Prendere la bici, credersi Girardengo.

Ho amato tanto il libro quanto ho odiato il film.
Percorrere le strade di campagna, passare davanti alla casa della signora Rosa e sperare di incontrarla. Mai che accada, eh, mai.
Salutare il signore che non ha la voce e poi quello col cane, 2 tipi senza nome ma che fanno parte delle mie giornate.
Poi 3 parole con la cassiera, giusto 3, senza capirci perché la mascherina ci rende tutti diversamente parlanti.
Infine le zucchine e don Alfonso, lo vuoi del prezzemolo? Per le uova passa oggi pomeriggio.
Ricordati di prendere il numero dal salumiere, però.
Il mio oggi, il mio ieri e il mio domani.
A me non dispiace affatto. Quei pochi momenti in cui penso di essere esattamente dove dovrei.
Poi però navigo. Solo coi pensieri, poiché il culo è ben ancorato alla poltrona.
Mi assalgono cose a caso.
Sempre è un altro fiume a passare.
Non c’è neanche uno squalo con cui divertirsi un po’.
E va beh, vorrà dire che riflettiamo su pensieri altrui, magari qualcosa di buono esce lo stesso. In fin dei conti cuciniamo pure roba scopiazzata da altri siti, quindi perché non fare dilagare l’inutilità pure nell’introduzione?
Sì, lo so, è impossibile sviluppare un pensiero originale.
C’è da dire che da queste parti manco ci proviamo.
Quindi 4 considerazioni random su robe raccattate in giro, a caso, mentre facevo altro.
Di solito mentre combatto i miei demoni interiori.
Ultimamente sento tanta frustrazione. Rabbia, incazzatura, energia mal incanalata. Spaccherei tutto. A volte spacco, tutto. Nella stanza qui di fianco ci sono ancora i cocci di una chitarra di plastica distrutta in mille pezzi, urlando fino a spaccarmi le corde vocali.
A volte sto male fino al punto di impazzire.
Ma non so cosa c’è. So che c’è, ma non so COSA.
Vorrei chiudere in uno sgabuzzino tutto quanto. Le foto che non ho, la tastiera di questo computer, le lenzuola sudate, il broncio che mi prende spesso, le parole stucchevoli che non metto nero su bianco per falsa dignità.
Non voglio più vedere le mie paranoie. Forse.
Mi sento terribilmente a non scrivere.
Chi mi legge non capisce.
Chi non mi legge, non capisce uguale.
Ascolto questa canzone e penso all’incertezza delle grandi imprese. All’incoscienza dietro al coraggio. Alla codardia dietro all’immobilità.
Penso che tutte queste parole servano solo a dare poetica al triviale. Io sono un animale. Un animale vero.
Tutto il resto è per darmi un tono.
Tipo quelli che discorrono di Antonioni, ma quanto vorrebbero vedersi un filmaccio con Alberto Sordi. QUANTO.
O Predator.
Vorrei coprire con un panno tutti gli specchi di casa ma non posso: mi servono per l’allenamento. Sono costretta a non staccarmi gli occhi di dosso.
3 serie di bicipiti per 10 ripetizioni. Io e quella faccia da cazzo nello specchio.
Me lo dico da sola.
Io voglio essere il tuo cassetto del comodino dove metti le robe che non sai più dove mettere.
Non si può continuare a scrivere così, a pensare così, a vomitarsi addosso così.
Ho un puzzle da un milione di pezzi al posto del cervello ma qualcuno s’è perso, ho cercato nell’aorta ciò che mancava ma era la solita romanticheria da 4 centesimi. I pezzi stavano sotto al letto, vicino ad un calzino sporco, ad un libro dimenticato ed un ragno morto.
A volte per riempire il cumulo di vuoto costruisco intere città di stronzate. Anzi, che dico città: MULTIVERSI.
E indosso maschere per non far vedere quanto sto male.
Poi, dopo un po’, mi accorgo di quanto fosse tutto artificiale e quanta energia abbia sprecato solo per montare un’illusione.
Ma poi si ricomincia.
Dov’è il pezzo del puzzle? Dov’è?
Ah, già, il ragno morto.
Per fortuna ci sono le tagliatelle ed il guanciale, non è poi un mondo così terribile.
Sapevo che ci saremmo trovati d’accordo.
Sì, lo so, le tagliatelle non sono il formato proprio ADATTISSIMO se ci vuoi mangiare le zucchine: non si mescolano bene, non si legano e se non mi vuoi dare retta e preparare dei fusilli, c’hai ragione pure te.
Ma io avevo voglia di tagliatelle. INFINITA VOGLIA DI TAGLIATELLE.
Se quello di oggi fosse stato l’ultimo mio pasto (ed ora esco, magari finisco in un fosso) volevo proprio che fossero tagliatelle.
Go, go, go!
Ma no, non credo, già cucinare un piatto di pasta è piuttosto stancante. Quante manie di grandezza.
Per preparare delle tagliatelle con guanciale e zucchine, per due persone, hai bisogno di:
- Tagliatelle, che puoi costruire con le tue manine di merda usando questa ricetta qui. Ti servono 2 uova e 200 grammi di farina 00;
- 100 grammi di guanciale;
- 40 grammi di pecorino romano grattugiato;
- 500 grammi di zucchine, peso preso dopo la pulizia;
- un porro gigante;
- sale e pepe.
Inizia preparando la pasta.
Le regole te le ho già spiegate qui, quindi non mi ripeterò. Ricordati solo di usare uova a temperatura ambiente, di impastare per 10 minuti e di far riposare l’impasto almeno 30 minuti.
Nel frattempo taglia a dadini o a listarelle il guanciale.
Taglia le zucchine a pezzetti abbastanza piccoli e taglia a rondelle il porro.
Il porro si usa quasi tutto, ci si ferma quando sta per diventare un albero.
Hai formato le tagliatelle?
E allora partiamo.
In una padella metti il guanciale, senza aggiungere altri grassi, e fai sudare a fiamma bassa.
Pian piano cambierà colore e rilascerà la ciccia.
Giralo spessissimo, fallo colorare in maniera uniforme.
Poi fermati. Ci vorranno circa 5 minuti ed usa sempre una fiamma bassa. Se lo vuoi croccante, prosegui finché è croccante.
Poi toglilo con delle pinze (e non buttare la ciccia) e lascialo riposare su un piatto (chiudilo con una tazza o un altro piatto così non congela).
In quella ciccia caccia il porro.
Fai andare tre minuti: si ammorbidirà e cambierà leggermente colore. A quel punto unisci le zucchine.
Non mettere sale e cuocile con una fiamma piuttosto alta. Dobbiamo averle cotte senza che si ammorbidiscano troppo e ci vorranno 10, massimo 15 minuti.
A fine cottura aggiungi sale e pepe, non prima, altrimenti si ammollano.
Metti a bollire le tagliatelle per 10 secondi. Sì, 10 secondi sono più che sufficienti.
Poi le scoli (male) e le cacci in padella (e non buttare l’acqua che ci serve).
Fiamma media, mescola con forchettone e pinze e tante bestemmie, cercando di unire le zucchine.
Non è facile, sarà un po’ slegata, invocherai Gesù. Ogni tanto bagna con l’acqua, se vedi che si asciuga.
Ma prima o poi un po’ di zucchine si saranno infilate nella pasta. Comunque quest’operazione non deve durare più di 2 minuti, altrimenti scuoci tutto.
Ora prepara i piatti.
Guanciale croccante, una spolverata di pepe ed infine un po’ di pecorino grattugiato.
Davanti a te dovresti avere una roba del genere:
Ciao e buon appetito!