Ho impiegato circa 20 anni a farmi piacere Taxi Driver.
Due palle, mio dio ‘sta musica, che noia, ma che fa questo.
E non reagire così, ascoltami che c’è un twistone in questo aneddoto.
Però io penso (ed ho sempre pensato) che la roba ti arriva a parlare quando è il momento, mica per forza quando la incontri per la prima volta.
Ogni tanto quindi tornavo con Travis al cinema (porno) e ne uscivo sempre un po’ innervosita. Possibile che ‘sto film sia così una merda, mi dicevo?
E no, mica era il film.
Non era il momento giusto.
Col passare dei decenni Taxi Driver è diventato il mio film preferito, uno dei pochi da Olimpo, forse l’unico che mi guardo una volta l’anno.
A colazione mi domando se We ARE the people o se WE are the people e no, non ho mai recitato il monologo davanti allo specchio. Ma giusto perché ho una dignità.
Anche se, da qualche parte, devo avere una foto con l’eskimo, una pistola della Nintendo ed i capelli tagliati a zero per metà testa. Come Dj Francesco, sì. Non proprio una cresta, ok, ma circa.

Che poi nella scena non ha la cresta, ma ci siamo capiti.
Tutto questo per dire che lo so – credimi, LO SO – che Joker attinge da Scorsese a piene mani. E se devo fare il primo della classe e fingere di essere quello che coglie tutto, devo per forza citare The King of Comedy. Ma io il primo della classe non c’ho voglia di farlo e manco lo sono.
Sono sempre stata all’ultimo banco, con le cuffie, a scrivere i testi delle canzoni sulla Smemoranda.

Però, ecco.
Comunque quasi quasi io la bomba la tiro.
Perché a caldo – caldissimo – quasi ti dico che Joker mi è piaciuto di più di Taxi Driver.
Per lo meno nel concetto, poiché per affermare una roba del genere dobbiamo aspettare almeno una trentina d’anni. Se dopo altre 30 visioni continuerò ad assegnare un dieci mentale a Joker, ok. Per ora limitiamoci ad affermare che queste sono considerazioni conseguenti UNA sola visione, non sufficiente nemmeno a comprendere veramente se un film mi sia piaciuto o meno, figurarsi se lo è per scalzare Travis dal suo primo posto ottenuto con tanta fatica.
Perché il problema con Travis è uno: io non mi ci posso correlare un granché. È un eroe di guerra, tornato a casa alienato ed emarginato dalla società stessa. Compie robe assurde, dice cose assurde, si comporta in maniera assurda.

Eh, non dirlo a me.
Tuttavia è una fase. Travis userà quel suo essere al di sopra delle righe per salvare la società, circa. In fin dei conti stava solo cercando uno scopo e il succo di tutto quel girare in macchina era un po’ quello.
Poi lo scopo arriva e si riappacifica col mondo. Travis è un eroe metropolitano, foss’anche per 5 minuti, per una famiglia soltanto e per un minuscolo articolo di giornale.
Riconosco l’alienazione.
Ti capisco, giuro che ti capisco.
Però io non cerco uno scopo. Io voglio essere lasciata in pace, io voglio essere io senza dover trovare un ruolo in una società che non mi piace.
E in quest’ottima di sicuro io e Joker abbiamo molto più da dirci.
Innanzitutto è chiaro che non potrà mai inserirsi in una società. Sì, è un essere umano danneggiato ed in maniera anche piuttosto evidente. Ma non lo siamo tutti? Ok, non siamo succubi di traumi tanto giganti (e vorrei vedere) però un certo grado di sofferenza di sicuro l’abbiam dovuta subire. Il mio grado di alienazione è direttamente proporzionale alla quantità di ansia e depressione e dolore che il mondo si è sentito in dovere di scaraventarmi addosso.
O forse sono nata così. Forse gli alienati nascono così. Poi il mondo ci appiccica una carogna sulle spalle ed in base alla sua pesantezza, noi sbrocchiamo.
Diciamo che Joker è sbroccato DI BRUTTO. Rappresenta l’esasperazione di un concetto emotivo, come dovrebbe essere ogni cattivo fumettistico scritto decentemente. Perché a me quella roba dell’eroe buono e dell’antieroe cattivo non è mai andata giù. Ho sempre cercato le sfumature e di Superman – esempio casuale – ciò che mi piace è il sapere che sceglie di continuo di non essere un alieno distruggi Terra. Perché scommetto che non ci sia giorno in cui si ritrovi a riflettere sul suo ruolo e su quanto sarebbe facile ribaltarlo. Gli umani in fondo sono delle formiche, per Superman. Formiche che lui sceglie di non pestare. La pesantezza di quella scelta non so se sia mai stata narrata in un fumetto (non sono una lettrice DC), ma so che non è mai stata realizzata sullo schermo.
Altro super eroe leggermente controverso
Ciò che mi piace di Batman (se solo mi piacesse Batman) è che si tratta di uno psicopatico che decide di combattere la criminalità invece di farne parte. Sospetto che sia una delle ragioni per cui non ammazza i suoi nemici: che eroe sarebbe, senza gli stronzi da prendere a calci? La sua esistenza dipende dalla loro esistenza. In quest’ottica, Batman provoca più paura che ammirazione. Altro che eroe buono.
Joker non è cattivo. Joker ha una visione del mondo diversa, una morale differente, uno sguardo sull’esterno che pochi altri (forse nessuno) possiede. È pazzo, dicono. Che per me è sempre stato un termine medico per non ammettere che possa esistere qualcosa di diverso dalla massa (anche la massa denominata minoranza, che è pur sempre una massa). La nostra società ha deciso di mettere la vita umana davanti ad ogni cosa: ammazzare un altro individuo è sbagliato e basta. Ma se non fosse davvero così? Se fosse una forma di follia collettiva questo tipo di pensiero? Perché ergere la morale vigente come l’unica possibile?
Parlo sul serio.
Mi piace l’idea che Joker non cerchi di mitigare il suo essere diverso. Il suo è un percorso di auto-accettazione e quando si rende conto di ESSERE, diviene anche per il resto del mondo. Certo, a causa di azioni troppo brutali per non essere notate, ma per lui quella è l’affermazione di una propria identità. Caotica, sanguinosa, diversa. Mi piace l’idea che non tenti neppure per un secondo di essere un eroe. Lui non ammazza per essere ringraziato. Lui ammazza perché si è rotto il cazzo.
Una volta superata l’incertezza del non essere, può finalmente ammettere di trovare comico ciò che forse comico non è. Come un nano terrorizzato che non riesce ad aprire la porta perché chiusa con il chiavistello.
La scena della rivolta, in cui copre la sua maschera con un’altra maschera per me simboleggia il non poter più coprire con orpelli ciò che si è.
Sia con la maschera, che solo col trucco ed anche levando pure quello, ormai si è quello che si è, senza resa: e può risultare mostruoso, pauroso, impossibile da accettare per un occhio esterno. Ma deve esserlo per se stessi.
Ecco. L’alienazione del Joker è quello che porta alla costruzione di un individuo eliminando la società (o costruendone un’altra, visto che sappiamo come diverrà Gotham). Quella di Travis è il tentativo di conformarsi ad una società esistente imparando il linguaggio che quella società potrebbe finalmente capire.
Basta. Mangiamo.
Insalata di riso dolce che era una vita che volevo preparare. Sospettavo che sarebbe stata buona, ma mai avrei immaginato che sarebbe stata una droga.
Fidati e provala.
Go, go, go!

L’ideale per il dopo palestra.
Per preparare un’insalata di riso dolce, per una persona, hai bisogno di:
- 100 grammi di riso. Quello che vuoi, io ho usato il basmati;
- una banana;
- circa 30 grammi di miele di castagno;
- 100 grammi di ricotta (di mucca, di bufala, di canguro);
- 10 grammi di frutta secca (io ho usato le nocciole).
Facile, facile.
Sbrighiamoci che ho già scritto pure troppo.
Metti a lessare il riso in acqua salata.
Mentre aspetti taglia a pezzetti la banana.
Trita in maniera molto grossolana la frutta secca.
Scola bene il riso e mettilo in piatto.
Ora dobbiamo solo comporre il tutto.
Sopra il riso la ricotta. Non fatta a crema: tagliata a pezzi e sbriciolata un po’ ovunque. Con le mani, che non abbiamo tempo da perdere.
Poi cospargi con la frutta secca, la banana ed infine ricopri col miele, usando un cucchiaino.
Finito.
Dovresti avere davanti a te una roba del genere:
Ciao e buon appetito!
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