, invece, e trovo il VUOTO.

Meno male, ho il pubblico che mi merito.

Mi sforzo. Ci provo. Ti posso raccontare che Deboroh qualche giorno fa ha cagato sul tetto e che pulire – credimi – non è stato facile. Per fortuna non ho dovuto farlo io (sia lodato Pazuzu, sempre sia lodato).

Sempre Deboroh, la settimana prima, ha cagato pure sul tappetino del bagno, urlando e guardandomi fisso negli occhi. Attimi di terrore. Attimi di sgomento. Attimi alle cinque del mattino.
Roba peggiore della testa di cavallo del Padrino.

Scene indimenticabili.

Deboroh che cerca di violentare Piccettino.
Deboroh che entra in casa.
Deboroh che esce di casa.
Deboroh che ci ripensa ed entra di  nuovo.
Deboroh che decide che fuori casa è meglio.
Deboroh che urla attraverso la porta a vetri ed io che urlo Hai rotto il cazzo, ora stai fuori.

Ah, le gioie di avere un felino adolescente, signora mia. Ma come crescono in fretta, sa?
Un attimo son bambini e l’attimo dopo non lo sono più.

Vogliamo metterci a parlare del tempo?

Va beh. Guacamole sia.
Ah, un Guacamole CIRCA, perché la ricetta originale (che io ho rubato a Stefano Barbato) prevede il coriandolo fresco che io non ho mai visto in natura e difficilmente vedrò. Sostituito col prezzemolo, che tanto è verde uguale, chi se ne accorge?

Go, go, go!

Daje!

Per preparare il guacamole (circa), con cui mangiano in 2 ma senza esagerare, hai bisogno di:

  • 250 grammi di avocado (circa 2);
  • il succo di un lime;
  • un pomodoro grande, di quelli da insalata o che riempiresti di riso;
  • prezzemolo;
  • un peperoncino fresco piccante (verde nella ricette originale, io mai visto in natura);
  • sale e pepe;
  • tabasco;
  • mezza cipolla bianca o uno scalogno;
  • pane + 200 grammi di salmone affumicato per accompagnare (o tortilla, se non vuoi il pane. O una piadina).

Parentesi per l’avocado. Lo guardi, lo tasti soprattutto alle estremità. È duro? Lo lasci al supermercato. È morbido? Prendilo, è maturo e pronto per essere divorato.

Ti presento il pomodoro:

Decapitalo e con un cucchiaino leva tutta la parte liquida e troppo molle.

Taglia poi quello che rimane in dadini piccolissimi.

Fai un trito con prezzemolo e cipolla, usando il mixer.
Spremi il lime.
Trita il peperoncino.

Apri l’avocado, togli il nocciolo, scavalo per togliere la buccia e mettilo in una ciotola.
Schiaccialo e riducilo in pappa.

Aggiungi sale, pepe e succo di lime.

Mescola ancora, togliendo eventuali grumi e pezzotti. Deve venire una crema.

A quel punto aggiungiamo pure il resto.
Prezzemolo e cipolla e mescoli.

Pomodori e peperoncino e mescoli ancora.

Mescolando e mescolando e mescolando ancora viene fuori una roba del genere:

Che te ne fai?
Boh.
Quello che vuoi. Per esempio puoi condirci delle fette di pane crostinate con sopra pure del salmone affumicato.  Oppure tortilla o piadina… ma il pane è decisamente più buono.

Ciao e buon appetito!

Fusillotti con ricotta e piselli

Torno a ribadire quella roba là che le casalinghe del web non vogliono capire in nessun modo.
Quale?
Che la prova costume non esiste? No.
Che lo zafferano non si mette nel caffè? No, ma è vero anche questo.
Che col cazzo che il riso si tosta se ci metti l’olio? Nemmeno, ma vedo che stai attenta.

Un giorno ribadiremo anche che la pasta alla norma non ha le melanzane gonfie d’olio e che si scrive AMATRICIANA e non MATRICIANA.

No, torno a ripetere quello che è stato il mio mantra per tanti – pure troppi – post nel blog: la ricotta, soprattutto se di bufala, non si cuoce.
Un po’ come le fave non si sbollentano, la verdura non si prepara inserendo il dado a cazzo e nel burro d’arachidi non ci si mette l’olio di oliva.

La mia teoria è che queste comprano la ricotta confezionata e che questa sia così finta, ma così finta che non sanno manco di che stanno parlando.
Un po’ come quando senti un siciliano sbraitare di pizza e a te viene un po’ da piangere e fai sìsì con la testa giusto per non litigare.
E allora io mi metto a parlare di polenta ed osei, va, pure se vivo in terronlandia.

Io che brucio le casalinghe.

Sono convinta che per loro non ci sia differenza tra una robiola, una philadelphia ed una ricotta e che non conoscano l’eterna sorpresa di assaggiare una ricotta fresca e scoprire se è mondiale o solo appena appena appena passabile.
E quando è mondiale uno col cazzo che ci mette dentro qualcosa. Niente olio, niente burro, niente parmigiano. Solo acqua e manco tanto calda che poi la ricotta si offende e ti caglia tutto. Per spregio.

Go, go, go!

CARICHI!

Per preparare dei fusillotti con ricotta e piselli, per due persone, hai bisogno di:

  • 180 grammi di fusillotti;
  • 300 grammi di ricotta, meglio se di bufala;
  • qualche foglia di menta;
  • sale, pepe;
  • 350 grammi di piselli. Se li prendi freschi, comprarne un chilo.

Innanzitutto ti tocca sbaccellare i piselli. E no: quelli surgelati fanno cagare e quelli in barattolo proprio non esistono nell’universo del Kaiju.
Siamo in stagione, quindi compra i baccelli e divertiti: fidati che ne vale la pena, tutto un altro mondo.

Se non lo fai guarda che poi in qualche modo lo scopro e poi vengo a casa e ti prendo a calci.

Li cuoceremo al vapore per una semplice ragione: non ci servono grassi aggiuntivi, quindi niente padelle.
Come si fa a cuocere i piselli al vapore? Molto semplice.
Prendi il cestello del vapore.
In una pentola versa un paio di dita d’acqua, metti dentro il cestello per prova e guarda il livello del liquido: l’acqua non dovrà mai toccare la verdura, quindi deve essere SOTTO ai buchetti del cestello, ok?
Detto questo, togli il cestello, chiudi la pentola col coperchio ed accendi una fiamma ed aspetta le bolle.
Appena bolle metti il cestello e riempilo coi piselli.

Richiudi col coperchio, abbassa la fiamma al minimo ed in 4 minuti scarsi i piselli sono pronti. Assaggiali, chiaramente: non devono essere sfatti, abbiamo i denti per un motivo, no?

Appena sono pronti spegni la fiamma e togli il coperchio (altrimenti continuano la cottura, pure se il fornello è spento).

Metti l’acqua della pasta a bollire.
In una ciotola caccia la ricotta.
Ora bisogna ammorbidirla con un po’ d’acqua, per creare una crema densa ma compatta. Puoi usare quella della pasta a patto che non sia strabollente (altrimenti distruggi la ricotta).
Versane poca alla volta, mescola e fermati quando hai formato la crema:

Ora qui dentro butta i piselli, del sale, del pepe ed un po’ di foglie di menta spezzettate con le dita. Mescola bene.

Prepara la pasta, conserva la sua acqua che magari ci serve, e poi cacciala nella ciotola.
Mescola il tutto, bagnando con l’acqua di cottura nel caso la crema si fosse addensata. Sempre poca per volta, che ad aggiungere si fa sempre in tempo.

Prepara i piatti e davanti a te dovresti avere una cosa simile:

Ed ora i valori nutrizionali.
Ecco cosa c’è nel tuo cazzo di piatto:

  • 660 calorie;
  • 76 grammi di carboidrati;
  • 37 grammi di proteine;
  • 23 grammi di grassi.

Ciao e buon appetito!

Penne con stracciatella e pomodorini ( + Tempi duri, per Zio Cleto)

Ripensa a tutte quelle cene di famiglia. A Natale, a Pasqua, al matrimonio di zia Martina, alla festa di disintossicazione di Christiane F, al battesimo di tua cugina Fabiana Inculamorti.
Pensa a quando tu stavi lì e mangiavi le polpette, in silenzio e poi zio Cleto prendeva la parola. E TUONAVA, con tono sicurissimo e completamente a cazzo (in fondo stavamo sbafandoci di spaghetti al sugo, nient’altro) I froci fanno schifo!

E tu volevi goderti la cena, ma a questo punto è difficile.

Le altre 76 persone a tavola, nonna compresa, continuano a guardare il piatto, Mara Venier alla tv oppure si domandano Ma perché non hanno ancora tolto la plastica dai cuscini del divano?
Si sta sudando freddo? C’è un silenzio imbarazzato?
Perché nessuno si caga Zio Cleto?

Musica d’atmosfera.

Non perché – come erroneamente potremmo pensare – siano tutti d’accordo con lui. Il silenzio non significa niente. Soltanto che, forse forse forse, non han voglia di discutere. Che alla fine non ne vale la pena. Che Zio Cleto è un coglione e viene pure spalleggiato da quel deficiente del cugino del cugino del cugino della moglie di tua sorella che è pure peggio. E speriamo che Nonno Palmiro stia zitto altrimenti qui ci sanguinano le orecchie a tutti quanti.

Nelle migliore delle ipotesi arriva il giovane ribelle di casa e comincia a litigarci. Ma Zio Cleto mica si sente intaccato dalle opinioni forti dell’adolescente di turno: è un ragazzino, che vuoi che abbia capito della vita?

Stacchetto musicale che sdrammatizza.

Bene.
Questo era più o meno l’episodio tipico che si ripeteva, mese dopo mese, nei miei raduni di famiglia.
So per certo che la mia storia è uguale alla tua, perché le teste di cazzo nascono in ogni dove e di solito sono quelle che sbraitano di più. Però i tempi sono cambiati e se un giorno Zio Cleto poteva vivere tranquillo nella sua bolla protettiva composta da froci perversi, donne puttane e negri puzzoni senza sentire mai nessuno rivelargli la Verità Assoluta – ossia quanto fosse una grande testa di cazzo –  per lui oggi è impossibile.
Perché Zio Cleto ha la tecnologia in mano. Zio Cleto, oggi, vive con il cellulare tra le dita ed ha scoperto che esistono pensieri multiformi e terrificanti, là fuori.

Bello sapere che l’ottusità del subumano oggi viene oltraggiata da pensieri più coscienti e positivi (e propositivi). Il problema è che il subumano mica cambierà mai idea: ormai è fatta, il suo cervello è atrofizzato già dal 1986 e lo sai che non si esce vivi dagli anni ottanta.
No, il subumano naviga per il web e comincia ad insultare la gente, a sbraitare pure lì contro la (sua) libertà d’espressione che sente minacciatissima dal tuo essere critico verso quelli come lui.
Insomma, mica puoi dirgli che è un omofobo. Perché è un insulto. Però lui rivendica il diritto sacrosanto di andare in giro a dire che le checche non erano previste nel disegno divino e che dovrebbero essere messe a morte.

Qualcuno consegni un nobel per la logica a quell’uomo!

Io, Pizzakaiju, ho incontrato diversi individui del genere nelle ultime settimane.
Dove? In un gruppo di cucina, ovvio. Vogliamo forse farci mancare qualcosa?

Accade che giro un paio di video contro l’ottusità del cattolico medio (guardandomi bene dall’insultare Chiesa Cattolica o Papa, che le querele son dietro l’angolo). A casa mia, nel mio canale Igtv, senza rompere i coglioni a nessuno. Chi vuole, clicca e guarda.
Cosa c’entra con un gruppo di cucina? Nulla.
Però queste persone decidono di smettere di volere avere a che fare con me, nel campo della cucina, per MOTIVI RELIGIOSI.
Pizzakaiju tira fuori la carta del raziocinio e spiega loro che religione e mangiare non c’entrano niente e che questo integralismo non è accettabile.
Risultato prevedibile: mi si risponde che ho violato “le leggi di Instagram” e che loro non sono integraliste religiose, sono io ad essere volgare e scorretta.

Quando incontro certa gente, mi viene in mente sempre questa scena.

Bene.
Mi sembra giusto precisare anche qui che l’integralismo religioso è proprio estendere la propria fede su qualsiasi aspetto della vita altrui: far tacere gente sul web per le proprie opinioni sta solo qualche decina di passi sotto all’andare ad ammazzare gente in una redazione di un giornale perché han parlato male di Maometto o di cazzo ne so. Sono figli dello stesso atteggiamento, quel che è differente è la quantità di sangue versato.

Quindi io ho un invito molto semplice: non cliccate in giro a cazzo, se non siete in grado di accettare l’esistenza dell’altro.
Nel web c’è una quantità di informazioni che è chiaro che non siete in grado di accettare, quindi non uscite dalla vostra zona di comfort. Continuate a contornarvi di omofobi, sessisti e, più in generale, di stronzi. Va bene così.

Ed il messaggio è: sì, ho detto che gli omofobi e i sessisti sono stronzi. Se ti ritrovi in questa categoria, fatti delle domande.

Però se cliccate dove non dovevate, se vi trovate col cervello melmoso perché i vostri neuroni han dovuto ascoltare robe per cui non erano pronti, prendetevela con voi stessi.
L’internet non vi appartiene né vi somiglia e se non siete in grado di accettare il diverso, non accettatelo: ma almeno non andate in giro a sfracassare le palle agli altri per i vostri limiti evidenti.
Insomma: avete un mezzo meraviglioso tra le mani e finalmente potreste levellare da deficienti a deficienti che cercano di applicarsi. 
Non volete farlo? Bene. Lasciate che le (altre) persone mature dialoghino tra loro e voi continuate a portarvi dietro il rosario, la statuetta di padre pio e le vostre sicurezze medievali. Senza però aspettarvi che qualcuno vi comprenda o capisca. Non più.

Risultati immagini per monty python

Ma come si permettono i Monty Python?

Ora mangiamo.
Sì, pure te che c’hai l’integralismo cattolico che scorre forte dentro te, perché io non rifiuto un piatto di pasta a nessuno.

Siccome avevo della stracciatella avanzata dalla ricetta di qualche giorno fa, ho fatto un’altra ricetta più semplice di questa perché non so cosa accada da te, ma da queste parti i pomodorini gialli sono una merce RARISSIMA. Quindi ci voleva un’alternativa con i datterini, che sono i miei pomodori preferiti.
Go, go, go!

Per preparare delle penne con pomodorini e stracciatella di bufala hai bisogno di:

  • 180 grammi di penne;
  • un po’ di basilico;
  • 400 grammi di datterini, da usare in due momenti diversi. Van bene anche altri tipi di pomodorini, nel caso avessi difficoltà a trovare questi;
  • 30 grammi d’olio;
  • uno spicchio d’aglio;
  • 200 grammi di stracciatella di bufala;
  • 2 acciughe sott’olio.

Metti l’acqua della pasta a bollire.

Lava 200 grammi di datterini e tagliali a metà. I datterini non hanno la testa cocciona, quindi non c’è bisogno di decapitarli. Se sono molto piccoli dividili solo in due parti, se sono più grandi in 4.
Se usi ciliegini o altri tipi di pomodorini, togligli la testa per i soliti motivi: è la parte più dura e spesso vi si annidano dei vermetti.

Versa 30 grammi d’olio, falli scaldare e fai soffriggere uno spicchio d’aglio tritato.

Aggiungi poi i pomodorini.

Appena si ammorbidiscono un po’ caccia dentro anche due acciughe sott’olio.

Questi pomodorini qui devono sparire del tutto, non formare un sugo. Abbiamo già parlato di questo procedimento in questa ricetta qui, ma riassumendo: rimarranno giusto le pelli e ci vorranno almeno venti minuti di cottura perché questo avvenga. 

Nel frattempo taglia a metà il resto dei pomodorini (o in 4, se sono grandi) e spezzetta un po’ di foglie di basilico.

Non dimenticarti mai dei pomodorini in padella, girali spesso ed usa una fiamma media.
Quando avranno questo aspetto vuol dire che siamo a buon punto:

È tempo di calare la pasta, che devi tirare fuori tre minuti prima del tempo indicato sulla confezione.
Tu continua la cottura dei pomodorini, girandoli sempre più spesso mano a mano che si sfaldano sempre più. Puoi anche abbassare un po’ la fiamma, se vedi che le pelli tendono ad attaccarsi sul fondo della padella.

Scola la pasta e cacciala in padella, insieme al resto dei pomodorini ed al basilico che hai messo da parte.

Concludi la cottura, girando di continuo.

Prepara le porzioni e su ogni piatto caccia la stracciatella, il pepe (ma pure il peperoncino), un paio di acciughe tagliuzzate ed un po’ di foglie di basilico decorative.
Ecco cosa dovresti avere davanti a te:

Ciao e buon appetito!