La frittata di zucchine di mia madre.

Non mi ritrovo qui per caso.
Dove per qui intendo proprio questo balcone, questa casa, questa campagna, questo metro quadrato dove ho poggiato il culo.

È una roba che ho SCELTO e che desideravo fortissimo: non stare più in città, non essere costretta ad avere vita sociale. Uscire e trovare solo il nulla.
Qui d’inverno comandano i cavalli. Liberi, se ti incontrano ti guardano male.
Io ci sto bene in questo Qui di cavalli e non rimpiango niente.

Io non ho capito un cazzo, magari mi limitassi ai nani.

E no – mi tocca scriverlo ancora ed ancora e chissà quante altre volte ancora – non sono depressa, non ho mai pensato al suicidio. È che c’ho la decadenza nelle dita. Scrivo da sempre e da sempre ho usato questo tono da spaccacoglioni. A 14 anni tutti i personaggi dei miei racconti dovevano crepare male.
Oggi non scrivo più racconti (per fortuna) ma in qualche modo quella poetica deprimente devo pur sfogarla.

La solitudine. Parliamo di questa benedetta solitudine che pensi mi attanagli. Ammmmé, che se venissi a cercarmi fingerei di essere morta per farti allontanare.
Non ho più alcun bisogno di condividere il mio quotidiano. Anzi, se avessi più foga oggi urlerei che non ce l’ho, un quotidiano. 

Ecco.

Non trovo interessante l’avere delle cose in comune: giocare allo stesso videogioco, andare al cinema, discutere del film appena visto. Sono esperienze solitarie, non collettive.
Eppure in molti pensano che queste siano le robe che contano per avere una relazione significativa.

Nono, capisco, anche io sento un certo malessere.

Io non lo so cosa sia, una relazione significativa Tutte le volte che ne ho costruita una, è crollata. Quindi o non significava o le basi erano sbagliate. So però che le piccolezze non mi appagano più. Non cerco niente ma se cercassi – se solo avessi un barlume di voglia in questo mio cercare – tenterei di afferrare il tempo che conta. Ed il tempo che conta non è quello trascorso ad ascoltare insieme un disco, a parlare di quel disco, a lasciarselo dietro (perché prima o poi succede, eccome se succede), quel cazzo di disco.
No. Cercherei quei dieci minuti. Quella piega nello spazio tempo. Quei secondi in cui davvero ci si incontra, in un non luogo che non prevede gusti o idee comuni. Sospetto che l’affinità sia un qualcosa di meno prevedibile dell’amare, entrambi, Taxi Driver.

#bbelcher from was Luke-skywalker

O questa scena meravigliosa. CAZZO CHE BELLO.

Però c’è da aprire un’altra parentesi, perché a far così poi ci si illude di nuovo che la relazione significativa sia quella piena di pensieri profondissimi, di discorsi alti, di profondità dell’animo. So per certo che anche questo è un errore. Tutte le relazioni che per me hanno avuto un significato si sono basate su una certa pesantezza che sto cercando di scrollarmi di dosso, ma che non è facile. La pesantezza chiama pesantezza. Quella convinzione che la tristezza, la depressione, il disagio ci rendano persone complete è una convinzione da rigettare con forza.

#Rita Repulsa from Skeletampire

Gif che rappresenta la gioia nel constatare che tutto sta andando a fanculo.

Si può essere allineati e sereni? Non dico felici, ma almeno sereni.
Secondo me si può.

Io mi accorgo di leggere le righe altrui sempre immaginando un tono sommesso. Che cazzo ci trovo, in questo tono sommesso?
Mi do fastidio da sola. Complico ciò che è semplice. Ogni fottuto giorno.

Voglio cambiare e togliermi di dosso questa zavorra che mi fa vivere male il poco che mi piace. Come se un senso di colpa nascosto dovesse bilanciare una possibile gioia. Come se me la dovessi guadagnare, in qualche modo, quella gioia e se non te la guadagni almeno fai penitenza. Soffri. Che nella sofferenza c’è la liberazione (da che?).

Ed ora frittata!

Ripassiamo le regole per una buona frittata:

  • Usare una pentola antiaderente. Fondamentale. Altrimenti usa un botto d’olio in una padella di merda, ma pentola antiaderente is the way;
  • pazienza. La frittata è un cibo dell’anima, ha bisogno del tempo che ha bisogno e non bisogna forzarla. Se la forzi, ti ritrovi tutto il composto a terra e poi bestemmi;
  • le uova. Ho visto gente che fa frittate con 2 uova. Questa gente si droga male;
  • sbattere le uova meno possibile. Più le sbatti e meno sarà morbida. Cazzo le sbatti a fare?

In questo caso la frittata però sarà anomala, perché ho cercato di riprodurre quella che faceva mia madre, che sapeva un botto di zucchine, era spessissima, pienissima ed abbronzatissima.
Ci sono riuscita? Credo di sì.

Go, go, go!

#zambot 3 from Forever young

Daje! no, non è Gundam. È Zambot3

Per preparare la frittata di zucchine, per due persone, hai bisogno di:

  • 400 grammi di uova. Erano 8.
  • 600 grammi di zucchine;
  • 30 grammi di parmigiano. In realtà l’ho messo solo perché l’avevo avanzato e già grattugiato, ma ci sta;
  • sale e pepe;
  • 20 grammi d’olio per la frittata;
  • una cipolla;
  • 20 grammi d’olio per le zucchine.

Taglia la zucchine a rondelle, non troppo sottili: non dobbiamo disfarle, dovranno essere cotte ma croccante.
Trita anche una cipolla, grossolanamente.

In padella versa 20 grammi d’olio e metti sia cipolla che zucchine.

Fai andare a fiamma medio alta, girando spesso. Le zucchine impiegheranno una decina di minuti e dovranno essere cotte, abbronzate, ma croccanti. Verso la fine aggiungi anche del sale.

Metti da parte e prepariamo il composto.
Rompi le uova e mettile in una ciotola. Aggiungi sale, pepe e sbatti brevemente: il tempo che serve per unire rossi e bianchi.
Se vuoi unire il formaggio, grattugialo a polvere e poi mescola di nuovo.

Caccia dentro le zucchine e mescola ancora.

Ora si parte con la frittata vera e proprio.

Versa 20 grammi d’olio in padella, fiamma bassa, falli scaldare.
Metti un goccio di composto in padella.
Quando riuscirai a a staccarlo dal fondo senza alcuna difficoltà, significa che la padella ha raggiunto la giusta temperatura e quindi possiamo proseguire.

Questo ovviamente è il metodo per principianti.
Se sei capace di fare una frittata, puoi usare la fiamma che vuoi e sbattertene le balle.

Versa ora il composto e distribuiscilo bene bene bene.

La frittata ha bisogno di tempo e pazienza: non puoi girarla finché sopra vedrai liquido, quindi non provarci neanche.
Fai però delle cose:

  • con una spatola controlla bene che i bordi non si attacchino;
  • controlla pure che il fondo non si attacchi. Ogni tanto muovi la padella per assicurartene. Nel caso di sfiga che si attaccasse, usa la spatola per staccare il fondo: in questa fase se la frittata si spacca, si riaggiusta pure. Quindi niente paura.
  • se vedi che dopo un po’ parte del liquido sopra si raggruppa al centro e non si cuoce (e tu stai lì ad aspettare la Madonna in attesa di un miracolo), rotea la padella e fai andare quel liquido sui lati;
  • se vuoi puoi usare un coperchio per velocizzare la cottura. Non che si velocizzi chissà quanto, ma meglio che niente.

Quando finalmente sopra non vedi più liquido, puoi girarla.
Chiudi con un coperchio e con un gesto rapido ribalta tutto. La frittata ora è sul coperchio. Bravo.
Falla scivolare sulla padella, pian piano.
Ecco, ci sei.

La seconda parte della frittata impiegherà la metà del tempo per cuocersi, indicativamente.
Però se vuoi esserne certo, ti tocca rigirarla per vedere che succede.

Dopo una ventina di minuti ce l’hai fatta, la frittata dovrebbe essere davanti a te. Questa è la parte meno abbronzata, quella inferiore.
Se vuoi più abbronzata pure quella, basta che prosegui. Ma ok che la frittata è un cibo dell’anima, però io dopo un po’ mi rompo il cazzo.

Tagliala a pezzi e mangia.

Ciao e buon appetito!

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