Sempre a fare paralleli calcistici. È la dura legge del gol, ma che vita da mediano e non iniziamo a parlare del sole sul tetto dei palazzi in costruzione che sennò non finiamo più.

Il re dei paralleli calcistici.
Io però di calcio non capisco niente, quindi scatta un bel paragone con le melanzane ripiene.
Tanto lavoro, infinita cura nei particolari. La fase dell’infornata, la preparazione del ripieno, la tostatura dei pinoli, lo sciacquare meticolosamente i capperi e la feta per evitare la sapidità eccessiva. Pesare tutti gli ingredienti, segnare sul quadernino le quantità per poterle passare a qualcun altro, che mangiare bene è un piacere e pure un dovere, in una vita con poco che conta.
La gratinatura al forno, che ci mette sempre più tempo di quello che dovrebbe.
Un’ora e mezza per prepararsi a cibare e rendersi conto che non si tratta più di cibarsi e basta. È quasi un rito, un dimostrarsi affetto. E no: col cazzo che Si cucina sempre pensando a qualcuno, altrimenti stai solo preparando da mangiare. A meno che questo qualcuno non sia io, allora ok, allora posso essere d’accordo. Altrimenti rifiuto il concetto dell’altruismo a prescindere, come se la cura di sé non avesse ancor più valenza o – peggio – non esistesse.
La cucina è egoismo sano: pensare al proprio ego senza sottovalutare quello degli altri.
Insomma, se mangio bene io, mangi bene anche tu.

Quando si apre il contenitore delle meraviglie.
Come se poi ci fosse un’accezione negativa nella frase Far da mangiare. A me, a dirla tutta, piace più del verbo cucinare. Mi dà un senso di terra, di stare sporcandomi le mani e la faccia. Mi dà il senso della scarpetta direttamente dalla pentola o del mangiar una coscia di pollo con le mani. L’unto sulle dita, leccarsele perché che buono. Dell’esser contenti, insomma.
Tuttavia quando si fa da mangiare, se non calcoli bene i tempi, c’hai troppa fame. E quando c’hai troppa fame non aspetti. E quando non aspetti, butti via tutto il tempo che hai dedicato a preparare quella roba buona lì.
Insomma, te la mangi calda e non sa d’un cazzo, stai soddisfacendo lo stomaco ma non il cervello. Sei un animale, tipo quelli che in Bloodborne cominciano a sbranare i cadaveri e sono talmente occupati nella loro abbuffata selvaggia che tu li puoi massacrare di spalle, se cammini in punta di piedi.
Ho sconfitto un sacco di mostri così. Ho superato un sacco di momenti critici, così.

Quanti ricordi.
Ecco. Io questa melanzana qui l’ho mangiata in due modi: caldissima – talmente calda da ustionarmi la lingua – e freddissima, ore dopo, con calma, senza fame. E mentre la mangiavo da fredda mi ripetevo Che peccato, è così buona così, se solo avessi aspettato un po’. Non dico un giorno, eh. 30 minuti. Certo, un giorno sarebbe stato pure meglio…
La melanzana ripiena come metafora dell’esistenza. Perché la fretta di bruciare le tappe, di arrivare non so bene dove ma arrivarci SUBITO è una roba che mi perseguita da sempre. Spesso si è pure rivelato un problema, perché capita che le persone si incontrino in sincronia, ma capita molto più di frequente che non lo siano, in sincronia. Momenti diversi, esigenze diverse, ci vuol un certo tempo di marinatura per ottenere sapori spettacolari.
Quando la fame ti fa perdere di vista la realtà.
Come dice il poeta È tutta una questione di pazienza, trovare tutto subito o fare senza ed aggiunge anche un fatto importante (è Poeta, il Poeta coglie l’essenza, eccome se la coglie): Ma guarda che non è una dipendenza. Perché è meglio precisare, che non si sa mai.
L’entusiasmo che si trasforma in pressione. L’entusiasmo così travolgente che può ammazzare quello altrui. Non è detto che lo faccia, ma il suo potere è tanto immenso quanto pericoloso.
Non esistono persone impossibili, esistono solo persone intempestive. Sembra una frase da baci perugina (e forse lo è) ma mi è stata detta, un bel po’ di anni fa.
Però, oggi come ieri, ogni tanto continuo a divorare melanzane ripiene troppo calde per essere assaporate. Non mi regalo tempo, non regalo tempo. Che peccato. se solo avessi aspettato un po’. Non dico un giorno, eh. 30 minuti. Certo, un giorno sarebbe stato pure meglio…
Quindi non fare il mio errore, mi raccomando: questa roba si mangia FREDDA.
Go, go, go!
In cucina.
Per preparare delle melanzane ripiene, per due persone, hai bisogno di:
- 2 melanzane ciccione. Sì, non c’è bisogno di pesarle, sei andato a scuola sai contare? 1, 2. Basta che siano abbastanza ciccione da poter essere riempite;
- 20 grammi di pinoli;
- 20 grammi di capperi;
- 2 uova;
- 50 grammi di pomodori secchi;
- prezzemolo;
- 50 grammi di olive nere;
- 200 grammi di feta;
- una ventina di grammi di pangrattato (grosso modo);
- una ventina di grammi d’olio (grosso modo);
- poco sale.
Partiamo dal solito rito della melanzana.
Accendi il forno a 190 gradi.
Tagliale a metà:
Con un coltello incidi la polpa di ogni melanzana. Più possibile, in tutti punti e in profondità. Stai però attenta a non spaccare il guscio (o la buccia, chiamala come ti pare).
Con un pennello cospargi d’olio le superfici delle melanzane. Non ne serve molto, circa un cucchiaio.
Sala anche leggermente.
Metti le melanzane su una teglia foderata di carta da forno 40-50 minuti.
Ecco come saranno a fine cottura:
Mentre attendi le melanzane, prepara tutti gli altri ingredienti.
Sciacqua la feta sotto l’acqua per togliere il liquido di go go governo.
Trita il prezzemolo.
Sciacqua i capperi più volte per levare tutto il sale.
Taglia i pomodori secchi a pezzetti e le olive a metà.
In un padellino metti i pinoli e falli tostare bene: fiamma bassa, girali ogni tanto, devono colorarsi.
Ora scava le melanzane.
Metti la polpa in una ciotola, se riesci togli un po’ di liquido (puoi pressare le melanzane con uno schiacciapatate, se ti va di farlo. Io non l’ho fatto, per la cronaca).
Metti prezzemolo, olive, capperi, pomodori secchi nel composto.
Aggiungi 2 uova e mescola.
Riempi le melanzane, poi cospargi di pangrattato ed olio.
Torniamo in forno: 200 gradi finché diventano abbronzate.
Conficca la feta in ogni melanzana, cospargi di pinoli.
Ed ecco cosa dovresti avere davanti a te:
ora attendi, falla freddare e poi goditi il potere delle tue ginocchia.
Ciao e buon appetito!
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