Gnocchi e vongole out of spice (+ tra Lovecraft e Nicolas Cage)

La questione è che io, un po’ – un pochino, pochissimo, quasi un’inezia – nel leggere Lovecraft mi cago il cazzo.

Qualcosa di malefico, di malsano, di impalpabile, di orrorifico, di terrorizzante, qualcosa che la mente umana non sa comprendere né toccare, mi sta venendo a prende… ah, no, è solo Jason.

Credo sia l’unico scrittore di cui ho letto tutto e più di una volta. Poiché – non lapidatemi – il suo stile di scrittura è così simile a se stesso, che la mia mente fatica a distinguere un racconto da un altro. Quindi devo ripassarlo.
Un po’ come quando guardi la filmografia di un regista tutta di seguito: dopo un po’ la tua mente assembla tutti i film insieme. Adoro Bergman, ma divido la sua carriera in due o tre filoni e in quei filoni non so distinguere la paternità delle varie scene.

Hai 3 secondi per dirmi da dove arriva questo.

Con Lovecraft ho lo stesso problema ed ho anche il tedio che l’immensità delle sue descrizioni a volte mi provocano. Non finiscono più. E dopo un po’ anche basta.
Ci sono dei racconti che mi si sono stampati nel cervello, racconti che i miei neuroni si raccontano la sera l’un l’altro per paura di dimenticarli. Altri, meh. Ed Il Colore Venuto dallo Spazio era uno di questi.

Scommetto che questa, in 3 secondi, la cogli subito.

Mentre guardavo Nicolas Cage e famiglia cucinare, andar nell’orto, curare gli alpaca e sclerare, cercavo di riportare alla mente il racconto di riferimento.
VUOTO ASSOLUTO.
Forse è stato meglio così, perché mi sono goduta il film senza valutare differenze o somiglianze, lasciandomi trasportare in una roba che giusto Yuzna ai tempi d’oro.

Te la ricordi la corruzione della carne che negli anni ’80 non guardava nessuno ma che ora sono piccoli gioielli cult? No? Mi sembra giusto.

Come sempre non ho alcuna intenzione di raccontarti la trama: guardati Color out of space e divertiti.
Ma ci tenevo a farti sapere che ce l’hanno fatta, che hanno fatto un film. E non solo han fatto un film, ma addirittura è MEGLIO DEL RACCONTO da cui l’han tratto. 
Perché io l’ho riletto (anzi, me lo sono fatto leggere) e tutta l’ultima parte – quando ormai la storia ha avuto il suo epilogo, quando si poteva andare tutti a casa, sciò, che non c’è più niente da vedere – non dico che sia superflua… ma in fin dei conti lo è.

Piccolissima anticipazione del film.

La potenza di un silenzio, di un’inquadratura lenta, di una panoramica del luogo non può essere paragonata a TRENTORDICI pagine di descrizione. Non ce la può fare la follia di H.P. paragonata a quella di un Nicolas Cage che sputa pomodori (sì, c’è Nicolas Cage e sì, sputa pomodori: scusa lo spoiler).

Ed Everybody loves Nicolas Cage.

Non voglio di certo mettere a paragone due media che non sono in competizione. È che siam sempre lì a ripetere quando ERA MEGLIO IL LIBRO11!1!! che per una volta che (forse, a mio modestissimo parere, IMHO) accade il contrario, sottolineiamolo.
E sottolineiamo pure che si tratta di un horror e che di horror decenti ne esce uno ogni dieci anni, quindi doppia vittoria.

Poi siamo anche qui a domandarci l’ovvio, di nuovo: Nicolas Cage è un attore della madonna oppure un cane impossibile? Sceglie parti sopra le righe o va in scena in preda alla follia pura?
Qui è misurato. Ha tenuto la follia a bada. Ha lasciato che il Colore sprigionasse il suo orrore in maniera subdola e sottile, impazzendo il giusto: c’era già Quella Cosa a creare destabilizzazione, non vi era necessità di calcare la mano.

sìsì, ancora due righe e veniamo tutti a tavola.

Con Yuzna questo Color Out of Space ha in comune non solo la corruzione della carne, ma pure la sottile ironia familiare di fondo ed un barlume di perversione sessuale che Yuzna adorava mettere in scena.
Non così esagerata (non siamo negli anni ’80, c’è qualche possibilità che il film venga effettivamente guardato da persone normali), appena appena accennata, ma c’è. Particolari che nel racconto di Lovecraft non esistono (anzi, non ricordo alcun racconto in cui la sessualità venga in qualche modo inserita).

Ho capito, andiamo a mangiare.

Film a tema, perché anche noi mangeremo un colore. Poiché mi dicono che lo zafferano ha un gusto, ma per me sa di GIALLO.
Però che coreografia, signora mia. Che scena. Che spettacolo.

Poi magari tu vivi in un posto strabiliante in cui puoi vedere persino gli elefanti volare e lo zafferano ha un SAPORE. Contenta per te.
Noi Kaiju ci dobbiamo accontentare della gioia cromatica.

Per l’occasione chiameremo questo piatto Gnocchi e Vongole Out of Spice.

Go, go, go!

Sembra una gif a caso. Ma lo è?

Per preparare degli gnocchi e vongole out of spice, per due persone, hai bisogno di:

  • 500 grammi di gnocchi;
  • 10 grammi d’olio;
  • un chilo di vongole. Meglio di più, non di meno;
  • una bustina di zafferano;
  • uno spicchio d’aglio;
  • del prezzemolo.

Metti l’acqua degli gnocchi a bollire e mi raccomando: non salarla. 

Trita del prezzemolo e partiamo.
Nella padella che useremo per cucinare (dove dovrà starci tutto il santopadre, quindi sufficientemente grande e di cui possiedi un coperchio) versa 10 grammi d’olio, caccia dentro uno spicchio d’aglio intero ma scamiciato e del prezzemolo.

Appena soffrigge, unisci le vongole.

Chiudi col coperchio, usa una fiamma medio bassa, ed attendi che si aprano. Ci vorranno circa 5 minuti, forse meno.
Quando si saranno aperte avranno lasciato del prezioso liquido che useremo per cuocere gli gnocchi. 
Ma prima di pensare a questo, leva le vongole dalla padella perché le dobbiamo sgusciare.
Per farlo aiutati con un colino ed un cucchiaio: cucchiaiata di vongole nel colino, vai scivolare l’acqua che si portano dietro e poi sposta le vongole nella ciotola.
Come detto, il liquido ci serve. 

Sguscia quasi tutte le vongole, lasciane giusto 4 o 5 a testa per decorare i piatti.

Nella padella ora c’è il liquido. Togli lo spicchio d’aglio e versa dentro una bustina di zafferano.

Mescola e valuta: se l’acqua è davvero POCHISSIMA, aggiungi una cucchiaiata di quella che hai scaldato. Altrimenti a posto.
Cuoceremo gli gnocchi lì dentro, ma non devono essere coperti. L’acqua deve raggiungere MASSIMO l’altezza di metà gnocco. 
Guarda qui, è poca:

Butta dentro gli gnocchi.

Ora devi starci dietro. Gli gnocchi sono pronti in pochissimi minuti (5 massimo) e dovrai girarli sempre per smuovere l’amido. Aggiungi acqua calda se evapora ed assaggia per sapere se lo gnocco è pronto.
Si formerà una crema, come per magia.

Prima di spegnere, caccia dentro le vongole sgusciate e fai andare ancora per 30 secondi, per scaldarle un po’.

Aggiungi ancora acqua se in questa operazione risultasse tutto troppo secco, l’importante è che quando spegni tutto sia abbastanza denso (non stiamo mica facendo una minestra).

A fiamma spenta unisci il prezzemolo.

No, non c’è bisogno di salare: l’acqua delle vongole darà la sapidità che occorre.
Porta la padella a tavola.

Prepara le porzioni e decora ogni piatto con ulteriore prezzemolo e le vongole che hai lasciato da parte.
Ecco cosa dovresti avere davanti a te:

Ciao e buon appetito!

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Il risotto del cinefilo svedese (con audio fuori sincrono e sottotitoli in bulgaro).

È tornata la loro stagione ed io è già la seconda volta che preparo il risotto con le fragole. Mica perché sia il mio piatto preferito, anzi, semmai proprio perché ogni volta fa cagarissimo. Ma in un modo diverso, eh, che ai cuochi dell’internet piace essere creativi. Che nel fare schifo c’è tutta un’arte complessa da apprendere.

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Un altro stanco di provare risotti alle fragole. Come non capirlo.

Avevo anche io inserito una mia versione orrenda, agli albori del blog. L’ho rifatta, il risotto è finito in giardino, ho cancellato il post. Perché sono una persona seria.

Poi ho trovato il video di Stefano Barbato, che di solito è uomo di fiducia, così ho provato per l’ennesima volta.
Anche perché è stagione – l’ho già detto, vero? – e l’uomo svedese continua a ripetere la stessa frase, in loop.

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Guarda che ho capito, è che non so come si cucinano.

Quindi da adesso in poi anche la tua vita sarà più facile e potrai mangiare le fragole nel riso carnaroli, come era tuo sogno proibito da sempre.

Come ormai sai, uno dei compiti di noi Kaiju è assegnare nomi improbabili a creature e pietanze, dunque chiameremo questo piatto Il risotto del cinefilo svedese (con audio fuori sincrono e sottotitoli in bulgaro). 
Nome breve, facile da ricordare, praticissimo. È prevista una versione in bianco e nero e pure una seppiata.

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Grazie per l’appoggio.

Per preparare Il risotto del cinefilo svedese (con audio fuori sincrono e sottotitoli in bulgaro), per due persone, hai bisogno di:

  • 200 grammi di riso carnaroli;
  • 250 grammi di fragole mature. Se da te sono ancora verdastre, lascia stare ed aspetta ancora un mese. So che puoi resistere;
  • 4 foglie di menta;
  • 65 grammi di panna fresca. Non usare quella a lunga conservazione, ma quella da montare (senza zucchero);
  • 35 grammi di parmigiano;
  • un po’ di timo. Io ho usato quello secco e, nonostante non sia paragonabile a quello fresco, ti assicuro che fa la differenza. Non ometterlo;
  • 25 grammi di burro;
  • uno scalogno;
  • un litro e mezzo di brodo vegetale. Se usi il dado, mettine 2.
  • 125 grammi di spumante secco. Non usare quello dolce, che sputtani tutto. Se ne sai quanto me, sappi che sulla bottiglia deve esserci scritto BRUT;
  • un cucchiaio di aceto balsamico di Modena;
  • un pizzico di sale.

Ammazza quanti ingredienti, eh?

Comincia col preparare il brodo vegetale. Come ormai sai io preferisco – stranamente, aggiungerei – il dado a quello di verdura fatto in casa. Tu fai come credi.

Mentre il brodo si avvia, dobbiamo tagliare le fragole a pezzettini.
Tutorial minimo.

Togli i ciuffi d’erba e taglia la fragola a metà:

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Ogni pezzetto ricavato deve essere ulteriormente tagliato a metà:

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Infine riduci tutto a pezzetti:

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Caccia le fragole in una ciotola ed aggiungi un po’ di sale. Poi mescola bene.

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Aggiungi 125 grammi di spumante e 4 foglie di menta (intere, non spezzettarle).
Lascia macerare per dieci minuti.

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Riposati per cinque minuti, che ci servirà lo spumante di macerazione.

A questo punto, se il brodo è pronto, possiamo partire con il risotto.
Innanzitutto tostiamo il riso a secco: pentola vuota, metti dentro il riso e fai andare e a fiamma medio bassa per circa 2 minuti.

Gira spesso, mi raccomando. Contemporaneamente togli le foglie di menta dalla ciotola delle fragole e, con l’aiuto di un colino, scola quest’ultime dal liquido.

Così:

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Appena senti odore come di pane tostato ed il riso avrà leggermente cambiato colore, puoi toglierlo e tenerlo da parte.

Pentola vuota? Metti i 25 grammi di burro.

Falli sciogliere e poi aggiungi delle foglie di timo e  lo scalogno tagliato in 4 parti grandi.

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Fai soffriggere a fiamma medio bassa per qualche minuto (due o tre son più che sufficienti). Ora leva lo scalogno con l’aiuto di una pinza.

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Versa il riso e fai assorbire il fondo di cottura.

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Versa il liquido delle fragole:

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Fai evaporare la parte alcolica usando una fiamma media, girando spesso.
Adesso aggiungi tre quarti delle fragole. Se non sei bravo in matematica, come me, si traduce in Quasi tutte.

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Circa così.

Ora cuoci il risotto come ormai sai: copri di brodo, non girare troppo spesso e versa liquido mano a mano che evapora ed il riso lo assorbe. 

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Assaggia e a  5 minuti dalla fine (più o meno) dobbiamo unire anche il resto delle fragole, che rimarranno leggermente più integre rispetto alle altre.
I tempi della confezione sono sempre inaffidabili. Io di solito metto il timer con i minuti indicati, ma tanto so che la cottura col cazzo che è pronta e che bisogna prolungare per almeno cinque minuti. Conosci il tuo riso, my friend. Ricordati che il risultato finale non deve essere né secco né zupposo.

Nel frattempo, gratta i 35 grammi di parmigiano.

A 5 minuti dalla fine, dunque, aggiungi le fragole rimaste.

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Continua la preparazione, assaggia per capire se i chicchi sono al punto giusto e poi spegni la fiamma, che mantechiamo.

Aggiungi tutto il parmigiano grattato, i 65 grammi di panna ed ancora un po’ di timo (senza esagerare).
Mescola bene.

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Lascia riposare, senza coperchio, dai 3 ai 5 minuti.
Ecco cosa dovresti avere davanti a te:

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Forma i piatti e su ogni porzione aggiungi qualche goccia di aceto balsamico e, se ce le hai, qualche foglia di menta.

Ecco qui cosa dovresti avere ottenuto, se sono riuscita a spiegarmi in maniera decente:

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Non è mondiale, ma ha un suo perché.

Ciao e buon appetito!