Nonono, qualcuno lo fermi, non sto parlando di quel NULLA.
Senza aspettarmi nulla, sia chiaro. Non ho mai condiviso perché CERCAVO, condividevo e condivido perché è la natura delle cose. Ho smesso di domandarmi i motivi e le ragioni di ciò che faccio da tanti anni, almeno un decennio ormai. Non per pigrizia, non per ignavia, ma perché la risposta non mi interessa.

Morla è il mio Animale Guida
E uno degli errori più grossi che ho fatto (ripetutamente, con estrema convinzione ed ostinazione ) è stato cercare questo qualcosa in qualcuno. Perché se io non so cosa fare di me eppure sono dotata di un cervello che funziona bene (pure troppo) che si interroga su ogni movimento, chi vive di impulsi casuali (cioè la maggioranza) cosa avrebbe potuto mai darmi?
E noi superstiti dobbiamo fare slalom tra i mostri, difendendoci come possiamo.
Un tempo dividevo le persone tra colte ed incolte, sceme ed intelligenti, interessanti e non. Ora non trovo più differenza.
Eppure guardo film svedesi sottotitolati in ungherese. Sono una persona con un certo spessore.
Io mi sento oppressa dal poco tempo. E pure dal troppo tempo. Non mi sento oppressa dalla mancanza di scopo, perché della mancanza di scopo ho fatto ragion di VITA (sì, pure io).
I giorni sono un po’ tutti uguali e così li ho desiderati io. So che qualsiasi cambiamento sarebbe per il peggio: andare a lavorare in un posto di merda, frequentare gente che mi sta sui maroni, socializzare perché si deve e non perché si vuole. Sono venuta a vivere in campagna proprio per ritirarmi dalla vita, ma questa vita è LUNGA. Ed è inevitabile che la curiosità mi porti qui e là, pure se la curiosità è davvero un po’ SPENTA, ormai.

Sì, ho capito, ho rotto il cazzo, ma giuro che non sto cercando di deprimerti.
O, meglio, non è vero. Vedo del positivo nel silenzio, nel camminare in mezzo al verde, nel fiume che diventa mare, nel gabbiano che viene a rubare il cibo del gatto la mattina. Queste cose mi piacciono, non sono depressa, non c’è niente che mi faccia sentire depressa. Però è rimasto solo questo.
Un tempo mi piacevano le persone per il motivo sbagliato. Perché avevamo qualcosa in comune o perché palesavano qualche interesse nei miei confronti. So che era sbagliato, perché a posteriori so che tutto quello che c’era era stato creato dalla mia testa. Non c’era niente, ma i neuroni lavoravano, impalcavano, cementavano. Come IO ho perso interesse, è crollato giù tutto. Ed ho perso interesse, spesso, perché creavo castelli sui cigli di burroni e non funziona, non può funzionare.
Non tutta l’architettura è in stile TimeLord. Purtroppo noi terrestri sottostiamo alle leggi della fisica.
E mi sento così. Non mi aspetto niente dal futuro, vedo l’esistenza come una roba che prima o poi finirà (aggiungerei per fortuna, ma non lo urlerei, eh, che di morir domani non ho intenzione) e non ho nulla da dire. Solo cazzate.
Potrei tenere un simposio su Van Damme, ecco, quello sì.
Io questo l’ho raggiunto. Fotte sega dello scatenare un’impressione, su questo sono in pace.

Sì, mi sento abbastanza potente da quel punto di vista.
Poi mi rispondo che non devo apparire interessante. Non c’è alcuna motivazione. Sono quel che sono. Non sono DI PIU’ se faccio un viaggio in India, se parlo di Herzog, di cinema finlandese, se discuto in latino. Non siamo NIENTE di tutto questo e cosa siamo non lo so, ma non siamo QUESTO.
Mi trovo però ad ammettere di essere in difficoltà nel momento in cui mi trovo a parlare con una persona nuova. Perché non l’avevo messa in conto, una persona nuova. Ed ora che si fa? Ed ora che si dice? Distanti, poi. Difficile creare una relazione, se non si hanno più argomenti. Se non si è più niente.
Gif a caso per ostentare grande saggezza
Non so più niente.Forse basta poter essere e permettere di essere.
Forse.

Confessando l’incofessabile senza che appaia mai come una ricerca di confessione e redenzione.
Siate maledette, pentole di merda.
Come sempre siamo nati per fare schifo e moriremo facendo schifo, lasciamo ai foodblogger stellati le foto instagrammabili, noi invece andiamo a mangiare.
In cucina e mi raccomando, bagna la lama del coltello che dobbiamo tagliar le cipolle. Serve ad un cazzo, piangerai lo stesso, ma sull’Internet dicono che si fa così.
- 200 grammi di riso carnaroli;
- 20 grammi di burro;
- 400 grammi di cipolle rosse. Peso calcolato dopo la pulizia (io ne comprerei il doppio, non si sa mai);
- 150 grammi di vino bianco;
- 100 grammi di gorgonzola. Ho usato quello piccante, ma io abito in Teronlandia e qui il gorgonzola sa di mascarpone. Se metti le mani su un gorgonzola vero, temo che le dosi dovrai gestirtele da solo;
- un litro e mezzo di brodo vegetale. Se proprio devi usare il dado, 2 dadi su un litro e mezzo.
Partiamo dal brodo.
Lo ripeto per la trecentomillesima volta: non usare il dado. Fallo per me. Non ci vuole un cazzo a preparare un brodo vegetale e soprattutto puoi farlo con qualsiasi cosa tu abbia in casa. Sì, si usa la santa trinità Sedano-Carota-Cipolla ma io ormai mi sono convertita all’usare TUTTO (ma proprio TUTTO) per prepararne uno.
Prendi la verdura che hai in frigo, la metti un litro e mezzo di acqua (salata con sale grosso, come se facessi la pasta), porti a ebollizione. Quando bolle chiudi col coperchio, abbassi la fiamma al minimo e fai sobbollire per 40 minuti. Ed è strabuono.
Mentre prepari il brodo, occupiamoci anche delle cipolle.
Devi pelarle e tagliarle in maniera grossolana.
Poi padella: 20 grammi di burro, cipolle.
Fiamma bassa, fai stufare per circa 40 minuti. Ma anche un’ora.
E qui c’è un po’ la foto triste, perché ho fatto la foto alle cipolle non in padella, ma dopo che le ho lasciate riposare per tutto il pomeriggio (perché ho cucinato la mattina per la sera).
Le cipolle saranno rosa trasparenti e belle appassite. Invece io te le presento blu merda:
Va beh, il più è fatto.
Prendi la tua padella-pentola da risotto. Fai tostare il riso a secco: fiamma bassa, gira spesso, un paio di minuti.
Dopodiché sfuma col vino.
Alza leggermente la fiamma, fai evaporare la parte alcolica.
Poi ricopri col brodo vegetale (che deve sempre essere in ebollizione).
Fai andare per circa 5 minuti, ossia fino a quando il riso si ingrossa leggermente.
A quel punto unisci le cipolle blumerda.
Si parte col risotto vero e proprio.
Versa il brodo mano a mano che evapora, ogni tanto mescola.
Assaggia per sapere se è pronto: i tempi della confezione sono sempre aleatori, l’unica cosa che ti può aiutare è la tua bocca.
Tecnicamente, il riso alla fine deve essere al dente ma cremoso, già prima della mantecatura finale.
Ma la cosa più sorprendente è che la cipolla blumerda, grazie al calore, è tornata ad essere rosa:
Prepara i piatti e su ogni porzione aggiungi il gorgonzola (che si scioglierà col calore del riso). Non lo mescoliamo dentro perché così non coprirà il sapore della cipolla e soprattutto ognuno se lo potrà dosare come desidera. Di sicuro non più di 50 grammi di gorgonzola per porzione.
E niente, direi che puoi impiattare e mangiare.
Ciao e buon appetito!
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