Riso ananas e pinoli (and Satan bless us, every one).

Non sono tra coloro che credono che serie tv e cinema appartengano allo stesso universo. Anzi, a dirla tutta a me le serie tv hanno stancato da diversi anni.

Si sa.

E non è che lo dico perché sono tra quei babbuini che han visto solo Lost e La Signora in Giallo: no, io ci ho passato centinaia e centinaia di ore, tipo drogata.
Poi però, passato l’entusiasmo del MA GIRANO IN ALTA DEFINIZIONEEE!! e quello del NON SONO PIU’ COME I CHIPS, HANNO UNA STORIAAAA mi sono resa conto che è tutta una grande soap opera. A volte anche ottima soap (come Six Feet Under), ma sempre soap è. Prendi dei personaggi, li metti in un contesto x, fai finta di avere scritto una trama lunga e complessissima che però annacqui mostrandoci che lui stava con Francesca ma Francesca amava Davide, in un loop infinito di rapporti interpersonali del tutto simili tra loro.

Sì, ho appena citato Ambra.

Dal mio punto di vista, quindi, non c’è molta differenza tra le puntate di Beautiful che mi faceva vedere mia nonna e quelle di Mr. Robot.

Mi sembra che le serie tv siano per un pubblico con l’attenzione spenta. Non c’è niente di male: anche a me capita di essere rincoglionita ed è in quei momenti che ci inserisco la serie che mi fa meno cagare in quel periodo (tipo The Walking Dead).

Poi ci sono delle eccezioni, in media mezza volta l’anno.

Siamo solo a gennaio e già abbiamo giocato il jolly 2019, sembrerebbe. Perché per ben tre giorni ho accantonato i film per mangiarmi – drogandomi sin dal primo episodio – Chilling Adventures of Sabrina.

All’ultima puntata ero così.

Non vedevo la vecchia serie né ho mai letto il fumetto (di cui manco sapevo l’esistenza). Anzi, ti consiglio di non leggerlo: l’ho aperto ed in 7 vignette ti spoilerano tutta la storia della prima stagione, anticipandoti parte della seconda. Quindi se per te la sorpresa è importante quanto lo è per me, lascia stare il fumetto.

Spiegherò il buono della serie senza anticipazioni.
Innanzitutto quello che funziona – e si vede da subito – è il cast. Tutte facce giuste nel personaggio perfetto. In più ogni personaggio non è bianco o nero, cattivo o buono. Il manicheismo da pessima scrittura seriale è sostituito da contraddizioni intelligenti, motivo principale per cui i suddetti personaggi sembrano possedere una consistenza tangibile.

Robe normalissime.

A me non piace quando la storia è guidata da un filo che divide la parte del bene da quella del male: non trovo sia possibile ottenere per davvero questa divisione, quindi sbuffo al minimo accenno di luogo comune comportamentale. E spengo.
Sabrina e le persone che le sono vicine sono del tutto avulse da questa restrizione. Sabrina stessa compie una serie di azioni ed è affascinata da tutto un pensare che sarebbe limitante vincolare. Fa quel che si sente di fare ed agisce in maniera spiazzante pur di ottenere il bene per coloro che ama. Peccato che il bene per uno non sia necessariamente traducibile con bene per tutti (come Spock ci ha sempre insegnato).

Sabrina, nel suo spero lunghissimo percorso alla ricerca della libertà di scelta e dell’acquisizione di potere, riesce a stupire con certi suoi piani elaborati che lasciano presagire nulla di buono.
Non è la sola: la cattivissima di turno, francamente, sembra guidata dal buon senso quasi più di Sabrina stessa. La zia Zelda, pur disegnata come fredda e distaccata, è incapace di reggere moltissime pressioni emotive, mentre l’altra zia – a prima vista più fragile e gentile – ha una sicurezza granitica quando e se occorre.

L’abbiamo capito, giuro.

Lasciamo per un attimo in pace i personaggi e concentriamoci sul resto: la messinscena e le citazioni. La serie è ovviamente super derivativa, raccogliendo qui e là elementi di quasi cent’anni tra cinema e tv. Però non si abbassa a spiegare allo spettatore il riferimento cinefilo (o lo cogli o non lo cogli e chissà quante me ne sono sfuggiti): lo inserisce nello scenario, senza strizzare l’occhio a nessuno.
Riuscitissime le atmosfere, molto horror. Oserei dire più horror di quelle che dovrebbero esserci nei film di genere degli ultimi anni. Se dovessi scegliere un paragone, direi che la serie si pone tra quelle cosette che avrebbero potuto girare a fine anni ’80 inizio ’90 del genere fantastico, per ragazzi. Una via di mezzo tra le storie dei Piccoli Brividi (o Goosebumps, ora che siamo colti) e I racconti della Cripta, ma con uno spirito più cinematografico possibile.

Ho letto questo racconto cento volte.

Il tutto è pensato per un pubblico adolescente (ma anche adulto, visto che io sono più vecchia di Morla, la Tartaruga Millenaria) più scafato, meno pronto a scusare storie tagliate a metà o con morali dubbie che dovrebbero insegnarti la vita.

L’unica cosa che stona parecchio è parte della regia: non tanto le inquadrature o la composizione dell’immagine, quanto il fatto che spesso tutto risulti sfocato. Intere scene hanno focalizzato un solo particolare (di solito centrale) ed il resto è appannato. Non ho capito la scelta, fa oggettivamente schifo.

Mi devo fermare qui, perché per continuare dovrei raccontarti degli episodi o delle scene e no: tu devi guardarti Chilling Adventures of Sabrina senza che qualche Kaiju stronzo ti distrugga il senso di stupore indispensabile per qualsiasi visione.
Quindi basta e passiamo alla pappa.

E pure Pazuzu.

Se pensi di poter preparare la ricetta che ti sto per proporre usando una padella normale, te lo scordi.

Io ti ho avvisato, se poi devi buttare via tutto non venire qui a lamentarti.

Wok e padella non sono sinonimi: ne ho già parlato lungamente qui. Così come c’è un abisso tra un wok bruciato da te (lunga operazione di cui trovi qui le istruzioni) ed uno già antiaderente. Nel wok punkabbestia tutto viene da dio, in quello antiaderente non riesco ad ottenere gli stessi risultati. Ma saranno le mie incapacità, certo.

Mi inchino a chi riesce a cucinare qualsiasi roba con qualsiasi mezzo e sempre in maniera impeccabile.

Di sicuro questo riso (e tutti gli altri risi che ho proposto) non possono essere preparati con una padella, antiaderente o meno. A quel punto fai prima ad ordinare tutto al cinese, direttamente, perché tanto ti verrebbe di merda.
Detto questo, possiamo partire con la ricetta del riso ananas e pinoli.
Prima di raggiungere il risultato che ti sto per dare, avevo provato una versione senza uova e salsa di soia: aveva un sapore quasi vuoto, mancava proprio qualcosa.
Così invece mi ha soddisfatto parecchio. L’ho mangiato anche il giorno dopo, freddo, ed era pure meglio.

Avvertenza: se tu hai il riscaldamento, tutto ok. Se non ce l’hai, proprio come me, pure la potenza del wok verrà meno: gli ingredienti erano veramente gelidi pure senza stare nel frigorifero, quindi perdeva di temperatura di continuo. Insomma, a te verrà sicuramente meglio che a me, vedrai.

Go, go, go!

Tutti con la bocca piena, così non litighiamo perché penso che I Soprano siano lammerda.

Per preparare un riso con ananas e pinoli, per due persone, hai bisogno di:

  • 200 grammi di riso basmati. Ho provato altri tipi di riso e secondo me sono troppo pieni di amido, tendono a spappolarsi;
  • 40 grammi d’olio;
  • 2 uova;
  • 45 grammi di salsa di soia;
  • 400 grammi di ananas a temperatura ambiente. Mi raccomando: freddo rilascerebbe troppo liquido;
  • 40 grammi di pinoli;
  • un cipollotto.

Siccome il riso deve essere freddo, ti tocca lessarlo diverse ore prima.  Cuocilo al dente, omettendo tre minuti del tempo indicato sulla confezione, e scolalo bene. Distribuiscilo uniformemente su un piatto, lascialo raffreddare e poi caccialo in frigo. Lo toglieremo dal frigo giusto un minuto prima di accendere il wok.
Questa operazione non è sacrificabile: ho provato a cucinare il riso tiepido o fatto raffreddare sotto l’acqua corrente, ma il risultato non è stato per niente lo stesso. Tende ad appiccicarsi e spappolarsi.
Quindi tu mettiti in pari, ci vediamo qui tra qualche ora.

Ma infatti, 4-5 ore passano in un secondo.

Rieccoci.
Prepariamo tutti gli altri ingredienti.
Metti i pinoli in un pentolino e falli scaldare con fiamma media, girando spesso. Dobbiamo colorarli un po’, senza bruciarli, per dargli un odore ed un gusto più decisi. Ci vorranno circa 5 minuti.

Taglia un cipollotto a pezzotti non troppo piccoli, si brucia facilmente.
Spacca due uova in una ciotola, versa dentro 45 grammi di salsa di soia e sbatti il tutto brevemente. Non dobbiamo preparare un dolce, è sufficiente che gli ingredienti siano ben mescolati.

Infine taglia l’ananas a pezzetti abbastanza piccoli:

Tira fuori il riso dal frigo. Staccalo bene dal piatto con una schiumarola, così ti sarà più facile cacciarlo nel wok quando sarà il momento.

Metti il wok sul fuoco, fiamma alta.
Fagli prendere temperatura: appena vedi del fumo che sale, è pronto. Sì, deve proprio fumare, hai capito bene.
Ora cacciaci dentro 40 grammi d’olio.
Attendi 30 secondi e butta dentro il cipollotto.

Altri 30 secondi ed è la volta dell’ananas:

L’ananas ha bisogno di circa 5 minuti: POTREBBE rilasciare del liquido e questo liquido deve evaporare. In teoria se il wok è caldo e l’ananas è a temperatura ambiente, non dovrebbe accade… ma nel caso, prolunga la cottura. E poi deve essere caldo: se fa freddo in casa o se era in frigo, bisogna dargli un po’ di tempo.
Dopo circa 5 minuti ci sarà forse ancora un po’ d’acqua, ma non molta. Puoi quindi versare le uova.

Se il wok è a temperatura, vedrai le uova gonfiarsi ai lati e quello è il segnale per cacciarci dentro il riso.
Se come me non sei riuscita a mantenere la temperatura costante, attendi che si rapprenda un pochino nei bordi, poi versa riso e pinoli.

Adesso devi stargli dietro. Ci sarà bisogno di circa tre minuti, ma il tempo dipende molto dalla quantità di liquido da assorbire. Devi girare di continuo il tutto con una schiumarola e in questo passaggio aggiusta pure di sale. 

Il riso sarà pronto quando sarà asciutto, senza liquido da nessuna parte. I chicchi dovrebbero anche essere tutti separati, senza formare pappe strane:

Spegni la fiamma e prepara le porzioni.
Ecco cosa dovresti avere davanti a te:

Ciao e buon appetito!

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