Cannolicchi con ragù bianco (+ il divismo ai tempi di TikTok)

Un pensiero mi sta facendo compagnia da qualche giorno.
Uno di quei pensieri felici, di quelli che ti rasserenano, calmano, galvanizzano.
Sei al supermercato, la gente mette di merda le mascherine e ti alita addosso, ti spinge, viola il distanziamento tanto gridato dai balconi.
Ma tu lì, tranquillo, perché quel pensiero ti fa compagnia.

Assolutamente sì, nulla può scalfirmi.

Invece di – come direbbe il saggio – mettermi nelle condizioni di capire peggio il mondo,  invece di lasciarmi andare a comportamenti più istintivi che razionali, io vengo protetta da quel pensiero. È la mia armatura, la mia corazza, la mia speranza.
Poiché sì, ne sono certa: Marco Montemagno ha senz’altro visto almeno un mio TutorialBrutto su tiktok.

Nei momenti di tedio e di noia, tra una startup che parte ed una che crolla, tra un 4chiacchiere col salumiere archeologo e quella con il tennista con la passione per le lumache, Marco Montemagno ha acceso TikTok. Marco Montemagno ha persino STUDIATO TikTok. Ed io SO che la mia faccia da culo è comparsa.

Sono sicura, perché Tiktok è fatto così: ripropone le stesse facce a rotazione ed ho la fortuna di essere tra quelli che circolano di brutto, là sopra.
Quindi SO. Non c’ho le prove, ma SO.
Montemagno mi conosce.
Montemagno ogni tanto mi vede.
Magari Montemagno mi odia pure, ma va beh, cerchiamo di non essere sempre negativi.

Magari reagisce così ogni volta che finisco nei suoi Per te.

Già che ci sono, parliamo del divismo spicciolo che tanto mi fa girare il cazzo da mesi a questa parte. Non che l’abbia inventato Tiktok, il divismo, sia chiaro. Non avevo forse camera mia tappezzata di poster ed erano gli anni novanta? Ma TAPPEZZATA, eh: arrivavano fino al soffitto.
Fiorello, Jovanotti, Kirk Cameron, Leonardo DiCaprio.
Ma pure Magalli, Chiambretti, Andreotti.

Però c’è da dire che tutta quella gente qualcosa combinava, per essere sul mio muro. Chi cantava, chi recitava, chi organizzava stragi di Stato. Insomma, si davano da fare.
Ora il divismo (dove quell’ora è da leggersi nell’ultimo ventennio) invade tutto e tutti, persino Pizzakaiju.
Io, che in preda alla fame ed allo scazzo accendo la fotocamera e dico stronzate, mi ritrovo a fare live su TikTok e a dover sentirmi PREGARE da bambini che vogliono essere salutati da me.
Tipo quelli che andavano a Tira e Molla e volevano farsi baciare dalla Sellerona, sulla guancia.

Sì, i  miei riferimenti televisivi risalgono alla precaduta del muro di berlino

All’inizio avevo preso sottogamba la questione, non mi era parsa nemmeno una questione. Poi ho scoperto che i tiktoktari e gli instagrammabili non rispondono a Direct e commenti. Che in molti si sentono dei divi con la scopa nel culo.
E che i bambini e i ragazzini sono talmente abituati a non essere cagati dai loro idoli da emozionarsi di brutto quando uno pronuncia il loro nickname in live, tanto da creare video e screenshot per dimostrare che il loro divo del momento li ha SALUTATI.
E no, così non va.

Io mi dissocio.

Innanzitutto se vi trovate a PREGARE qualcuno per ottenere la sua attenzione, forse quel qualcuno non è manco degno della vostra e dovreste valutare di andare a cercare intrattenimento da qualcun altro.
Ma poi rendiamoci conto che state idolatrando gente come me: cretini che si divertono a fare i cretini filmandosi e caricando tutto sul web. Alcuni ballano, altri recitano, altri fanno tutorialbrutti di cucina, ma sempre i cretini stiamo facendo.

Tipo questo signore qui.

Se accendi la fotocamera puoi unirti a noi e fare il cretino pure tu e se il Dio del Web lo vuole, puoi avere pure tu la tua nicchia di followers che ride per le tue battute.
Insomma, nessuno di noi è John Lennon.
Ma anche fosse. Mettiamo pure che io sia il Ringo Starr della cucina Brutta.
Crediamoci anche solo per un istante.
Che motivo c’è di credere che essere cagati da me abbia qualche valenza? Che cosa c’è di così trascendentale nell’avere a che fare con la persona celata DIETRO alle cose che ti piacciono?
Salvo pochi casi (tipo con gli autori, quelli veri, tipo Herzog o Bergman) l’uomo è infinitamente più piccolo di ciò che crea. Anzi, ciò che crea è il suo modo per sublimare la sua persona. Esterna la sua parte migliore, le dà una forma, spesso manco volontaria. Ciò che dovresti apprezzare è la creazione dunque, non il creatore. Che di solito è uno stronzo megalomane, quando non un inutile coglione.

Sì, oggi un post molto intenso, quasi più di questo sguardo.

Quindi non chiedermi di salutarti. Non pregarmi.
Esigi rispetto da quelli che stimi virtualmente, non elemosinare attenzioni spicciole.
Prendi quello che ti do e godine, indipendentemente dalla mia orrida persona. Ed oggi ci mangiamo – ognuno a casa propria, distanziati ma felici – un ragù bianco.
Saluto mia mamma, tutti quelli che mi conoscono e Go, go go! 

Mi raccomando, CARICHI!

Per preparare una pasta al ragù bianco, per due persone, hai bisogno di:

  • 180 grammi di cannolicchi rigati o altra pasta corta (ma pure lunga, chi sono io per comandarti?);
  • 400 grammi di macinato di vitellone. Che sia un po’ grasso, altrimenti alla fine dovrai aggiungere olio;
  • 150 grammi di vino bianco buono, non il tavernello. Io ho usato una falanghina. Ricordati che l’alcool va a fanculo, il gusto rimane.
  • un litro e mezzo di brodo vegetale, preparato con sedano, carota, cipolla e sale grosso;
  • 20 grammi d’olio;
  • sedano, carota e cipolla per il soffritto. In quantità uguali.
  • ricotta salata piccante o altro formaggio da mettere sui piatti. Poca roba, non deve coprire (talmente poca che non l’ho pesato);
  • sale e pepe.

Per preparare il ragù avrai bisogno di 40 minuti ma bisogna pure farsi il brodo.
E lo so che io sono quella che ha millantato il dado per una vita, ma ho cambiato idea. A furia di bestemmie ho educato il mio palato al brodo vegetale fatto in casa ed ora non si torna più indietro: 40 minuti di attesa per una roba che proprio è INFINITAMENTE più buona. In fondo il dado sa di sale. Il brodo vegetale c’ha i sapori che ci metti.

Come si fa?
L’ho spiegato cento volte, ma lo rispiego.
In un litro e mezzo d’acqua metti una carota, una cipolla pelata tagliata a metà, una costa di sedano e del sale grosso (un po’ meno di quello che useresti per cucinare la pasta). Poi ci cacci pure quello che hai in frigo. Qui c’è una mezza zucchina e pure dei fagiolini.

Chiudi col coperchio e da quando bolle conti 40 minuti.

Finito questo, iniziamo col ragù.
Fai un trito con cipolla, sedano e carota. Usa il mixer perché ci serve tritato piccolo piccolo.

Versa 20 grammi d’olio in una pentola di cui possiedi il coperchio e caccia dentro il trito di verdura.

Fai soffriggere a fiamma bassa e gira spesso. la verdura deve ammorbidirsi e perdere volume.
Dopo circa una decina di minuti caccia dentro il macinato.

Distruggilo con un cucchiaio, fai rosolare su ogni lato. Tutta la carne deve cambiare colore.
A quel punto versa 150 grammi di vino.

Alza leggermente la fiamma, fai evaporare la parte alcolica.
A questo punto abbassa la fiamma al minimo, aggiungi sale e pepe (senza esagerare per entrambi) e poi copri col brodo. Il brodo deve essere poco sopra al livello della carne. 

Sposta la pentola sulla fiamma più piccola che hai, socchiudi col coperchio e adesso si parte con la cottura. 40 minuti. Se il brodo dovesse evaporare, aggiungine dell’altro. Poco alla volta, non stiamo facendo una minestra.

Dopo i 40 minuti continua la cottura, ma metti a bollire l’acqua della pasta.
Prosegui la cottura del ragù fino all’arrivo della pasta ed alla fine il liquido dovrà essere quasi tutto evaporato: 

Prepara la pasta, cacciala dentro al ragù e mescola.

Ci siamo! Finalmente si mangia.
Prepara le porzioni ed ecco cosa dovresti avere davanti a te:

Se vuoi spolvera col formaggio grattugiato, se non vuoi non farlo (ma ci sta bene).

Ciao e buon appetito!

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