Pensavo solo a Saharah in Animal Crossing, al leggero razzismo di Tom Nook che fa vendere tappeti sulla spiaggia ad un cammello ambulante che non sa parlare bene l’italiano.

Inserisci una didascalia perché a me non viene niente di intelligente da dire.
La sera rincara la dose. Risponde alle mie domande del cazzo, poi dopo un po’ conclude con Non ti devo convincere, non devo vendere tappeti.
Di nuovo i tappeti. Mi incazzo lì per lì. Poi però.
Bisogna stare attenti a quello che mi si dice. Non perché mi faccio male, ma perché poi io ci penso.
E ci ripenso.
E ci penso di nuovo.
Poi mi rendo conto.
Vivo ogni cosa con un’immensa ansia da prestazione e manco me ne rendo conto. Provo, riprovo e con la scusa che voglio imparare non si sa bene cosa, inseguo un perfezionismo inesistente.
Sono come quel mio collega di tanti anni fa che durante la pausa pranzo mi guardava tagliare l’hamburger e mi diceva: Se lo tagli così e così e così risparmi tempo.
Mi domandavo a cosa servisse il tempo risparmiato.
Mi domandavo le origini della sua ansia da risparmio.
Lo prendevo in giro e sono diventata come lui, forse.
Sì, lo so, non li sopporti più questi post. Giuro che domani parlo di cinema o di videogiochi o.
I nodi involontari sono difficili da sbrogliare.
Quelli volontari, invece, è solo questione di tecnica. Mi faccio e mi disfo.
Quindi dovrei in effetti piantarla di rendere tutto così complesso, soprattutto ciò che mi piace.
E non può piovere per sempre, sì. Chi dice Donna baffuta sempre piaciuta?
Perché riesco a sbattermene il cazzo di tutto (della casa sempre lercia, dei vestiti stropicciati, dei capelli casuali, del giardino zingaro) e poi non sono in grado di darmi pace per robe semplici?
Per fortuna non devo rendere conto a nessuno, manco a me.
Se ciò che mi stimola sarà percepito come l’ennesimo slancio verso il vuoto, l’ennesima accelerazione per non fermarmi a pensare che per quanto fai e per quanto cerchi, è tutto qui. Che puoi dire, fare, pensare, baciare, lettera e testamento quanto cazzo vuoi, ma è tutto qui.
Sì, anche io non ci sto.
Proprio non si può.
Sono contenta di questo cambio di clima.
Pioggia a Kaiju’s Land.
Scrivo di nuovo. Ogni mattina, ogni sera. Non vorrei più dormire, vorrei più ore per restare sveglia ed osservare.
Gli Afterhours cantano Cose semplici e banali per riconciliarmi con gli anni sprecati. E dentro ci sei tu.
Pure oggi che ho detto cose che non avrei mai voluto dire.
Pure oggi che ho detto cose che non avrei mai voluto pensare.
Pure oggi, in fondo, va tutto bene.
Non cercare di dare un senso alle mie parole, non mi capisco da sola.
Che poi non è che mi senta così. È proprio il mio comportamento standard.
In effetti, cazzo sto facendo? Perché? A che serve?
Qui c’è altro oltre al gusto di imparare per il gusto di imparare. C’è altro oltre al guardarmi vivere senza aspettative.
Sto vendendo tappeti a Kaiju’s Land.
Ma a chi non si sa.
Il poeta mi parla pure oggi.
Tremano le mani nel cercare invano i rami di questi alberi fioriti ma che danno frutti amari.
Ho il timore di dovermi accontentare ancora un altro po’ per capire se la necessità primaria resta il fatto di esser pronti per tutto. Fare finta all’occorrenza di essere forte quando sei distrutto. La competizione è l’essenza della corsa persa in partenza. Vivere, vivere, vivere… all’occorrenza.

Gabbani si mangia tutti i Battiato, i Fossati, persino i Guccini di questa terra.
Go, go,go!
Andiamo, va.
- 180 grammi di pasta;
- 500 grammi di cipolle (peso preso dopo la pulizia), comprane il doppio e vai tranquillo;
- 20 grammi d’olio;
- 50 grammi di pangrattato;
- 30 grammi scarsi di pecorino romano da mettere sui piatti;
- sale e pepe;
- 100 grammi di vino bianco + una leggera spruzzata ulteriore, se serve.
Occupiamoci subito del pangrattato: lo metti in un padellino, senza grassi, e lo scaldi finché cambia colore. Non scordartelo, gira spesso. Poi mettilo a riposare in un piatto.
Cominciamo dalle cipolle.
Devi armarti di coltello, pazienza e tagliarle a pezzetti.
Dopodiché versi 20 grammi d’olio in padella, li scaldi bene e poi cacci dentro le cipolle.
Fiamma abbastanza sostenuta, fai andare per una decina di minuti, girando spesso. Non le stiamo stufando, le stiamo proprio facendo andare a cannone: il risultato dovranno essere delle cipolle morbide ma croccanti nello stesso tempo.
Ovviamente valuta tu la forza della fiamma, che non le dobbiamo carbonizzare.
Dopo una decina di minuti versa i 100 grammi di vino e fai evaporare.
Aggiungi un po’ di sale e prosegui la cottura.
Le cipolle avranno bisogno di circa 20 minuti di cottura e verso la fine noterai che comunque tenderanno ad attaccarsi sul fondo. A quel punto versa un altro po’ di vino per staccare quella roba attaccata sul fondo, che è BUONA.
Poi spegni ed attendiamo la pasta.
Scola la pasta giusto un minuto prima del tempo indicato sulla confezione e poi cacciala in padella.
Concludi la cottura, bagna con l’acqua se occorre.
A fiamma spenta aggiungi 20-25 grammi di pangrattato.
Valuta tu il livello di sabbiosità che vuoi ottenere.
Ora si va sui piatti e sopra metti un po’ di pangratto, pepe e una leggera spolverata di pecorino.
Ecco cosa dovresti avere davanti:
Ciao e buon appetito!