Oggi ci sfondiamo di carne.

Forse ho già usato questa gif.
Vado dal macellaio di fiducia per chiedergli un pollo ed esco con in regalo due chili di cinghiale. Che io l’avevo giusto mangiato al ristorante ed ancora manco avevo capito se mi piacesse o meno (sei grammi scarsi di cinghiale annegati nel vino non sono abbastanza per il mio palato). Mi immaginavo una roba molto difficile da preparare e dai dubbi risultati. Magari carne dura, molto masticosa.

Pensavo avrei passato la serata così.
Invece il risultato è stato spettacolare. Sapore forte, consistenza morbidissima. E digestione lenta, sei avvisata.
Siccome il cinghiale è una roba selvatica, va smorzato l’odore di selvaggio (e pure il gusto), dunque bisogna imparare a gestirlo.
E gestirlo è una sonora stronzata.
È sufficiente marinarlo nel vino per 24 ore, prima di partire con la cottura scelta.
Partiamo col tutorial.
Go, go, go!

Si comincia.
Per marinare un chilo e mezzo di cinghiale hai bisogno di:
- una bottiglia di Chianti (o di altro vino rosso corposo);
- 2 spicchi d’aglio;
- 20 bacche di ginepro;
- una cipolla bianca;
- una carota;
- una costa di sedano;
- 5 grammi di pepe in grani.
Per cucinare poi il cinghiale alla cacciatora, sempre con la stessa quantità di cinghiale, hai bisogno di:
- il chilo e mezzo di cinghiale che hai marinato;
- un battuto con 2 carote, 2 coste di sedano, una cipolla;
- 2 spicchi d’aglio;
- 20 grammi di bacche di ginepro;
- una noce;
- un rametto di rosmarino, un po’ di salvia;
- 3 scatole di pelati (nel mio caso Mutti, non so se il peso è uguale per ogni marca);
- una bottiglia di Chianti (o altro vino rosso corposo);
- 150 grammi di olive di gaeta;
- 2 cucchiai d’olio.
Vai a fare la spesa, così cominciamo.

Anche gli eroi devono mangiare.
Il lavoro è un po’ lungo: la marinatura ha bisogno di 24 ore, il piatto finito di quasi due ore di cottura. Tuttavia ne vale davvero la pena: risultato spettacolare, sotto ogni aspetto.
Per quante persone? Noi ce lo siamo mangiato in due ed è rimasto giusto del sugo per qualche bruschetta. Immagino che sia però una dose per tre, se non si hanno stomaci importanti come i nostri.
Ah, prima che mi dimentichi: ho rubato la ricetta dal solito Luca Pappagallo, ormai mio insegnante virtuale su quasi ogni aspetto culinario.
Inizia mettendo il cinghiale in un contenitore che possa contenere lui e tutto il vino. Se possiedi il coperchio tanto meglio, altrimenti ti tocca coprirlo con la pellicola.
Prendi le 20 bacche di ginepro e schiacciale leggermente con il dorso di un coltello: bisogna aprirle, ma senza frantumarle. Serve a fare sprigionare il loro odore.
Cospargi il cinghiale con le bacche.

Ne ho messe più di 20, in realtà.
Taglia a pezzi grandi la cipolla.
Raschia l’esterno della carota con un pelapatate e taglia a pezzi grandi pure lei.
Raschia anche l’esterno del sedano e taglia a pezzi grandi pure lui, lasciando anche le foglie.
Metti le verdure sopra il cinghiale, aggiungendo anche due spicchi d’aglio in camicia.
Sommergi tutto col vino.
Copri col coperchio (o con la pellicola) e lascia riposare per 24 ore. A temperatura ambiente (se si crepa di caldo, consiglio il frigo).
Con la marinatura abbiamo finito.
Fai passare le 24 ore come meglio credi: guarda Star Trek (e poi spoileralo a tutti, subito, mi raccomando), gioca a qualcosa, vai a farti una passeggiata, cerca di dormire almeno 8 ore.

Anche l’infilarsi una scopa nel culo mentre si sfogliano delle riviste di moda è un ottimo passatempo.
Ed ora la ricetta del cinghiale alla cacciatora.
Hai bisogno di una pentola sola: ma che sia capiente, con il coperchio ed antiaderente, poiché dovremo farlo sobbollire per un paio d’ore e meno sei costretta a controllarlo e più ti puoi fare i cazzi tuoi.
Trita tutte le verdure (2 carote, una cipolla, 2 coste di sedano). Se hai un mixer, meglio.
Metti due cucchiai d’olio nella pentola che hai scelto, falli scaldare ed aggiungi il battuto di verdure.
Aggiungi anche due spicchi d’aglio in camicia e del peperoncino.
Lascia andare il battuto per qualche minuto, poi buttaci dentro anche il cinghiale.
Aggiungi i 10 grammi di ginepro (bacche integre, in questo caso), il rametto di rosmarino ed un po’ di salvia.
Per quanto riguarda la salvia, io ce l’avevo in polvere concentrata. Se sei costretta ad usare quella essiccata da supermercato, fai prima a risparmiare i 2 euro e a non mettercela (puoi usarli per fare una partita a flipper, sono meglio spesi).
Ricopri tutto col vino.
Ed ora, l’angolo della strega: non si sa perché, non si sa percome ma a quanto pare c’è un trucco per levare ulteriormente l’odore di selvatico.
Bisogna inserire nel sugo una noce intera.

LA NOCE.
Quindi cacciacela dentro ed abbi fede, al massimo non serve ad un cazzo.
Fai andare tutto quanto a fiamma alta, senza coperchio, fino a quando non senti più l’odore di alcol. Ci vorrà un po’, in fondo abbiamo cacciato dentro un’intera bottiglia.
Quando l’odore alcolico sarà svanito, abbassa la fiamma ed aggiungi le tre scatole di pelati.
Mescola bene, spezzetta i pelati con un cucchiaio di legno. Poi chiudi e lascia sobbollire per un’ora intera.
Se hai usato una pentola antiaderente valida, non avrai bisogno di venirlo a controllare. L’unica accortezza che devi avere è quella di usare una fiamma più bassa possibile. Fiamma bassa ma che sia sufficiente a sobbollire, eh.
Trascorsa un’ora togli il coperchio, assaggia e sala se occorre. Lascia andare per altri 30 minuti, senza coperchio e sempre con la stessa fiamma.
Aggiungi ora le olive.
Ora dipende da quanto vuoi rappreso il sugo. Io ho fatto andare per altri dieci minuti, sempre con fiamma sufficiente alla sobbollitura.
Se il tuo sugo è ancora troppo liquido (perché la cucina non è una scienza esatta, dipende da tante cose) aumenta di quanto vuoi il tempo di cottura (dubito che la carne si possa rovinare).
Ecco il risultato finale:
Fai piatti e mangia:
Un’altra foto, perché era troppo buono:
Buon appetito e alla prossima!
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.