Pasta col pesce surgelato.

Come forse avrai notato qui sul blog siamo tornati alla normalità: ogni tanto scrivo ancora qualche approfondimento, pensiero, riflessione profondissima… ma il cazzeggio regna di nuovo. Cazzeggio e cibo.
Il motivo è semplice: se vuoi sentirmi dire stronzate continue mi trovi su instagram.

Un po’ è vero.

E quando scrivo continue intendo proprio H24. Inizio alle sei del mattino e finisco quando stramazzo a letto, dopo cena. Un kaiju reality che lèvati proprio.

Foto di cibo, insulti ai gatti, gite fuori porta dove parlo con le mucche e consigli cinematografici. In più ti becchi almeno due video al giorno: uno all’alba dove faccio il discorso alla nazione ed uno a pranzo, quando provo cibi spazzatura o dove, molto semplicemente, mangio.
Esempio illustrativo:

Quindi il mio consiglio è di venire di là. Che stamattina ho parlato di droga e di Christiane F e di un film che ho guardato ieri sera: sei sicurissima di volerti perdere le mie perle di saggezza?

Un po’ Instagram mi sta dando alla testa, lo ammetto.

Finiti i convenevoli, parliamo di pappa.
Nonostante viva al mare, la pescheria è aperta solo a luglio e ad agosto, con dei prezzi che manco una gioielleria specializzata in diamanti rarissimi. Quindi ho un po’ smesso di menarmela e sto provando il pesce surgelato: un pallidissimo riflesso del sapore originario, ma tutto sommato utilizzabile per preparare un primo non memorabile ma che sappia leggermente di oceano.

Quando scopri che la pescheria non c’è e mai ci sarà.

Preparare una pasta col pesce è facile, ma ci sono un paio di insidie che uno deve segnarsi perché poi dopo si mette a cucinare e ci rimane male.
Tipo dovresti tatuarti sulla pelle che il pesce surgelato, durante l’operazione dello scongelamento, perde QUASI metà del peso. Quindi se ti compri 600 grammi per due persone, rischi di crepare di fame.
Ma Pizzakaiju è qui per questo, per illustrarti – con foto di merda perché la macchina fotografica è ancora in assistenza – come mangiare in maniera decente pure con questi mezzi ittici per plebei.

Go, go, go!

Gif che simboleggia la luce che Pizzakaiju porta in ogni cucina, che sia di questo mondo o nello spazio profondo.

Per preparare una pasta col pesce surgelato, per due persone, hai bisogno di:

  • 180 grammi di pasta corta;
  • prezzemolo;
  • la buccia di un paio di limoni;
  • uno spicchio d’aglio;
  • 500 grammi di pesce. Acquistane un chilo. Ovviamente dipende da come si comporterà il pesce durante la fase di scongelamento, ma in generale butterai un sacco di acqua. Il peggio che può capitarti è che cucinerai una pasta ricchissima di buon pesce (con i conseguenti tanto gusto e tutta forza);
  • sale, pepe;
  • 20 grammi d’olio + un cucchiaio d’olio da mettere nei piatti.

Partiamo dallo scongelamento del pesce: ha bisogno di tempo, perché lo scongelamento ottimale lo ottieni solo in maniera leeeeeenta. Lo devi mettere su un piatto fondo (perché caccerà acqua) e lo fai riposare in frigo.
Vedrai che uscirà tantissima acqua, ogni tanto svuota il piatto.
Ci vorranno circa 24 ore.

Il giorno del cucinamento tira fuori il pesce qualche ora prima della preparazione, perché come sai il cibo è meglio cuocerlo a temperatura ambiente.

Sempre esagerata nelle tue esternazioni. Non è così terribile, dai.

Partiamo ora con la preparazione.

Metti l’acqua della pasta a bollire.
Trita abbondante prezzemolo.
Trita l’aglio.
Taglia a pezzi il pesce.

In una padella versa 20 grammi d’olio e fai soffriggere l’aglio tritato.

Appena è colorato cacciaci dentro i pezzetti di pesce.

Fai andare a fiamma media. Se dovesse cacciare ancora acqua e diventasse tutto super liquidoso, alza pure la fiamma.
Butta anche la pasta, perché tanto il pesce non ha bisogno di più di dieci minuti di cottura. 

Normalmente ti direi di fermarti quando il pesce ha cambiato colore:

Ma questo è pesce surgelato, quasi finto, e personalmente lo preferisco mezzo sbruciacchiato:

Spegni la fiamma e riaccendila giusto 30 secondi prima dell’arrivo della pasta, che devi tirare fuori (senza buttare l’acqua, che magari ci può servire) giusto un minuto prima del tempo indicato sulla confezione.

Ah, quasi dimenticavo: assaggia il pesce ed aggiusta di sale. Caccia anche un po’ di pepe.

Riversa la pasta nella padella, butta dentro parecchio prezzemolo e concludi lì la cottura, a fiamma alta. Dovesse servire, bagna leggermente con l’acqua di cottura.

Prepara le porzioni e su ogni piatto cospargi un cucchiaio d’olio, spolvera con pepe, altro prezzemolo e grattugia sopra del limone (a tuo gusto, sulla mia parte io metto un limone quasi intero).

Davanti a te dovresti avere un risultato simile:

Ciao, buon appetito e ricordati di seguirmi su Instagram!

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Gigantoni al ragù di Cthulhu

Si può cucinare qualcosa di buono – ma TANTO buono – e poi non avere le foto che lo dimostrino? In questo mondo in cui o condividi l’immagine sui social oppure non è mai successo, nessuno ci crede, sìvabbeh?

Eh, mi sa che si può. Perché io Cthulhu me lo sono mangiato, signori, ma non ho molti documenti che possano testimoniarlo.

Davvero spiacevole.

Cercheremo di arrangiarci poiché, già l’ho detto, la macchina fotografica è in assistenza.
In questo momento mi ha mandato una cartolina dalla Germania, dice che va tutto ok ma che non tornerà tanto presto. Dice che ha pure visitato il bunker degli ultimi giorni di Hitler (e di Bruno Ganz) e che salsicce e birra sono davvero spettacolari.
Ha detto anche di salutarti tanto tanto.

Lo so, è che non ho voglia di scrivere roba intelligente.

Comunque, problemi di definizione e vapori e roba sfocata che manco coi rullini negli anni ’80 apppparte, qualche piccola indicazione per cucinare il polpo più famoso del mondo posso egualmente fornirtela.
Dove non ci arrivano le immagini, ci arrivano le parole.
E subito partiamo col consueto Pizzakaiju and friends:

O, in questo caso, Pizzakaiju and the Old One.

Difficile sezionare un polpo e non pensare subito agli uomini pesce, a Innsmouth, alle corse a chiudere le porte coi chiavistelli mentre subumani cercano di catturarti per sacrificarti a Dei oscuri e malefici.
Impossibile non tornare alle ore trascorse immaginando ratti dalla faccia umana, quelle cercando di comprendere le architetture senza senso delle abitazioni stregate e quelle in balia dei ghoul parlanti, delle creature volanti. Di quel nastro che ripete incessantemente nomi misteriosi e quasi impronunciabili, poi, vogliamo parlare?

Yuggoth, Great Cthulhu, Tsathoggua, Yog-Sothoth, R’lyeh, Nyarlathotep, Azathoth, Hastur, Yian, Leng, the Lake of Hali, Bethmoora, the Yellow Sign, L’mur-Kathulos, Bran anche the Magnum Innominandum.

So che molti appassionati lovecraftiani stanno avendo una sincope solo leggendo queste righe.

Quindi, per semplice associazione di idee, chiameremo questo piatto Pasta al ragù di Cthulhu, sperando di non fare adirare il Dio per poi essere divorati nel salotto di casa (non prima però di avere divorato, a nostra volta, la causa della nostra dannazione e perdizione).

Ho fregato la ricetta a Luca Pappagallo, garanzia di cena da Pazuzu (che invoco sperando mi difenda in questa eterna lotta tra dei, semidei e demoni).

Go, go, go!

Ti voglio entusiasta.

Per preparare dei gigantoni con ragù di Cthulhu, per due persone, hai bisogno di:

  • 800 grammi di polpo. Se lo hai comprato surgelato, lascialo scongelare in frigorifero: lo metti in frigo, sopra ad un piatto fondo (sennò cola l’acqua ovunque) ed attendi. Ci vorranno minimo 24 ore;
  • 180 grammi di gigantoni;
  • 150 grammi di vino rosso;
  • 20 grammi d’olio;
  • la buccia di un limone o di un lime;
  • prezzemolo a volontà, sia gambi che foglie;
  • peperoncino, fresco o secco a seconda della possibilità:
  • sale, uno spicchio d’aglio;
  • 100 grammi di passata di pomodoro;
  • una carota, una cipolla rossa ed una costa di sedano.

Sappi che ci vorrà almeno un’ora di cottura, quindi preparati per tempo.

Intanto ecco la bestia che dovresti avere tra le mani:

Spero che tu te lo sia fatto pulire dal pescivendolo, perché io non ho intenzione di spiegartelo.
L’unica cosa che posso dirti è che c’è il becco e sta nella parta centrale della testa: lo riconosci perché è una parte dura. La devi togliere, tagliandola via o strappandola con le mani.

Per il resto devi solo tagliare il polpo a pezzetti non troppi piccoli. La parte finale dei tentacoli lasciala intera, poiché è troppo sottile.
Poi, per fare incazzare Cthulhu ancora di più, gioca col cibo e disponi il cadavere del suo simile su un piatto, divertendoti componendo allegri disegni astratti:

Tipo questo.

Scamicia uno spicchio d’aglio e poi schiaccialo.
Recupera pure qualche gambo di prezzemolo.

In una pentola (quella che usi per cucinare il ragù e che abbia un coperchio) versa 20 grammi d’olio e cacciaci dentro aglio e gambi di prezzemolo.

Lasciali sfrigolare cinque minuti, a fiamma medio bassa.
Poi butta dentro il polpo.

Il polpo rilascerà parecchia acqua ed il tuo compito è quello di stare lì, girarlo spesso, ed attendere che si rosoli in ogni sua parte. Il risultato finale deve essere una roba asciutta e bella colorata e ci vorrà del tempo, tipo 30 minuti.
Usa questo tempo per fare un trito col sedano, la carota e la cipolla: un trito grossolano, quindi niente mixer ma solo coltello.

Ricordati di levare la parte esterna del sedano e della carota con un pelapatate.

Dopo 30 minuti (e comunque i tempi non sono scientifici, perché dipende dalla quantità di liquido che l’animalaccio caccerà) il polpo sarà così:

Togli – se li trovi – prezzemolo ed aglio e poi versa 150 grammi di vino rosso, alza la fiamma e lascia evaporare:

Non distrarti in questa fase, sennò bruci tutto.
Devi ottenere una roba con un liquido scarso e densissimo, questa:

Ora versa 100 grammi di passata di pomodoro e tutto il trito di carota, sedano e cipolla:

Adesso sposta la pentola sulla fiamma più piccola che hai, chiudi col coperchio e fai andare fino a quando il polpo sarà morbido. Per quanto? Minimo 30 minuti, ma puoi anche superare l’ora: dipenderà tanto dal polpo.
Ogni tanto aggiungi un po’ d’acqua, poca alla volta, se il liquido di fondo dovesse evaporare. E giralo anche, controllalo, che non vogliamo che si bruci.

In questo tempo trita anche abbondante prezzemolo.
Trita anche un po’ di peperoncino.

Qui avviene l’imbarazzante: non ho una foto del risultato finale, se non per uno scatto del cazzo rubato col cellulare.
Te lo spiego a parole: il risultato sarà un polpo morbido, con un sugo molto rosso ma anche molto molto molto denso. 

Si capisce?

Ogni tanto assaggia e quando il polpo inizia ad essere morbido, metti l’acqua della pasta a bollire.

A fine cottura del polpo, che comunque farai andare a fiamma bassissima fino all’arrivo dei gigantoni, assaggia ed aggiusta di sale.

Tira fuori la pasta 2 minuti prima del tempo indicato sulla confezione, non buttando l’acqua di cottura.
Concludi la preparazione nella pentola, bagnando con l’acqua se occorre. Ed in questa fase aggiungi peperoncino ed abbondante prezzemolo.

Direttamente sui piatti spolvera con altro prezzemolo e grattugia un po’ di buccia di limone (o di lime).

Dovresti avere una roba davanti a te che appare più bella di questa foto di merda:

Che foto di merda.

Ciao e buon appetito!

P.s. Quando tornerà la macchina fotografica scatterò di nuovo le foto di tutte queste ricette sacrificate a Pazuzu. Per ora accontentiamoci.

Trofie con gamberoni e limone (+ deliri da un mondo post elettrico)

Per un guasto alla rete elettrica sono quasi due giorni che vivo senza elettricità.
E subito è il caos.

Ridursi così è un attimo.

Niente luce la sera, niente acqua calda (e quindi c’ho due mani gonfie così perché ho lavato i piatti con questo gelo) e se non fosse per il vicino di casa che ci ha prestato un po’ della sua, di energia, non potrei manco aggiornare.
Starei lì, a fissare il vuoto, ad aspettare Charlie con il suo biglietto dorato.

Voi vi rendete conto che quel signore, fino ad un secondo prima, fingeva di essere invalido e faceva lavorare il nipote minorenne?

Così il mio cervello pensa. E pensa. E ripensa.
Innanzitutto la considerazione più ovvia in un momento di crisi come questo: se Skynet prendesse il potere, senz’altro non ci scaglierebbe contro un esercito di robot. Non ne ha proprio bisogno: l’uso delle armi è il potere dei deboli. Un essere che incarna tutta la tecnologia presente e che può plasmarla a suo piacere si deve limitare a renderla impossibile da usare. Niente più alcuna forma di energia e di tecnologia per nessuno.
Stop.
In meno di due settimane l’umanità sarebbe decimata peggio che durante un’apocalisse zombie: in molti si suiciderebbero per il tedio (io per prima), tanti andrebbero fuori di testa e ammazzerebbero tutti quelli intorno a loro e quanto tempo ci metteremmo a morire di fame, una volta saccheggiati i supermercati di fagioli?

Si assisterebbero a scene del genere, con i Pikachu del mondo davvero incazzati.

L’altra profondissima riflessione riguarda le menzogne con cui ci hanno allevato sin da quando eravamo piccolissimi. Un po’ come il nonno di Charlie, la Findus ci ha illusi talmente tanto ed in una maniera così subdola che uno se ne domanda anche la necessità.
Mi spiego.
Era normale pensare che il signore con la barba bianca che pescava i merluzzi per fare i bastoncini non esistesse. Non è che qualcuno di noi ci credeva davvero.
Sarebbe stato bello, però no.

Peccato, però.

Così i bambini di oggi non credo si facciano troppe domande su Carletto e i suoi sofficini.
Al massimo vogliono il pupazzo e ripetono NON HAI FAME??? fino a quando le mamme tiran loro un sofficino surgelato sui denti per farli smettere.

SIMPATICISSIMO.

Però con noi bambini che avevamo dieci anni nel 1994 ci sono andati pesanti.
Tua mamma ti faceva i sofficini, tu eri contento. Prendevi una forchetta ed emulavi quel bambino là.
Quello che creava questa magia:

Ci ho provato tutte le volte.
A parte che per creare un sorriso non dovevi solo premere leggermente, ma iniziare proprio un mestiere che manco un carpentiere, ma anche nel remoto caso in cui tu riuscissi ad emulare questo fantastico gesto nulla usciva da quella fessura. NULLA.

Perché questa bugia stronza? A cosa serve? Io i sofficini me li compravo lo stesso, sarebbe bastato un bambino contento di mangiarli e basta.
Infinite le boiate che mi sono fatta comprare, da bambina, solo perché le avevo viste in tv.

E non tutte le richieste erano sensate, tipo questa.

Adesso, io non ho mai cercato di rompere il tonno con un grissino, ma a questo punto l’unica cosa che mi aspetto è che il grissino mi si spezzi in mano.

Ma chi ci crede più?

A te vengono in mente altre balle tanto non necessarie quanto deludenti? Se sì, fammelo sapere in un commento, che questo blog è davvero la vuotezza della partecipazione.

In attesa di tue, parliamo di pappa: oggi ti propongo una ricetta rubata ad Orecchiette e forchette. Si tratta di un piatto di trofie con gamberoni e limone, una variante del piatto di base che trovi qui.
Meglio, peggio? Diverso. Ovviamente il limone stempera un po’ il gusto del gamberone, ma senza coprirlo. Secondo me è un’ottima variante, mi è piaciuta parecchio.

Go, go, go! 

FAME.

Per preparare delle trofie con gamberoni e limone, per due persone, hai bisogno di:

  • 180 grammi di trofie;
  • circa mezzo chilo di gamberoni (11-12, indicativamente);
  • prezzemolo;
  • il succo di mezzo limone. Sembra poco, non lo è;
  • buccia di limone. Quanta? Beh, dipende da quanto è grande il limone e quanto ti piace. Io ne ho usati tre, ma erano piccoli;
  • 20 grammi d’olio ed uno spicchio d’aglio.

Per la pulizia dei gamberoni ti rimando a questo post qui: c’è il tutorial completo, con tutte le foto. Mi rifiuto di pensare che tu abbia dimenticato le basi.

Devi arrivare, come sempre, ad avere solo teste e corpi. I corpi tagliati a metà, sennò sono troppo grandi:

Ora possiamo partire.
Metti l’acqua della pasta a bollire.
Mentre attendi, trita il prezzemolo.

Spremi il mezzo limone e grattugia la buccia con una grattugia (strano, pensavi di dover usare un frullatore, vero?).

Versa 20 grammi d’olio (circa 2 cucchiai) in una padella, falli scaldare e poi mettici l’aglio scamiciato ma intero, al massimo diviso a metà.
Inclina la padella e fai soffriggere l’aglio in tutto l’olio per qualche minuto, fino a quanto sarà un po’ colorato.
In questa maniera aromatizzerà l’olio e lo potremo togliere, che col limone a me piace poco.

Così.

Leva l’aglio con la pinza e metti in padella le teste.
Schiacciale bene con un cucchiaio di legno od una spatola, per fare uscire tutto il liquido tanto immondo quanto saporito.
Operazione che devi eseguire a fiamma bassa, non serve affatto violenza per cucinare i gamberi.

Appena sei sicura di avere sfracellato tutte le teste, puoi aggiungere i corpi ed il succo del mezzo limone.

Fai andare sempre a fiamma bassa, fino a quando i gamberi avran cambiato colore: da trasparenti devono diventare di un bel bianco deciso.
A quel punto spegni ed attendi la pasta.

Il sugo sarà così, cerca di non farlo asciugare troppo:

Attendi la pasta, scolala bene e poi cacciala in padella.
Mescola il tutto, aggiungendo prezzemolo e parte della buccia di limone che hai preparato.

Prepara i piatti e su ogni porzione aggiungi altro prezzemolo e – a gusto, assaggia prima – altra buccia di limone grattugiata.
Ecco cosa dovresti avere davanti:

Ciao e buon appetito!